China Salesman – Contratto mortale: recensione del film con Steven Seagal e Mike Tyson
La nostra recensione di China Salesman - Contratto mortale, film di Tan Bing con protagonisti Dong-xue Li, Clovis Fouin, Steven Seagal e Mike Tyson
China Salesman – Contratto mortale è un film action del 2017, scritto e diretto dal cinese Tan Bing. Girato con un budget di circa 20 milioni di dollari, il film ha per protagonisti Dong-xue Li, Clovis Fouin e due celebrità universalmente conosciute come Steven Seagal e Mike Tyson.
Yan Jian (Dong-xue Li) è un giovane ingegnere cinese, che si reca in Uganda per aiutare l’azienda di telecomunicazioni per cui lavora a vincere l’appalto per le infrastrutture nel territorio. Parallelamente, la spia francese Michael (Clovis Fouin) viene spedita sul posto con il compito di vincere l’asta, in modo da permettere ai suoi committenti di trarre profitto dall’affare. Le strade dei due si incrociano con quelle del mercenario Lauder (Steven Seagal) e dell’ex generale autoctono Kabbah (Mike Tyson), anch’essi coinvolti in una cospirazione che si intreccia con la guerra civile.
China Salesman – Contratto mortale: un film fallimentare
China Salesman – Contratto mortale si configura fin dai primi minuti come una ridicola e avvilente fusione fra film di propaganda e action di serie Z, a cui la presenza del duo formato da Steven Seagal e Mike Tyson serve solo come classico specchietto per le allodole (in questo caso gli spettatori occidentali). Al debutto dietro la macchina da presa e con un budget da sogno per la stragrande maggioranza dei cineasti, Tan Bing sbaglia tutto ciò che si può sbagliare, a partire da una sceneggiatura che sembra essere fondata esclusivamente sulla volontà di dotare di una specie di aura magica il protagonista Yan Jian, che vediamo di volta in volta nei panni di uomo marketing, genio dell’informatica, patriota, rivoluzionario e immancabile eroe della situazione, senza il benché minimo risvolto atto a giustificare questo suo profluvio di qualità.
Se il problema fosse solo la sconfortante leggerezza della sceneggiatura e la volontà da parte della produzione cinese di mettere sotto la luce migliore possibile il protagonista e, di riflesso, l’intera nazione agli occhi degli occidentali (in una sequenza concitata, viene addirittura sventolata, senza la minima motivazione, una bandiera cinese come simbolo di pace), archivieremmo China Salesman – Contratto mortale con un sorriso beffardo fra le pellicole ideali per poco meno di 2 ore all’insegna del disimpegno e della più grossolana cafonaggine.
China Salesman – Contratto mortale risente anche di un pessimo montaggio e di un inaudito doppiaggio
Il film di Tan Bing invece riesce a irritare persino di più dal punto di vista visivo, non tanto per la fotografia forzatamente patinata che avvolge gli esterni o per lo squallore della scenografia degli interni, capaci di fare sperare in un’inchiesta per chiarire dove siano finiti i 20 milioni di dollari di budget, ma soprattutto per un montaggio fra il dilettantesco e il delirante, che rompe qualsiasi regola non scritta sull’armonia e sulla naturalezza della messa in scena, rendendo anche le più semplici sequenze di dialogo confusionarie come le più concitate sequenze di battaglia dei peggiori blockbuster hollywoodiani.
Le pessime notizie non finiscono qui. Se provate un po’ di fastidio misto a tenerezza nel rivedere i doppiaggi particolarmente sbarazzini di certi film italiani a cavallo fra anni ’70 e ’80, vedendo China Salesman – Contratto mortale in lingua originale avrete certamente pane per i vostri denti. Sorvolando sulla scarsa dizione inglese dei membri non anglofoni del cast, vi troverete infatti davanti a dialoghi doppiati con la stessa enfasi con cui si legge una lista della spesa, e per giunta non curati dal punto di vista della sincronia, con l’ovvia conseguenza di dover assistere a imbarazzanti momenti in cui i personaggi muovono la bocca in assenza di audio, o viceversa.
China Salesman – Contratto mortale: tanto rumore per nulla
Rimarrebbe un solo esile ma ineccepibile motivo per vedere China Salesman – Contratto mortale, ovvero lo scontro fra i due titani Mike Tyson e Steven Seagal, peraltro preannunciato dalla campagna promozionale del film. Anche da questo punto di vista, Tan Bing riesce a rovinare ciò che gli viene messo a disposizione. Il duello fisico fra i due avviene infatti già dopo pochi minuti di pellicola, senza una minima costruzione dei personaggi e con una coreografia decisamente poco ispirata, basata più su una posticcia CGI che sullo sforzo fisico dei due (ormai ex) atleti.
Per giustificare la loro presenza nel film e, presumibilmente, il loro lauto compenso, ai due vengono inoltre affidate due piccole e improbabili storyline riempitive, che nulla aggiungono al film se non il vanamente appassionato tentativo da parte di Tyson di rendere credibili le poche righe di dialogo che gli vengono affidate, con esiti, se possibile, ancora più catastrofici di quelli di Steven Seagal, a sua volta ridotto ormai all’involontaria parodia del manichino di se stesso.
China Salesman – Contratto mortale si riduce così a un’estenuante serie di prodezze di un protagonista inespressivo e inconsistente, del quale non ci interessa nulla fin da subito, intervallate da lunghi e sfibranti dialoghi, che si muovono maldestramente fra linguaggio tecnico delle telecomunicazioni, inaccettabili banalizzazioni della realtà sociale dell’Africa Orientale e fiumi di retorica sulla lealtà e l’eroismo. Un film fallimentare sotto tutti i punti di vista, che vi farà rimpiangere i più scialbi e inoffensivi action movie televisivi che costellano i nostri palinsesti.