Dante. Fuga dagli inferi: recensione del film Sky Original
In onda dal 16 aprile 2022 alle 21.15 su Sky Arte e disponibile on demand e in streaming su NOW il docu-film Dante. Fuga dagli inferi ricostruisce mediante preziosi contributi culturali gli ultimi vent'anni di vita di Dante, restituendoci un'immagine inedita, e a tratti inaspettata, del sommo poeta.
Una ricostruzione puntuale quanto immaginifica dell’esistenza dantesca, quella proposta in Dante. Fuga dagli inferi, un’opera che approfondisce mediante le voci di studiosi ed esperti la genesi della Commedia tra influenze storiche, artistiche, umane e letterarie. Così potremmo definire il docu-film Sky Original, ma non sarebbe abbastanza.
Dante astronomo, che studia i cieli e sa raccontarli mediante il suo estro poetico, conoscitore delle arti, delle scienze e della filosofia. Dante esule, accusato di baratteria e frode, instancabile errabondo alla volta di Firenze. Dante artefice di una lingua nuova e autore di una delle opere più lette e stampate nella storia della letteratura, giunta a noi mediante infinite letture e trascrizioni. Infine, Dante uomo e umanamente fallibile, padre di Antonia.
A condurci per mano alla scoperta dell’esilio dantesco e dell’opera scaturita da quest’ultimo, è
infatti una voce narrante inconsueta, quella di Antonia Alighieri, figlia del poeta e prima tra i lettori
della Divina Commedia, che potrà conoscere il padre solo quando l’uomo sarà in punto di morte, a Ravenna. Interpretata sullo schermo da Federica Baù e dalla splendida voce di Chiara Gioncardi, Antonia tiene ben saldo tra le mani il filo della narrazione rendendoci partecipi del suo non-rapporto
con il padre mediante la condivisione di flussi di coscienza, epistole, soliloqui toccanti che sembrano dar chiara voce ai pensieri dello spettatore.
“Avrei voluto parlarti, sapere più di te”, “Sapevi che le tue colpe sarebbero diventate le nostre colpe?”. E ancora: “Dimenticare il padre terreno, affidarsi al padre celeste”, si ripete Antonia, che non sa darsi pace per quel padre sconosciuto, per il quale prova amore e al contempo disapprovazione. A risponderle, sempre e solo mediante i versi della Divina Commedia, è Dante in persona, presente esclusivamente sotto forma di voce fuori campo, magistralmente interpretato da Toni Servillo.
Dante. Fuga dagli inferi: il Poeta della Divina Commedia raccontato come se fosse un vecchio amico
Scritto da Davide Savelli e Matteo Bozzi con la collaborazione del regista Sebastiano Facco, il docu-film è realizzato da Indigo Stories e si propone di indagare gli aspetti di natura storica, spirituale, psicologica e personale che spinsero Dante a redigere la sua Commedia, opera letteraria tra le più note e amate al mondo.
Capace di dar vita a una sapiente commistione di stili, andando a far incontrare la pellicola cinematografica nella sua forma più pura e la modalità narrativa dell’intervista, Dante. Fuga dagli inferi prende forma dal contributo di filosofi, storici dell’arte, medievalisti e linguisti che, con un linguaggio fruibile e asciutto, dialogano con lo spettatore, quasi parlassero di Dante come di un vecchio amico da comprendere, ascoltare, amare.
La regia di Facco fa largo uso di immagini potenti, dalla concretezza spiazzante. E così il fuoco dell’Inferno dantesco si trasforma in magma di vulcano, l’acqua arrossata da erbe tintorie si fa sangue di una Firenze sferzata dalla violenza e il Paradiso si apre davanti ai nostri occhi attraverso maestose immagini della volta celeste.
Dalle litografie di Gustave Doré ai mosaici ravennati, passando attraverso i capolavori di Giotto, a far da sfondo alle voci di personaggi e studiosi interviene l’arte, che viene proposta all’osservatore mediante focus sull’iconografia medievale alla quale Dante s’ispirò, in un vero e proprio racconto itinerante attraverso i luoghi della Divina Commedia.
Protagoniste indiscusse di quest’opera sono poi le musiche originali di Ginevra Nervi che sanno restituirci atmosfere prima tetre, poi celestiali, trascinandoci – insieme ad effetti sonori d’indubbia efficacia – nell’angoscia profonda vissuta da un Dante squassato dalle sue stesse emozioni, capace di
entrare in contatto con le proprie fragilità e con quelle del genere umano, desideroso di narrarle al
mondo nella forma che tutti oggi conosciamo.
“L’amor che move il sole e l’altre stelle”… a leggerci il noto stralcio della terza e ultima cantica è proprio lei, Antonia, riappacificata – ci piace pensare – con quel padre assente, mentre, nel Monastero di Santo Stefano degli Ulivi, è sul punto di prendere i voti con il nome di Beatrice.