Chi mi ha incontrato non mi ha visto: recensione
Chi mi ha incontrato non mi ha visto, il documentario di Bruno Bigoni, viene presentato all’interno del 34esimo Torino Film festival e del 36esimo Filmmaker Festival da Alramarea Film e Fake Film in associazione con Start. Di che cosa si tratta? Il soggetto di questo documentario è una fotografia in cui, pare, sia ritratto Arthur Rimbaud. Ma che cosa spinge Bruno Bigoni ad intraprendere un viaggio che lo porterà a vendere alcuni dei suoi più cari e preziosi dischi, mettere insieme 5 mila euro e comprare la fotografia? Tutti noi sappiamo che Rimbaud smise di scrivere poesie intorno ai 20 anni. Fu realmente così?
Una francese solleva molti dubbi a riguardo, proponendo a Bruno Bigoni una fotografia in cui viene ritratto Rimbaud, in un ospedale, senza una gamba e mentre scriveva.
Sarà veramente lui? È questa l’incessante domanda che si pone il protagonista, non che regista del film, che decide di riprendere il suo viaggio di scoperta attraverso una telecamera nascosta, delle riprese all’interno del suo studio e altre all’aperto per le quali si avvale dell’aiuto di un amico.
Chi mi ha incontrato non mi ha visto, il documentario di Bruno Bigoni sul poeta Rimbaud
La ricerca di Bigoni diventa anche la ricerca dello spettatore, travolto dalla passione di chi cerca la verità e dalle immagini e video che ci fanno entrare all’interno delle problematiche con un realismo impeccabile. Non mancano sorrisi all’interno di Chi mi ha incontrato non mi ha mai visto, soprattutto quando critici, come Gianni Canova, non si stancano di avvertire Bigoni della possibilità che sia un falso.
Nessuna prova, solo una grande fede in ciò che si sta cercando. Si riuscirà a trovare un risposta a tutte le domande che si susseguono? La francese dice la verità o ha inventato una storia per poter avere tra le mani dei contanti? Il laboratorio scientifico non ha dubbi: la foto risale a fine Ottocento. Ma questa non è una prova abbastanza forte per poter stabilire se il soggetto della fotografia sia proprio il poeta.
E pensare che proprio questa fotografia ha avuto la forza di modificare il documentario che Bigoni aveva in mente fin dall’inizio. Queste le sue parole:
Lavoravo da tempo a un mio progetto sul poeta Arthur Rimbaud. Frammenti, immagini, versi, sorta di illuminazioni a lui dedicate. Il documentario che avevo in mente di realizzare ha cercato da subito una forma inedita. Qualcosa che accendesse l’immaginario dello spettatore e he spingesse, attraverso un approccio visivo non banale, a conoscere l’originalità e la forza della poesia di Rimbaud.
Ma, dice il poeta, il documentario ha avuto un momento in cui si è arrestato perché qualcosa lo ha cambiato nel profondo, la fotografia.
Ho deciso di modificare il documentario e trasformarlo in una sorta di documentazione di ciò che sarebbe accaduto andando alla ricerca di questa fotografia. A tutto ciò si aggiunge, poco tempo dopo, un’altra sconvolgente scoperta.
Ebbene sì, perché oltre alla fotografia, Bigoni arriva a scoprire un altro prezioso documento…Tutto questo è diventato il corpo del film. Chi mi ha incontrato non mi ha visto è il racconto di un viaggio del sapere, della convinzione che quella foto racconti qualcosa si estremamente inedito e importante, che abbia in sé la potenzialità di cambiare per sempre ciò che gli accademici pensano di sapere su Rimbaud. Bigoni fa un buon lavoro e ha la capacità di lasciarci veramente con il dubbio. Resta a noi credere o non credere.