Colossal: recensione del film catastrofico Netflix
Colossal usa il genere disaster solo come pretesto per buttarsi in una storia di riscatto, di quelle che ad Hollywood piacciono tantissimo. Ecco la nostra recensione del film Netflix con Anne Hathaway e Jason Sudeikis
Spesso capita che per un film il genere sia solo un pretesto. La comicità può diventare un mezzo drammatico, l’azione può diventare un espediente per la risata e la catastrofe può diventare uno specchietto di simbologie e raccontini indie. È questo il caso di Colossal, il disaster movie Netflix che mette Anne Hathaway e Jason Sudeikis a confronto con un gigantesco mostro che compare e attacca Seoul.
Gloria (Hathaway) è un’alcolizzata con una vita senza sbocchi che, in seguito alla rottura con il fidanzato, decide di tornare nella sua città natale per schiarirsi le idee e per tragica necessità (non ha un lavoro e, di conseguenza, fondi disponibili per continuare a vivere la sua vita a New York). Lì incontra il generoso Oscar, amico d’infanzia che cerca di aiutarla a rimettersi in sesto. Da quella realtà suburbana Gloria e gli altri seguono con attenzione la devastazione di Seoul da parte di un mostro che ogni giorno alle 8.05 del mattino compare e scompare improvvisamente, senza una spiegazione.
Colossal: il disaster movie indie di Nacho Vigalondo
Basta il titolo a farci capire le intenzioni di Nacho Vigalondo. Lo sceneggiatore e regista sfrutta le potenzialità e l’appeal del genere per raccontare una storia che, altrimenti, non avrebbe fascino alcuno. La vita di Gloria è una vita di fallimenti e di scelte sbagliate: la sua è la storia di un tentativo di riscatto come tante del cinema americano. Quanto piacciono a Hollywood le svolte del destino! Ecco perché l’idea di raccontare in parallelo una vicenda vicina al dramma dolce-amaro indie e la distruzione di una civiltà da parte di una creatura misteriosa è, in partenza, davvero buonissima: perché ci stanno raccontando quello che avviene a Seoul? Perché durante la devastazione della città coreana abbiamo bisogno di ascoltare la storia di Gloria?
La rivelazione arriva piano piano, ma la brillantezza dell’idea tende a svanire, coperta dall’alone di un racconto lento, ripetitivo e ridondante. Anne Hathaway fornisce una performance che potremmo definire inutile e inefficace, ben lontana dalle sue capacità e Jason Sudeikis – astro nascente e già nato della comicità d’Oltreoceano – fallisce nel portare a termine il suo compito con un personaggio in continua trasformazione dall’inizio alla fine, ma che spesso ci fa alzare un sopracciglio con disappunto: le azioni (di ogni personaggio) appaiono immotivate, ci chiediamo che razza di mondo sia, quello raccontato da Vigalondo e perché tutto appaia sempre così finto.
Nella più ampia simulazione cinematografica la cosa peggiore è percepire la fintaggine dell’azione: l’illusione non si deve mai spezzare. Quello che stiamo guardando, per quanto assurdo, deve essere in grado di esistere nell’Universo costruito di riferimento in maniera coerente. Colossal non ci riesce. In un contesto nel quale un mostro gigante distrugge Seoul, a parci assurdo è il comportamento dei protagonisti, i loro dialoghi, i rapporti personali e sociali. Il trattamento indie fallisce e lascia spazio a tentativi fallimentari di rendere la Gloria di Anne Hathaway una credibile derelitta.
Lo svolgimento narrativo di Colossal – un insieme rattoppato malamente di stranezze insensate e un tentativo strambo di sconvolgere lo spettatore con colpi di scena ridicoli – è tenuto insieme da una cinematografia interessante. I mostri sono mostri kaiju, giganti e tamarrissimi. Il lato catastrofico è ben orchestrato e gli effetti speciali – che sembrano quasi realizzati senza troppe pretese – sorprendono in qualche modo per la loro genuinità e fedeltà ai più iconici disaster movies. Anche il già citato lato indie non ci dispiace (quella sua semplicità estetica e composta, anche nel caos), tanto che ogni fallimento narrativo è in effetti un colpo al cuore. Colossal ha contemporaneamente le carte in regola per piacere e buco nero sopra la testa pronto a inghiottirlo del dimenticatoio del film brutti. Una confusione unica e totale.