Codice Criminale: la recensione del film con Michael Fassbender
Un action movie sul rapporto padre-figlio ma a basso contenuto adrenalinico.
Da Codice Criminale, l’ultimo film di Adam Smith, al cinema dal 28 giugno, ci si aspetterebbe un action movie in piena regola, invece il film che segna il debutto cinematografico del regista inglese nasconde un’essenza molto più complessa e sfaccettata, rispetto alla quale l’azione altro non è che l’aspetto più immediato ed esteriore. Merito di ciò è anche di un cast di tutto rispetto in cui attori di talento dal calibro del candidato all’Oscar Michael Fassbender e Brendan Gleeson regalano ai personaggi interpretati una personalità mai scontata e psicologicamente interessante.
Codice Criminale: il ritratto di una famiglia estranea alla società
Codice Criminale racconta la vita dei Cutler, criminali da generazioni, insediati da tempo nella campagna del Gloucestershire, nel sud-ovest della Gran Bretagna. Qui vivono alla stregua di un clan nomade, isolati dalla società e non curanti della legge, andando avanti di rapine e furti di ogni tipo. Proprio come accade in ogni clan che si rispetti a dettare le regole è il capobanda Colby (Brendan Gleeson), la cui autorità è intoccabile. Ecco perché quando il figlio Chad (Michael Fessbender) inizia a sentire il peso di quella vita ed a desiderarne una migliore per i suoi due bambini, Tyson e Mini, lo scontro diventerà inevitabile. Il peso del volere paterno ed una società in cui i pregiudizi rendono impossibile qualsiasi percorso di redenzione metteranno a dura prova Chad in quanto uomo, ma soprattutto in quanto padre.
Codice Criminale: un action movie incentrato sul complesso rapporto padre-figlio
Le rapine, le corse in auto, le battute tra il grottesco e il comico di Colby, così come gli scherzi tra Chad e il piccolo Tyson finiscono dunque col fare da cornice a quello che è il fulcro della narrazione del film: il complesso rapporto padre-figlio e l’analisi delle difficili dinamiche famigliari seguenti alla rottura del delicato equilibrio regnante al suo interno. Ed è proprio questa dimensione famigliare a far sì che ogni spettatore possa almeno in parte rivedersi nelle difficoltà relazionali vissute dai protagonisti di Codice Criminale. Questo è l’aspetto del film che più ha affascinato l’attore Michael Fassbender, il quale ha così motivato la sua partecipazione al film:
Dopo aver percepito la sensibilità di Adam e la sua visione del film, ho deciso di firmare immediatamente… È un argomento davvero interessante: la storia di una famiglia in cui tutti possono identificarsi. Cosa accade quando una famiglia sta andando in frantumi?
Adam Smith si mostra capace di una regia onnisciente libera da ogni pregiudizio
A rendere Codice Criminale diverso dalla maggior parte dei film d’azione è infatti il modo in cui il regista Adam Smith sia riuscito a liberare il proprio sguardo da ogni forma di pregiudizio sociale, realizzando una narrazione a tutti gli effetti onnisciente. Lo spettatore riesce a guardare il mondo attraverso lo sguardo del protagonista Chad, di cui quasi dimentica l’estrazione e lo status sociale di fuori legge per concentrarsi totalmente sulla sua dimensione umana.
Volevo fare un film sull’amore e uno su padri e figli, un film sul rapporto complesso tra tre generazioni di uomini all’interno di una famiglia.
Queste le parole con cui il produttore e sceneggiatore Alastair Siddons ha descritto il progetto di Codice Criminale, nato, a sua detta, molti anni fa, in seguito alla notizia, letta su un quotidiano inglese, di una famiglia, rinominata “i nomadi”o “gli zingari”, che terrorizzava la zona delle Costwolds. L’idea di un film che da quella situazione tipo raccontasse i rapporti all’interno di una famiglia nomade venne da sé:
L’articolo di giornale era affascinante e lavorare su un documentario è un’esperienza notevole, ma sentivo che in un film avrei potuto raccontare una storia molto più efficace. Ci avrebbe permesso di esplorare più a fondo le dinamiche familiari e i diversi pregiudizi, e avremmo potuto raccontare una storia comprensibile da ogni tipo di pubblico, indipendentemente dal loro background.
Codice Criminale: un buon tentativo di crime-drama, nonostante il ritmo non da action movie
Codice Criminale è dunque un crime-drama di certo interessante, in cui la tematica sociale, sia quella relativa all’esclusione di alcuni gruppi di persone, si quella delle effettive possibilità di redenzione e recupero garantite dalla società di oggi, si inserisce gradualmente fino a divenire centrale. Tuttavia se da una parte ciò garantisce alla pellicola uno spessore psicologico e tematico non indifferente, dall’altra la costringe ad un ritmo fin troppo lento e riflessivo, sicuramente non adatto ad un film d’azione.
Azione e tematica sociale non è certo il binomio più facile da realizzare, soprattutto nello spazio limitato di una pellicola, ma Adam Smith con il suo Codice Criminale, sebbene non abbia realizzato l’equilibrio perfetto, può di certo vantare un tentativo degno di nota, capace di lasciare allo spettatore un’interessante spunto di riflessione, cosa non scontata per molti degli action movie prodotti dall’industria cinematografica contemporanea.