Criatura: recensione del film di Cécile Allegra
Un film che arriva dritto come un pugno in faccia, favola atroce che ci insegna a vivere e a esercitare la fantasia, "non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo". Criature è al cinema dal 5 dicembre 2024.
Dalla realtà prende schiaffi e restituisce carezze: Criature di Cécile Allegra non è un semplice film ma una denuncia sociale che esplode come fuochi d’artificio, si avviluppa all’anima e alla coscienza di ognuno di noi e, con un linguaggio che profuma di letteratura, arte circense e buona musica, ci insegna che il miglior modo per cambiare il mondo è, semplicemente, crederci e iniziare a farlo, anche quando ti dicono che non ne vale la pena e ti deridono, anche quando ti minacciano di morte.
Non è una favola, Criatura, eppure lo sembrerebbe: il cavallo bianco, i nasi rossi, i colori che mitigano tra il blu, il verde petrolio e l’azzurro. E poi c’è Il Barone Rampante di Italo Calvino, che ci fa arrampicare sugli alberi, per scorgere il mondo da un’altra prospettiva, per provare a riaccendere i sogni.
Quadri onirici che hanno fretta di confondersi con la periferia di Napoli, quella in cui opera Mimmo Sannino (Marco D’Amore), l’ex insegnante che ha deciso di abbandonare la certezza lavorativa della scuola per dedicarsi al recupero dei ragazzi in dispersione scolastica, parzialmente sorretto da Anna, l’assistente sociale interpretata da Marianna Fontana.
C’è una correlazione speculare tra il protagonista e la regista, poiché entrambi potrebbero volare altrove, guardare il mondo a noi lontano, ma scelgono di restare lì, in quel lembo di Terra dimenticato da Dio, per affrontare una guerra che sembra piccola quanto inestinguibile.
Criatura di Cécile Allegra vanta una narrazione che attraversa il paradisiaco inferno partenopeo
Cécile Allegra, che si è occupata anche della sceneggiatura, prede spunto da una storia vera e volge l’obiettivo nel cuore di Napoli dopo aver intrappolato il dolore e la desolazione di realtà remote (Afghanistan, Banda Aceh, Darfur, Haiti) nel racconto documentaristico di guerre e calamità naturali. Lo fa con lo sguardo attento di chi ha imparato a conoscere la Città dall’interno, a farsi attraversare dal suo paradisiaco inferno, scorgendone in ogni respiro arte: che taglia e cuce insieme, come i piani sequenza che si dissipano con urgenza tra un frame e l’altro, coreografando pezzi di una vita fatta di preziose e apparentemente insignificanti conquiste. Una realtà che si consuma in vicoli stretti e limitati, in cui la luce arriva a incipriare il volto e il rosso dei sorrisi si lascia accendere sotto le luci della città. Poi, però, accade anche che si spenga tutto, nell’ardire metallico dei cantieri, nelle case fredde, dove nessuno sta ad aspettare; la fotografia di Valerio Azzali lascia che emerga tutto questo, supportata da un comparto tecnico (la scenografia di Carmine Guarino, i costumi di Rossella Aprea) che porge sul piatto d’argento colori e condizioni ideali a creare il microcosmo in cui Criature è ambientato.
Chi è costretta a vendere carciofi, chi a fare la parrucchiera per pochi spicci alla settimana, chi un padre non ce l’ha e vive con un fratello che sa solo spacciare e ancora chi è figlio di un boss mafioso e se ne vergogna: per tutti loro Mimmo c’è e con naturalezza li trascina in un mondo fatto di racconti e magia, per rieducarli al sogno, per insegnargli, prima ancora che a leggere, scrivere e far di conto, che i si può cambiare e che l’istruzione ha un valore che va oltre i numeri e i “pezzi di carta”.
Marco D’Amore, armato di un carisma capace di bucare lo schermo, sveste i panni di se stesso per abbracciare senza remore la missione di Mimmo e col sorriso ci dimostra che il vero valore è dare, anche quando non si ha nulla se non un grumo di sogni, aspettative e rabbia. Già, rabbia! Nel suo personaggio emerge furente, accanto a quel senso di annientamento che alle volte si prova e che potrebbe indurci a mollare tutto e scappare via, andare in un Paese in cui tutto funziona e il diploma di terza media non è un miraggio.
La potenza degli attori e della colonna sonora
Alle performance di Maria Esposito, Giuseppe Pirozzi, Antonio Guerra, Ciro Minopoli, Martina Abbate, Catello Buonocore, Vittorio Edet, Gennaro Filippone), eroi senza spada di un’isola che non c’è, Criature affida le vibrazioni più intense, caleidoscopio di vergogna, volontà, tristezza, desiderio e spensieratezza.
La regista usa i loro occhi come lente d’ingrandimento di un palcoscenico che altrimenti sarebbe arido e senza mordente e a ogni successo i loro volti e le loro voci sembrano urlarci tutta la fragilità dell’umanità; sembrano volerci supplicare, a nome di tutti i ragazzi che ci capiterà di incontrare lungo il nostro cammino, in qualsiasi periferia del mondo e della vita.
Parlando sempre del cast, non sono da meno le interpretazioni di Alessio Gallo, Antonella Stefanucci, Antonio Ferrara e Roberto Del Gaudio.
Tuttavia c’è un altro personaggio, onnipresente nel film di Cécile Allegra ed è la colonna sonora di Dario Sansone, musicista dei Foja, le cui melodie condensano narrazioni infinite, coagulandole con i suoni della città. C’è un’oscurità lunare, nei brani che si susseguono fitti, che ci perseguitano, ci sollevano, di rado cullano; che hanno dentro un’urgenza di vivere difficile da decifrare. Come l’intero film, anche la soundtrack traslittera quel ritmo serrato e repentino che si addice alla vita e in canzoni come I am walking o Apress’a nuje immette tutta l’energia possibile.
Criatura: valutazione e conclusione
Se dovessimo condensare in una parola Criature il termine più appropriato sarebbe “mozzafiato”, perché circolarmente ci stupisce e ci fa trasalire violentemente; perché è un bagno di emozioni e riflessioni; un percorso nelle viscere della periferia che ci insegna a salire sugli alberi e a esercitare la fantasia, “non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo” (come diceva Gianni Rodari).
Cécile Allegra sa arrivare diretta come un pugno in faccia. Il suo è un cinema popolare e sociale, è intrattenimento ma anche insegnamento, l’arte di distillare gocce di pace tra i dilanianti frantumi della guerra, qualunque e dovunque essa sia.
Criatura (che, per chi non lo sapesse, doveva intitolarsi Vulcano), è stato prodotto da Picomedia in associazione con Medusa Film e realizzato in collaborazione con Prime Video. Il film è al cinema dal 5 dicembre 2024.