Chez nous – A casa nostra: recensione del film di Lucas Belvaux
Chez nous - A casa nostra è il nuovo film di Lucas Belvaux, in anteprima al Festival Rendez-Vous di Roma e in uscita in Italia il 27 aprile.
Un’aspra critica alla realtà elettorale e al clima di odio che si respira in Francia, soprattutto dopo i tragici attentati avvenuti negli ultimi anni a Parigi e Nizza. Chez nous – A casa nostra, il film di Lucas Belvaux, in anteprima al Festival Rendez-Vous di Roma e in uscita in Italia il 27 aprile, ha attirato l’ira di molti francesi nazionalisti, sostenitori della leader del Front National Marine Le Pen alla quale si ispira chiaramente il personaggio di Agnès Dorgelle (Catherine Jacob): stesso temperamento, stesse idee, un padre fondatore di un importante partito di estrema destra e identica capigliatura.
I toni, si capisce, non sono per niente lusinghieri e il quadro che ne viene fuori è quello di una società ormai incattivita, accecata dall’odio e dalla paura dello straniero, fomentata dai partiti nazionalisti. Caratteristiche inquietanti non solo francesi ma che dilagano ormai in tutta Europa.
Chez nous – A casa nostra TRAMA
Protagonista del film è Pauline (Émilie Dequenne), una giovane mamma e infermiera che vive in un piccolo paese al nord della Francia: è ben voluta da tutti, si dedica con affetto e dedizione ai suoi pazienti a domicilio, al padre malato e ai suoi due figli.
Un giorno Agnès Dorgelle, leader del partito di estrema destra RNP, tramite un amico in comune, propone a Pauline di diventare il suo candidato alle prossime elezioni comunali, fiutando il seguito che potrà avere e avendo disperatamente bisogno di un personaggio “pulito”. La donna inizialmente si rifiuta non condividendo le idee del movimento troppo estreme e pericolose ed essendo figlia di un ex fervente militante comunista. La prospettiva di migliorare il suo tenore di vita e quello della gente comune la spinge, però, presto ad accettare l’offerta non prevedendo le devastanti conseguenze.
La marionetta del potere
Il film è la narrazione lucida e onesta di un Paese ferito e abbandonato che si rimette nelle mani di politicanti senza scrupoli, che fanno leva sull’odio e la paura verso “l’altro” per guadagnare consensi e potere. La parabola di Pauline, completamente avulsa dalla politica, che viene scelta perché sprovveduta e facilmente manipolabile, sembra accomunata a quella delle masse popolari illuse dal sistema politico e dai movimenti che promettono il cambiamento e di “restituire” la nazione ai “veri” connazionali. Agnès Dorgelle parla di una Francia tradita a una platea di sostenitori esaltati che urlano a gran voce Chez nous! slogan del partito, apparentemente innocuo, ma che tradisce un’intolleranza preoccupante.
Il ritorno dei valori totalitari
Quell’intolleranza che cresce quotidianamente nei cittadini, che quasi non viene avvertita ma giustificata come preoccupazione per la propria incolumità, arrivando a guardare con sospetto anche il tranquillo compaesano straniero, da anni stabilito nel territorio ma che ha la “colpa” di non essere un francese “puro”. La stessa Pauline non sembra inizialmente rendersene conto e, accecata dall’utopia di poter fare la differenza, si fa portavoce della più becera ripresa dei valori totalitari. Questo genera altra violenza, quella da parte delle persone che vengono ingiustamente attaccate che viene poi usata a favore della propaganda: un circolo vizioso che allontana dai veri bisogni della gente e dagli obiettivi primari per risollevarsi dalla crisi.
La sinistra, rappresentata simbolicamente dal padre malato di Pauline, un ex metalmeccanico comunista, è completamente assente, stanca, capace solo di indignarsi e restare a guardare. Anche le nuove generazioni, quelle più aperte mentalmente, che vivono sin da piccoli in una società cosmopolita e che, rispetto al passato, dispongo di tutti i mezzi per comprendere le insidie della realtà e della politica, si fanno portavoci dei valori inquietanti dei nazionalismi. Lo fa il figlio adolescente della migliore amica di Pauline, diffondendo video di propaganda in rete e attirando migliaia di consensi.
Sicuramente un film che aiuta a riflettere e a comprendere determinati meccanismi con più chiarezza e che, viste le reazioni avute in patria, si spera possa sensibilizzare il pubblico, non solo francese, a rivalutare posizioni estreme veicolate da “venditori di fumo”, epigoni pericolosi di totalitarismi passati.