Roma FF16 – Cyrano: recensione del film di Joe Wright
L'opera, nella selezione ufficiale della Festa del Cinema di Roma 2021, è una sfavillante, sontuosa e raffinata interpretazione cinematografia dell'omonima commedia teatrale di Edmond Rostand.
Cyrano è il nuovo musical di Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, L’ora più buia), l’adattamento cinematografico dell’omonimo musical teatrale di Erica Schmidt, a sua volta ispirato ovviamente alla celebra commedia Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. La realizzazione reinterpreta in chiave moderna e raffinata un classico della letteratura da palcoscenico, lavorando moltissimo sull’ambientazione, su personaggi tridimensionali e sul potere della narrazione opposto alla forza travolgente dell’amore. Il risultato è un’incredibile tripudio di straordinaria tecnica registica ed estetica, accompagnato da musiche azzeccatissime, intense e portatrici di testi di alto livello.
Cyrano, presentato al Telluride Film Festival, in Colorado, il 2 settembre 2021, è anche nella selezione ufficiale della 16esima edizione de La Festa del Cinema di Roma, che si tiene dal 14 al 24 ottobre 2021, in anteprima europea. Con l’occasione, il giorno 16 ottobre lo stesso Joe Wright è presente alla kermesse capitolina sia per presentare la sua ultima creatura filmica, ma anche per ripercorrere la sua lunga carriera artistica. La pellicola arriva nei cinema italiani a partire dal 21 gennaio 2022, con la distribuzione ad opera di Eagle Pictures. La realizzazione, nella sua formidabile messa in scena e nella sua matematica e maniacale attenzione per ogni dettaglio registico e narrativo, ha tutte le carte in regola per correre direttamente agli Oscar di quest’anno ed è arrivato il momento di scoprire il perché di questa forte e decisa affermazione.
Cyrano: lo scontro ideologico tra forma e sostanza
Ci troviamo in una non meglio specificata località francese: il nobile spadaccino e poeta Cyrano de Bergerac (Peter Dinklage), nutre segretamente un amore sconfinato nei confronti della sua amica Roxanne (Haley Bennett), ma il suo aspetto fisico lo ostacola e lo blocca ad ogni sua possibile decisione di esprimere i propri sentimenti per lei. Quando però nasce l’amore tra Roxanne e Christian (Kelvin Harrison Jr.), un giovane cadetto, per quanto doloroso, Cyrano diventa il mediatore tra i due, esprimendo attraverso lettere d’amore il sentimento di Christian che è esteticamente avvenente, ma privo di qualsivoglia ingegno poetico. E così, il nostro sfortunato protagonista, inizia un corteggiamento a distanza con le sue parole, sfruttando il bell’aspetto del soldato.
La prima, enorme differenza che intercorre tra questo nuovo Cyrano cinematografico e teatrale (non dimentichiamoci le innumerevoli trasposizioni passate) e la classica iconografia del personaggio è che, questa volta il protagonista, invece di avere un naso pronunciato, è di statura minuta. Un elemento che sembra non essere particolarmente rilevante ad un primo sguardo, d’altronde si parla sempre di un difetto fisico, ma in realtà non è così immediato il discorso. Già a partire dallo spettacolo Off Broadway, che ha visto già i volti di Dinklage e la Bennett, tale dettaglio rendeva il racconto più moderno, ma anche più fresco e dinamico. Questo cambiamento avvicina la figura dell’elegante artista e letterato al nostro mondo, lo fa diventare più umano e al contempo è portatore di una tragedia che viviamo ogni giorno.
Il tema del diverso è per certi versi ancora più centrale con questa soluzione e suggella lo scontro ideologico più importante del film che è quello che intercorre tra forma e sostanza. La tematica, oltre a riflettersi direttamente, in sede di sceneggiatura, nell’elegante composizione dei testi e dei dialoghi del musical in opposizione al sentimento puro amoroso, si evince anche dalla costruzione estetica di Cyrano. L’opera di Wright evoca, a partire dalle scenografie, passando per i costumi e le location, un’atmosfera sognante e fiabesca, astrattismo quasi alla massima potenza, ma ciò che invece rende vivo il tutto è la forza dei sentimenti, la brutalità della guerra, il sentirsi insoddisfatti e il dramma dell’amore lontano e (apparentemente) non corrisposto.
