Coraline e la porta magica: recensione del film di Henry Selick
Dopo 15 anni dalla sua uscita, Coraline si conferma essere una splendida fiaba gotica sulle difficoltà della crescita
Uscito per la prima volta al cinema nel 2019 e riproposto nel 2024, Coraline e la porta magica, la fiaba nera diretta da Henry Selick e tratta dal libro per ragazzi di Neil Gaiman, è un vero e proprio cult non soltanto nella storia dei film realizzati in stop-motion, ma anche tra i racconti di formazione.
Come nelle migliori tradizioni gotiche, Coraline intraprende un viaggio psichedelico in un mondo la cui perfezione è solamente apparente. Un velo che nasconde una verità agghiacciante, ma riesce anche ad affrontare tematiche quali l’amicizia e l’unione familiare utilizzando un linguaggio poetico e atipico.
La trama di Coraline e la porta magica
La vita di Coraline ruota attorno a quella dei suoi genitori, una noiosa coppia che pensa solamente al lavoro. Un chiodo fisso il loro che li ha spinti a trasferirsi in Oregon in una villa rosa nel bel mezzo del nulla, un’unica punta di colore in una desolazione che è perfetta per la loro spasmodica ricerca di un luogo in cui poter lavorare senza essere distratti. Per Coraline, invece, tutto questo è il suo peggior incubo.
Privata dei suoi affetti e di un posto che le è familiare, il suo unico passatempo è esplorare il Pink Palace e fare la conoscenza dei suoi eccentrici abitanti. Durante una delle sue esplorazioni si imbatte in una porticina che la conduce in una realtà parallela. Arrivata da un luogo tetro e solitario, Coraline si ritrova nella versione più colorata ed allegra della sua casa dove ad attenderla ci sono la copia identica dei suoi genitori. Poco importa se hanno dei bottoni al posto degli occhi, la copia dei suoi genitori sono molto più affettuosi e la riempiono d’attenzioni come mai le era successo.
Una lettera d’amore alle fiabe che diventa unica grazie alle atmosfere gotiche e all’estetica autoriale
Henry Selick riesce a plasmare una realtà quotidiana per molte famiglie e a conferirle tratti fiabeschi grazie anche a delle atmosfere gotiche e horror che rendono Coraline un film unico, un vero cult del genere eguagliato solamente dagli altri lungometraggi di Selick come Nightmare before Christmas e Wendell & Wild. Selick, che qui veste i panni di regista e sceneggiatore, riesce ad inscenare con la sua abile scrittura e una regia curata una storia che non si discosta dalle fiabe classiche, una parabola in cui l’eroina è chiamata all’azione, al cambiamento. Un escamotage che è abusato nei racconti per ragazzi, ma a cui Selick riesce a dare un’impronta autoriale e irresistibile, un marchio di fabbrica inusuale grazie alle sfumature horror e alla difficile tecnica in stop-motion usata con sapienza.
Anche l’estetica di così gran impatto segue la stessa logica utilizzata in una sceneggiatura che strizza l’occhio alla classicità. Selick non ha inventato nulla, ma è la maestria con cui racconta la storia di Caroline e degli altri abitanti del Pink Palace a fare la differenza.
Le atmosfere, gli ambienti e persino i colori hanno uno scopo didascalico, ma preciso. Le sequenze iniziali sono fredde, asettiche e cupe rispecchiando appieno lo stato d’animo di Coraline e il modo in cui lei vede il rapporto con i genitori e questa nuova vita, ma appena varca la soglia della porta che la conduce dai suoi “altri genitori” tutto diventa colorato, saturo, pieno. Colori che rappresentano una perfezione solamente apparente, un caldo e rassicurante abbraccio in cui Coraline può indugiare solamente per poco prima di intraprendere un’avventura che la cambierà profondamente come suggerisce la tradizione dei migliori racconti di formazione.
Caroline e la porta magica: valutazione e conclusione
Dal cambio di atmosfera e colori tra un mondo e l’altro alle tappe che la nostra eronia compie, Coraline e la porta magica è una lettera d’amore alle fiabe e alle storie tra le più classiche. Tutti gli escamotage narrativi impiegati e il linguaggio utilizzato suggeriscono un qualcosa di già visto, ma Henry Selick grazie alla sua scrittura e alla sua regia che abbracciano il gotico e l’horror riesce a dargli una nuova vita.
Anche dopo 15 anni, Coraline e la porta magica rimane un vero e proprio cult dell’animazione, una fiaba gotica e nera sulle difficoltà della crescita e sugli attriti familiari che continua ad incantare.
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