Chiamatemi Francesco: recensione del film su Papa Bergoglio

Chiamatemi Francesco diretto da Daniele Luchetti (Domani accadrà, La nostra vita) è il primo film sull’attuale pontefice che racconta il percorso che ha portato Jorge Bergoglio, figlio di una famiglia di immigrati italiani a Buenos Aires, alla guida della Chiesa Cattolica, quando il 13 marzo 2013 fu eletto Pontefice. L’idea di raccontare la vita di questo Papa è stata del produttore Pietro Valsecchi, conosciuto dal grande pubblico per le serie tv Squadra Antimafia – Palermo oggi, Il tredicesimo Apostolo, Distretto di Polizia, R.I.S. – Delitti Imperfetti. Il film sarà presentato in anteprima in Vaticano martedì 1 dicembre con una proiezione nell’Aula delle udienze Paolo VI (Sala Nervi) di fronte a 7 mila fedeli scelti dalla Santa Sede.

Chiamatemi Francesco: un film per afferrare meglio il volto del Papa della Gente

Il film si apre con i pensieri del futuro papa a qualche ora dal conclave che lo eleggerà capo della chiesa cattolica. Proprio con questo espediente narrativo si ripercorre la storia di Jorge Bertoglio, iniziando ad accostarsi alla sua persona con una scena all’interno di un museo, in compagnia dei suoi amici e di una ragazza. L’inizio scorre veloce, senza soffermarsi troppo sulla psicologia, i tormenti, la chiamata del giovane Jorge. Si intuisce la sua voglia di segnare gli eventi con la tipica energia e impeto giovanile: la volontà di partire come missionario in Giappone, la richiesta negata, il rigore dell’ordine dei Gesuiti e una presenza costante nella vita di Bergoglio, ovvero la professoressa di chimica Esther Ballestrino.

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una delle prime scene del film: Jorge e una ragazza mentre ballano

Chiamatemi Francesco: “Nessuna volontà di farne un santino”, parola di Daniele Luchetti

A fare da sfondo alla storia di Chiamatemi Francesco vediamo un’Argentina soggiogata dalla dittatura militare di Videla e un clima di terrore che si scontra con l’animo dell’ancora giovane Bergoglio e la sua nomina a padre Provinciale dei Gesuiti per l’Argentina. Come ha affermato il regista in conferenza stampa “Non c’è la volontà di creare un santino” e nel corso del film assistiamo alle azioni di Jorge Bergoglio, raccontate attraverso il suo punto di vista. Non si ha la volontà di soffermarsi troppo e solo sulla parte “politica” della situazione argentina, infatti molte volte si aprono delle parentesi che non vengono chiuse o non vengono approfondite (ad esempio la parte inerente all’esilio). Ma la capacità di Luchetti è un’altra: essersi avvicinato e creare un’immagine non solo religiosa ma soprattutto laica, fatta di amore, giustizia e aiuto. Sono questi i valori portati avanti fino all’ultimo fotogramma dalla bravura di Rodrigo De La Serna, che con umiltà e professionalità ha fatto suo un ruolo non facile.

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Rodrigo De La Serna nei panni del futuro papa

La sceneggiatura potrebbe essere perfetta sul piccolo schermo, cosa che avverrà l’anno prossimo su Canale 5. Il valore cinematografico è invece rappresentato dalla contrapposizione tra chi si impegna nella costante difesa degli ultimi e degli emarginati, chi capisce e comprende la situazione, e chi ne rimane vittima. Infatti sono state molte le persone che Jorge ha visto morire e scomparire. E questi fatti hanno segnato la persona che è oggi e le sue parole.

Chiamatemi Francesco, prodotto da TaoDue, sarà distribuito da Medusa Film in 700 sale cinematografiche da giovedì 3 dicembre. Il film, già venduto in 40 paesi del mondo, verrà riproposto anche sul piccolo schermo in quattro puntate su canale 5.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.2
Recitazione - 3.2
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

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