Dead Man Down – Il sapore della vendetta: recensione
La filmografia del danese Niels Arden Oplev ha in Dead Man Down – Il sapore della vendetta (trailer, trama e cast – soundtrack) una delle pellicole più coraggiose, di sicuro quella con cui il regista ha cercato di mostrare a Hollywood la propria visione nel modo più coinvolgente ed autentico, con un cast di primissimo livello, una grande fotografia e una colonna sonora di grande qualità.
Oplev fa partire il suo racconto da Victor (Colin Farrell) un immigrato ungherese che ha servito presso il 34th Bercsényi László, le Forze Speciali dell’esercito magiaro. Ora però è il braccio destro del violento e sadico Alphonse Hoyt (Terrence Howard), boss della criminalità organizzata. Quello che Alphonse non sa che è che Victor vuole vendicarsi della morte della moglie e della figlia, che lui ha ucciso due anni prima; Victor muove le sue pedine con calma e freddezza, deciso a vendicarsi nel modo più terribile sul boss.
Tuttavia nella vita di Victor compare la misteriosa Beatrice (Noomi Rapace), vicina di casa di Victor; tra i due nasce una complicità ed un interesse, almeno così pensa il protagonista. Peccato che al primo appuntamento Beatrice riveli a Victor di essere in possesso del video di uno degli omicidi da lui commessi. O Victor ucciderà un uomo per lei o lei consegnerà il filmato alla polizia.
In breve tempo entrambi si troveranno presi in un complicato intrigo dove le buone azioni spesso hanno le conseguenze più tragiche, i rapporti umani sono sovente un ostacolo e la vendetta non è così semplice come appare.
Per Dead Man Down Wyman ha sviluppato una sceneggiatura piena di buchi, insensata e che non porta da nessuna parte…
Attorno ai temi della vendetta, della redenzione e della speranza, Oplev costruisce un iter narrativo che se in teoria aveva alla base delle ottime idee, le ha viste vanificate dalla orrenda sceneggiatura di J. H. Wyman, artista tuttofare che si era segnalato con alcune ottimi script per le serie Fringe e Almost Human ma che sul grande schermo aveva sempre fallito miseramente.
Per Dead Man Down Wyman ha sviluppato una sceneggiatura piena di buchi, insensata e che non porta da nessuna parte, e nel noir si sa che la logica e la verosimiglianza delle azioni sono tutto o quasi. Le insensate motivazioni dei personaggi, il loro assurdo sviluppo e sopratutto il brutto finale sono le pietre tombali di un progetto cinematografico che aveva tutto per funzionare sulla carta. Certo non ha aiutato avere il viso da eterno complessato metrosexual di Colin Farrell che appare oggettivamente un po’ fuori parte. Per quanto si impegni rimane sempre il dubbio che certi flop al botteghino (Alexander, Atto di Forza, Miami Vice su tutti) siano non tanto responsabilità sua (è un grande attore se sfruttato bene) ma di chi non lo sa utilizzare e sfruttare al meglio.
“confuso, inconcludente, noioso…pieno di una violenza che non riesce comunque a donare un senso al tutto..”
Se la cavano decisamente meglio Howard, Rapace e Dominic Cooper, ma neppure loro riescono a nobilitare ed innalzare un film che si basa su dialoghi stantii, scene d’azione mal dirette e una totale mancanza di coesione e poesia.
Poesia che non manca nella colonna sonora, nella fotografia ma che non bastano a salvare Dead Man Down, un’opera da cui ci aspettava tanto ma che alla fine si rivela deludente e povero di consistenza, non appassiona né crea empatia con i personaggi.
Uscito nel 2013, Dead Man Down, è stato crocifisso dalla critica, con Peter Bradshaw che dalle pagine del Guardian lo ha definito “confuso, inconcludente, noioso…pieno di una violenza che non riesce comunque a donare un senso al tutto”. Sull’Indipendent Nicholas Barber lo ha definito un “…B-Movie pretenzioso e volgare…”. Difficile dar loro torto…