Come far litigare mamma e papà: recensione del film
Un lineare, a volte simpatico, a volte lievemente più aspro, che riesce a parlare di bullismo e di tutte quelle problematiche private che solo chi vive può conoscere.
Come far litigare mamma e papà, quinto film da regista per Gianluca Ansanelli, segna anche la quinta, tra cinema e teatro, collaborazione tra Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli, qui in veste di genitori di una famiglia apparentemente perfetta. Un’apparenza che viene fin da subito esplicitata dal bambino protagonista, volto di Andrea Condé. Come far litigare mamma e papà, commedia senza pretese, racconta infatti il tentativo di un bambino di far lasciare i genitori, senza sapere cosa questo realmente significhi. In uscita nei cinema l’11 settembre 2024 e distribuito dalla Warner Bros Italia, il cast del film vede coinvolti anche Nino Frassica, Elisabetta Canalis, Judith Schiaffino, Luca Vecchi e Adriano Civitani.
In Come far litigare mamma e papà il giovane protagonista è un astro nascente del cinema italiano
Come far litigare mamma e papà, quinto lungometraggio diretto da Gianluca Ansanelli, punta su una matrice surreale, che parte fin da subito, e che il regista ha già utilizzato in passato. Elemento più incredibile del film è senza dubbio l’interpretazione di Andrea Condé che, dopo esser apparso in numerosi spot televisivi, in questo film da protagonista dimostra un vero e proprio talento naturale per la recitazione. Spontaneo, verosimile, divertente, tenero, dolce e capace quindi di arrivare al cuore dello spettatore. Gianluca Ansanelli si serve ancora una volta degli stereotipi per la comicità del suo film, stereotipi che, venendo ribaltati, presentato quindi la quotidianità, ciò che viene considerato “normale” è spesso tradizionale, ma che è in realtà estremamente soggettivo. Il capovolgimento, e cioè il bambino che cerca di far litigare e lasciare i genitori per evitare un trasferimento in campagna, insieme al suo sentirsi diverso essendo l’unico figlio di genitori non separati, sono il presupposto e la base narrativa del film. Già di per sé un bagliore di novità.
Il principio di originalità iniziale si perde un po’ nel corso del racconto, ma risulta funzionale considerando la componente surreale del film che mai bisogna dimenticare. Perché Come far litigare mamma e papa è, dichiaratamente, a partire dalla prima inquadratura, un film per famiglie, che parla principalmente ai bambini. Con una sospensione dell’incredulità forse eccessiva, ma che si può definire accettabile trattandosi di una struttura e di un racconto che fanno dello stravagante il propulsore del film. È la fantasia dei bambini che muove tutto: l’iniziale certezza di essere un passo avanti a quel mondo degli adulti che deve informare e monitorare tutto e l’idea che ogni coppia separata sia uguale alle altre, che ormai i figli di genitori divorziati hanno trovato del positivo in questo, e che allora non ci sia niente di così negativo. Non essendo questo che Come far litigare mamma e papà vuole dire, mostra poi tutto ciò che di doloroso si può vivere in una famiglia divisa. Esprimendo come poi, a volte col passare del tempo, si possano trovare i pro e i contro di quanto accaduto.
Più tematiche con un obiettivo comune: leggerezza di intenti e chiarezza di contenuto
Qualche trovata divertente fa ridere e sorridere, ma non è l’ilarità a contraddistinguere il film, come non lo è l’amarezza: quella realtà che si palesa quando ci si rende conto, appunto, che litigare non è mai solo come si può pensare, ma che è sempre legato in qualche modo a sentimenti che possono far soffrire e far male. Come far litigare mamma e papà è una narrazione leggera, che non fa del realismo un punto cardine, filtrando spesso molte situazioni dagli occhi dei bambini, e da quelli vispi, innocenti e ingenui del piccolo Gabriele. La sceneggiatura qualche volta pecca un po’ nel far parlare alcuni bambini come degli adulti, e lo fa nei momenti più distesi e riflessivi, mentre invece in quelli più simpatici e ironici, la rappresentazione dei piccolo protagonisti è perfettamente coerente. Il film si segue con facilità e interesse; anche se senza troppo sorprese, non tutto è così eccessivamente prevedibile. Rischio da non sottovalutare nei film destinati per lo più a un pubblico di giovanissimi o ai prodotti per famiglie.
Ottima la sintonia tra Carolina Crescentini e Giampaolo Morelli, genitori convinti di vivere un idillio diventato ormai fin troppo raro, seguendo un obiettivo condiviso di cosa voglia dire felicità o serenità. Dimenticandosi a volte di essere in 3 e non in 2. Fuori dall’ordinario e per questo stimolante nella visione del film è infatti proprio la psicologia dei loro personaggi. La scelta di caratterizzarli con dei tratti sottili, spesso velati, né ovvi né evidenti, nel rimando quindi alla coscienza individuale e all’emotività personale. A come è negli occhi di chi guarda che un qualcosa può diventare positivo o negativo. E come non sempre ciò che si crede essere giusto, migliore o perfetto, è giusto, migliore e perfetto per chiunque. Ancor di più quando si è genitori. Come far litigare mamma e papà ha quindi più di uno spunto interessante e significativo, ma decide di non approfondire nessuno di questi, lasciando forse allo spettatore l’autonomia di scegliere cosa trasmetta il film.
Come fa litigare mamma e papà: valutazione e conclusione
Come far litigare mamma e papa è lineare, semplice, a volte simpatico, a volte lievemente più aspro, ma mai realmente drammatico. Un film con degli ottimi attori e che riesce a parlare di bullismo, rapporti tra genitori e figli e di quelle problematiche private che solo chi vive può realmente conoscere. Una commedia godibile, che non manca di divertire, con tanta allegria e uno stile soft, delicato, che mai va troppo oltre i confini del proprio genere. Un prodotto, che come altri lavori di Gianluca Ansanelli, non racconta solo ciò che si vede sullo schermo, anche se in questo caso, qualche tematica avrebbe potuto prevalere su altre. Il regista di Come far litigare mamma e papà opta poi per un finale non scontato, mostrando che, come ogni famiglia sia diversa, ogni coppia di genitori vive le proprie dinamiche in modo diverso. E se è vero che a volte tutto si aggiusta, a volte è vero anche il contrario.