Crawlspace: recensione del film Netflix con Henry Thomas
La recensione del survival-thriller diretto da L. Gustavo Cooper e interpretato da Henry Thomas. Disponibile dal 20 dicembre 2023 su Netflix.
Si fa sempre più fatica a capire quali siano i gusti degli utenti delle diverse piattaforme streaming ad oggi attive sul mercato, figuriamoci quelli degli abbonati a Netflix che sottoposti al fuoco incrociato dei rilasci giornalieri si trovano quotidianamente a decidere cosa fruire all’interno di un’offerta vasta e parecchio schizofrenica. Il ché impedisce di comprendere quale sia la natura di certe scelte, quali siano i meccanismi – a patto che esistano – che le regolano e soprattutto come sia possibile che film qualitativamente alquanto discutibili come Crawlspace riescano a balzare in testa alla top ten dei titoli più visti a poche ore dall’uscita e persino restarci per giorni interi. Nel caso della pellicola diretta da L. Gustavo Cooper, distribuita dal broadcaster a stelle e strisce dal 20 dicembre 2023, davvero non ce ne capacitiamo. Tuttavia volendo con grandissimo sforzo avanzare delle ipotesi in merito pensiamo che a contribuire questa volta siano stati il fatto che a interpretare il ruolo principale ci sia nientemeno che Henry Thomas e in seconda battuta il genere d’appartenenza dell’opera in questione.
Henry Thomas al suo primo ruolo da protagonista in un film d’azione è l’unica nota positiva di Crawlspace
Ma partiamo da quello che per quanto ci riguarda rappresenta la maggiore fonte d’attrazione e di curiosità, ossia la performance del celebre attore americano, qui alle prese con il suo primo ruolo in assoluto da protagonista in un film d’azione dopo una carriera partita con il botto nel lontano 1982, quando all’età di dieci anni venne scelto da Steven Spielberg per interpretare il piccolo Elliott in E.T. – L’Extraterrestre. Un esordio davvero niente male per Thomas in un film entrato nella storia della Settima Arte, nell’immaginario del cinema di fantascienza e che di riflesso gli ha regalato la popolarità a livello mondiale. Da quel momento di strada ne ha fatta, preferendo però dare molto spazio al genere horror e ai suoi derivati, incarnando spesso figure tutt’altro che positive. Il sodalizio con Mike Flanagan che lo ha portato a prendere parte a serie di successo come ad esempio Hill House e la più recente La caduta della casa degli Usher lo testimonia.
La regia e la sceneggiatura di Crawlspace sono irrisorie e inefficienti
Pur continuando a gravitare nell’orbita del cinema di genere, all’attore texano è stata concessa l’occasione di passare dall’altra parte della barricata grazie a un personaggio decisamente più positivo rispetto a quelli interpretati nei decenni passati, ad eccezione ovviamente di quello del debutto. La lunga militanza e frequentazione nel genere ha creato in Thomas quegli anticorpi necessari a debellare le carenze e i limiti del progetto di turno, quanto basta per risultare efficace e il più credibile possibile anche quando il film o la serie lasciano moltissimo a desiderare come nel caso dell’opera seconda del regista di Las Vegas, già autore nel 2015 del barcollante June. E in effetti è lui la sola luce in fondo al tunnel dove altrimenti ci sarebbe buio pesto. In Crawlspace veste i panni di un idraulico dell’Oregon che, dopo essere stato testimone di un omicidio commesso da due bracconieri, si ritroverà a dover lottare per la propria sopravvivenza, mettendo in gioco abilità che lui stesso non sapeva di possedere.
Le scene più movimentate contribuiscono alla causa dell’intrattenimento a buon mercato. Il resto è buio pesto
Campo di battaglia dove si consuma questa lotta per la sopravvivenza è l’intercapedine posta sotto il pavimento dello chalet perso tra i boschi dove si consuma un delitto ed è custodito il bottino sul quale vogliono mettere le mani i cattivoni di turno. Tale Robert deve quindi vedersela con degli assassini determinati a farlo fuori, avendo a disposizione solo gli attrezzi del mestiere e quell’unico, scomodo rifugio. Insomma, il classico gioco del gatto con il topo che innesca una caccia all’uomo di un eroe per caso trovatosi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Si restringe a questo misero plot ridotto ai minimi termini, frutto del lavoro pigro e poco originale che pesca situazioni a destra e a manca riportando la mente a un mix tra Panic Room e Crawl – Intrappolati, la scrittura di Jacob D. Wehrman. Nella topografia limitata e circoscritta dell’intercapedine si consumano quelle che tecnicamente sarebbero le dinamiche di un survival-thriller, con accenti action quando dalle minacce verbali si passa alle maniere forti con balestre, pistole e trapani. Le scene più movimentate in tal senso contribuiscono sicuramente alla causa dell’intrattenimento a buon mercato, ma non sono per nulla sufficienti a sopperire ai grossi limiti strutturali e alla carenza di una sceneggiatura che offre quanto di più basico una trama irrisoria come questa può generare, ossia una messa in scena e un quadro dello scontro tra i contendenti di turno. Per di più con una regia piatta e priva di quei guizzi tecnici che avrebbero potuto quantomeno rendere più frizzante e coinvolgente la fruizione.
Crawlspace: valutazione e conclusione
Le classiche dinamiche di un survival-thriller con accenti action sono alla base di un film di genere mediocre che non trova alcun sostegno se non nella performance di Henry Thomas nei panni di un eroe per caso al posto sbagliato nel momento sbagliato. Per il resto scrittura, regia e confezione non fanno altro che peggiorare una situazione già ampiamente compromessa, rendendo il buio ancora più pesto. Crawlspace è un prodotto d’intrattenimento a buon mercato a uso e consumo di un pubblico che si accontenta del minimo sindacale.