Registicamente parlando, la pellicola è un miracolo produttivo: riuscire a tirar fuori un universo attraverso un gioco di location quasi sempre allineate per forma, colori ed emozioni, è straordinario oltre che affascinante. La macchina da presa riesce, ad ogni singola inquadratura, a regalare sempre nuove prospettive, luci e cromatismi diversi dal solito o anche scorci o dettagli del tutto inediti. La messinscena in questo senso è molto ricca e stratificata, senza però essere mai pomposa: mantiene una purezza di stile ed eleganza, una soavità sottile e sussurrata, elegante e suggestiva. Un lavoro egregio è stato inoltre fatto sul fronte fotografico e anche la scelta dei costumi, che più classicamente possono essere ricondotti ad un poema storico, hanno tutti una particolare luce e personalità che ben si accosta all’anima musicale della realizzazione.
Cyrano: un trionfo musicale di rara bellezza
La musica in Cyrano, infatti, è delicata e diversificata, mai assordante e anche ben bilanciata rispetto alle parti recitate. I brani scelti, realizzati dal gruppo dei The National, sono inseriti sempre al punto giusto riuscendo ad esprimere perfettamente ogni messaggio e contenuto proposto, paradossalmente anche senza i testi. Questi ultimi, se è vero che forniscono il contesto ad ogni brano, hanno anche un altro valore: tributano l’importanza della poesia e della narrazione, glorificano la potenza delle parole che possono essere respingenti o anche attraenti a seconda della situazione.
La sceneggiatura, redatta da Erica Schmidt (moglie di Dinklage e già creatrice dell’opera teatrale), riesce al contempo a tratteggiare ottimamente i pochi personaggi che si alternano su schermo (principalmente Cyrano, Roxanne, Christian e De Guiche) oltre a costruire una storia che fa del sottotesto la sua arma vincente. La trama, di per sé, è piuttosto semplice e diretta, ma quello che risulta più interessante è tutto quello che non viene detto: la collocazione geografica ad esempio, ma anche quali schieramenti si contrappongono nella guerra. Verrebbe da dire che tutto questo non è per nulla necessario ai sensi della risoluzione della narrazione, ma in realtà questa sospensione è efficace proprio perché gli spettatori possono riempire personalmente quei “buchi” presenti, dando al pubblico una responsabilità incredibile.
Un altra componente eccellente di Cyrano è il cast scelto: Peter Dinklage, nei panni del tragico e carismatico protagonista, porta sul grande schermo la prova attoriale più straordinaria, sentita ed emozionante della sua carriera, apparendo come papabile nome tra i Migliori attori agli Oscar di quest’anno; non è da meno Haley Bennett, anch’essa formidabile come Roxanne ed intensa dall’inizio alla fine. Entrambi, oltre a delle incredibili doti recitative, sono eccezionali anche nei momenti cantati, riuscendo ad esprimere un ampio spettro di emozioni con la loro voce, dalla tristezza, alla delusione, dall’ardore all’infatuazione amorosa. Anche Ben Mendelsohn, che all’interno della pellicola ricopre il ruolo di De Guiche, è estremamente convincente, purtroppo però viene oscurato dalla coppia di protagonisti, che sono semplicemente più presenti in scena.
Cyrano è una pellicola meravigliosa, che celebra l’amore più puro e onorevole, ma anche il potere della parole e il loro profondo impatto sulle persone. La regia di Joe Wright è spettacolare perché riesce ad essere sontuosa ed elegante senza mai toccare nemmeno per sbaglio il confine con la presunzione o con la mera magniloquenza. Ad ogni modo, tutto l’impianto estetico, dai costumi alle scenografie fino a passare alla fotografia, è una gioia per gli occhi. Con musiche straordinarie, dei testi brillanti e carichi di significato e delle interpretazioni spettacolari dei protagonisti, il film vola altissimo, trascinando il pubblico in un turbinio di emozioni indescrivibili.