Dark Matter: recensione del film di Stefano Odoardi
Stefano Odoardi punta alle stelle con Dark Matter, esplorando l'Universo e la Materia Oscura, ma la prova non sembra superata e il film non si dimostra sufficientemente convincente.
Prodotto tra Italia e Olanda e distribuito da Superotto Film Production dal 4 maggio 2023, Dark Matter, l’ultimo film del regista Stefano Odoardi, si presenta come un thriller psicologico di grande ambizione, peccato che non riesca ad adempiere pienamente agli obiettivi fissati.
La trama di Dark Matter
Il film racconta la storia di Antonio (Alessandro Demcenko), un professore di fisica che studia la scienza della Materia Oscura (ciò da cui è composto l’universo per il 95%) alle prese con il dolore della perdita del figlio undicenne Thomas, rapito dalla misteriosa Elena (Angélique Cavallari). Il rapimento del figlio segna per Antonio un periodo di ricerca di se stesso, oltre che di Thomas.
Le tematiche affrontate da Odoardi in Dark Matter sono molteplici: non solo l’affascinante mondo della Materia Oscura, ma anche le tragiche sparizioni di minori che in Italia si attestano a una media giornaliera di 47 ragazzini. Scienza, cronaca e anche relazioni: in Dark Matter è centrale anche il rapporto tra genitori e figli, la possibile difficoltà dei legami affettivi, la loro autenticità e la loro forza.
L’Ignoto è l’altro grande protagonista di Dark Matter: il concetto qui si condensa in una metaforica relazione tra l’Universo e l’interiorità umana, entrambi misteriosi, affascinanti, complessi, infiniti. Come lo stesso regista ha affermato, l’Universo e la sfera umana più intima sono “due dimensioni allʼapparenza diverse, ma in realtà molto vicine tra di loro perché circondate da uno stesso elemento invisibile e misterioso: l’ignoto“.
Dark Matter ambisce a essere un film dal look internazionale, ma malgrado le buone intenzioni, la sceneggiatura non regge la prova
Eppure, quando si tratta di scienza – un tema poco affrontato nella cinematografia nazionale – la memoria dello spettatore non può che andare a capolavori quali Interstellar di Nolan e in genere a tante produzioni Made in USA.
Difficile che in Europa – anche se ricordiamo la vincente serie televisiva Dark – vengano fuori prodotti del genere: la prova era difficile e purtroppo non sembra superata.
Perché malgrado il film di Odoardi inizi sviluppando l’interesse dello spettatore, l’evoluzione della sceneggiatura e il finale non riescono a convincere, anzi, deviano da ciò che sembrava un seme pronto a germogliare.
Nonostante il buon lavoro fatto dalla fotografia di Adri Schrover e le musiche originali di Carlo Crivelli, Dark Matter ha l’aria di essere un film che ha puntato troppo in alto, forse andando troppo fuori dalla comfort zone della cinematografia attuale del Bel Paese.
Dark Matter: conclusione e valutazione finale
Nell’ultimo film di Odoardi, il comparto tecnico non convince, al pari dell’interpretazione degli attori (nel cast anche Daniela Poggi e Orso Maria Guerrini), spesso mancanti di autenticità e quasi ingessati, né tantomeno la diegesi di una sceneggiatura che presenta non poche lacune.
Peccato, perché il soggetto era potenzialmente forte e interessante e le premesse della prima parte di questa pellicola ben poste: il tema della Materia Oscura è qualcosa di futuristico, ma quanto mai attuale, un filone narrativo che si dimostra di grande appeal sia per le vecchie che, soprattutto, per le nuove generazioni. D’altronde, la Materia Oscura metaforicamente rappresenta l’Ignoto, l’immensità di un Universo di cui l’uomo non è mai sazio, un universo ancora tutto da conoscere.
La fotografia e il montaggio puliti e il sonoro coinvolgente non bastano a fare di Dark Matter un film che, una volta guardato, resterà nella memoria dello spettatore come un buon prodotto di cinematografia.