David Lynch: The Art Life – recensione del documentario biografico
Arriva oggi, 20 febbraio 2017, in alcune sale cinematografiche selezionate, David Lynch – The Art Life, straordinario documentario che offre una prospettiva inedita sull’arte e la poetica di David Lynch. Distribuito da Wanted Cinema e disponibile su Sky Arte HD a partire da marzo, il lungometraggio affronta, attraverso la voce narrante dello stesso Lynch, gli aspetti salienti della vita del regista, tentando di portare alla luce quegli eventi, spesso offuscati o impercettibili, alla base della sua formazione.
Partendo dal primo grande amore artistico del regista, la pittura, David Lynch – The Art Life racconta gli anni della sua infanzia e prima gioventù, fondamentali per comprendere le ragioni alla base dello suo stile visivo unico. La pittura è per Lynch una sorta di catarsi, un lento processo di riappropriazione di esperienze vissute senza averne piena coscienza, o forse rimosse; un’occasione per riconciliarsi con parti di sé frammentate, che hanno origine in eventi che il regista fa ancora oggi fatica a ricordare in modo esplicito.
David Lynch – The Art Life: l’arte come possibilità di esplicitazione di contenuti inconsci incomunicabili
Mentre lo osserviamo creare e pitturare, David Lynch presenta la sua famiglia e l’assoluta normalità e assenza di traumi che hanno accompagnato gli anni della sua crescita, se non fosse per alcuni sporadici eventi confusi che lo hanno segnato indelebilmente, spingendolo ad esprimere il turbamento attraverso l’arte grafica. Un’arte vissuta come vera e propria urgenza, proveniente dall’inconscio, così come ogni altra forma di creatività che – seguendo le stesse parole del regista – vede nel passato le origini di ogni nuova realizzazione.
In David Lynch – The Art Life, il grande artista racconta se stesso attraverso le sue creazioni, di cui il cinema rappresenta solo la punta di un iceberg emerso al sopraggiungere della necessità di attribuire alle proprie opere le dimensioni del tempo e del movimento.
Paragonabili a delle Macchie di Rorschach all’inverso (dall’inconscio alla pittura e non viceversa), le prime immagini cinematografiche di Lynch nascono come rappresentazioni grafiche di libere associazioni fra vissuto e relativa elaborazione, trasferendo su pellicola le emozioni suscitate da quegli eventi alla base dei suoi successivi capolavori. Dopo la realizzazione della sua prima grande opera cinematografica, l’eloquentemente simbolico Ereaserhead, ecco allora che l’esperienza di Lynch nella provincia americana, con il suo contrasto fra apparenza e degrado sotterraneo, emergerà sottilmente in capolavori come Velluto Blu e Twin Peaks, in cui entrambe le protagoniste sembrano ricordare quella donna nuda incontrata tanti anni prima e responsabile di un grande turbamento, suscitato dall’impossibilità di offrirle aiuto…
David Lynch – The Art Life riassume così la sovrapposizione fra il percorso di vita e quello artistico del regista, sottolineando come i due campi di esperienza – arte e vita reale – abbiano sempre rappresentato un tutt’uno per Lynch, che è riuscito a fare dell’espressione artistica una forma di comunicazione possibile per contenuti inconsci altrimenti incomunicabili.
Accostando immagini contemporanee a video di repertorio, il documentario di Jon Nguyen, Rick Barnes e Olivia Neergaard-Holm appare come una sorta di testamento psicologico di David Lynch, dedicato alla sua figlia minore che, grazie allo sforzo del padre di spiegare se stesso, potrà forse avere occasione di conoscerlo meglio. Un’occasione che gli amanti del regista non possono e non devono lasciarsi scappare.
David Lynch – The Art Life è un viaggio inedito e straordinario tra le pieghe dell’inconscio di uno dei registi più sfuggenti e straordinarimente creativi mai esistiti, che ha fatto del coraggio di lasciarsi trasportare dal flusso artistico il proprio irripetibile ed insostituibile marchio di fabbrica. Mettendo in mostra con coraggio le sue fragilità e paure più recondite, noncurante della capacità degli altri di comprenderle, David Lynch ha regalato al mondo dell’arte opere di inestimabile valore, simbolo dello straordinario potenziale di rinascita nascosto anche dietro alla più deflagrante delle distruzioni.