Venezia 78 – Cùntami: recensione del film di Giovanna Taviani
In un viaggio on the road in terra siciliana, la regista Giovanna Taviani compone Cùntami, un documentario che esplora l’universo dell’arte del racconto orale, da tempo creduto in via di estinzione ma che continua invece a trovare figure di riferimento per tramandare il grande patrimonio oratorio. Giovanna Taviani torna alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Giornate degli autori – Notti veneziane dopo il suo esordio al Lido nel 2011 con Fughe e approdi. Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà grazie a cui aveva ricevuto numerosi premi, e torna anche in Sicilia per esplorare una tradizione antica che pare aver ricevuto nuova linfa negli ultimi anni.
Attraverso i nuovi cantori dell’epoca moderna Cùntami esplora un mondo culturale pressoché infinito, iniziando proprio dalle antiche tradizioni orali greche, riprendendo un filone già studiato dalla regista legato alle modalità con cui queste usanze si tramandano attraverso le generazioni nelle famiglie locali; basti pensare a I nostri 30 anni: generazioni a confronto con cui nel 2004 era arrivata al Torino Film Festival per raccontare una stessa fase di vita alle prese con lo stesso lavoro ma attraverso fasi storiche profondamente differenti. In questa ricerca di tradizione e modalità di trasmissione del sapere, Cùntami mette in luce quelle persone che negli ultimi anni hanno ripreso l’arte dei pupi e delle marionette per intrattenere il pubblico e dare valore alla ricca tradizione siciliana: a ogni protagonista è dedicato un intero capitolo del film, riprendendo figure tipiche del passato in base alla visione che ognuno di loro ha e trasmette del racconto orale. Attraverso un rinnovato sguardo sul passato si riescono ad avere nuovi occhi per vedere il presente, ritrovando nella natura umana i nodi e gli istinti principali che guidano scelte e decisioni, siano esse del mondo della grande politica internazionale o di banali comportamenti quotidiani di ogni cittadino.
Cùntami: il film di Giovanna Taviani sulla ricca tradizione siciliana
Cùntami gioca sulla forza evocativa delle immagini, soprattutto nelle fasi iniziale e finale del film, dedicando poi la parte centrale al racconto effettivo da parte dei protagonisti stessi: la presenza del mare modella la natura dell’isola e dei suoi abitanti in maniera profonda ed è per questo che le marionette vengono presentate proprio in acqua, nell’elemento cioè che più di tutti influenza le vite di un’isola e della Sicilia in particolare. Proprio pupi e marionette restano spesso saldamente al centro dell’inquadratura, accompagnati da canti popolari e racconti tradizionali, lasciando intendere il ruolo centrale del racconto orale in materia di trasmissione di valori e storie popolari, spesso dimenticati.
La voce narrante che accompagna le interviste e le immagini degli spettacoli si contraddistingue per il tono personale, come a voler rappresentare una realtà familiare e intima, tanto da rischiare di cadere in un racconto patetico anziché esplorare il mondo della dialettica narrativa e l’arte vera e propria che si cela dietro pupazzi, accenti e modalità di presentazione. Il documentario si lega alla terra che esplora grazie a un incedere da road movie, anche per sottolineare la natura nomade dei narratori, che spesso è proprio lungo la strada percorsa che si fermano per montare spettacoli e intrattenere gli astanti evocando miti e leggende lontani nel tempo. Cùntami racconta in poco più di un’ora un mondo creduto perso e lo riporta sotto i riflettori, non senza qualche scelta discutibile e retorica.
Il film è stato presentato alla 78ma Mostra Internazionale D’arte Cinematografica di Venezia nella sezione Notti Veneziane – Giornate Degli Autori.