Dancing with Maria: recensione
“Ci sono due modi di vedere la vita: ciò che gli altri pensano di te e ciò che tu sei.” In questa frase Maria Fux racchiude la sua anima e il suo lavoro, ed è anche il lavoro che Ivan Gergolet ha cercato di raccontare nel suo lungometraggio Dancing with Maria. A più di 90 anni, con molte sfide e traguardi alle spalle, la celebre e affascinante Maria Fux non ha perso la vèrve e la grazia che ne hanno fatto una delle grandi stelle della danza. Nella sua casa studio di Buenos Aires, Maria ha una missione, trasformare i limiti di ognuno in risorse con la danza e la simbiosi con la musica. Nei suoi corsi ballano insieme danzatori di qualsiasi condizione ed estrazione sociale, uomini e donne con malattie fisiche e mentali, tutti alla scoperta di se stessi e degli altri. Perchè “la danza è l’incontro di un essere con gli altri. L’incontro con l’energia e la danza di Maria Fux cambiano la vita di chi l’incontra.
Maria Fux è una forza della natura, energia allo stato puro e come dice una delle sue allieve “il suo sguardo ti attraversa e ti penetra” una presenza che esce dallo schermo di una sala cinematografica e che, immaginiamo, con tale forza riempie il suo studio di Buenos Aires, vincitore di diversi premi tra cui il Civitas Vitae della 71° Mostra del Cinema di Venezia, Dancing With Maria è una di quelle belle sorprese che ogni tanto si vedono in sala, delicato ma potente allo stesso tempo, capace di raccontare la vita di Maria mostrando il suo amore e la sua dedizione alla danza. Lo stesso Gergolet a volte non riesce a cogliere l’essenza di una donna simile, troppo “grande” per la piccola cinepresa, un vero docufilm che ripercorre i momenti della vita della protagonista, dall’arrivo in Argentina, terra di promesse per molti europei dell’epoca, il rapporto con la madre e il suo incontro con un mondo che le cambierà la vita, quello della danza, un amore che cambierà la vita di moltissime persone.
Una pellicola diretta con maestria che mostra il rispetto per una donna che ha fatto della danza il modo per amare e migliorare il mondo, il tutto condito dalle musiche perfette di Luca Ciut che sa anche quando celebrare il silenzio anche perchè tra gli allievi di Maria ci sono persone con deficit uditivi che vedono la musica e la toccano con mano. Quale modo migliore di celebrare una donna del genere se non con il racconto dei suoi allievi: volti, aspirazioni, continenti e modi diversi di intendere la vita e il rapporto con se stessi, perché questo insegna Maria Fux: il dono della diversità.