Death of a Unicorn: recensione del film con Paul Rudd e Jenna Ortega

L'opera prima di Alex Scharfman, prodotta da A24 e con protagonisti Paul Rudd, Jenna Ortega, Richard E. Grant, Téa Leoni e Will Poulter, arriva in sala il 10 aprile distribuito da I Wonder Pictures

Un grottesco racconto fantasy, una commedia nera sulle dinamiche familiari, una satira sociale a tinte horror che racconta il conflittuale rapporto tra uomo e natura e le ancor più conflittuali dinamiche tra classi; Death of a Unicorn è un esperimento in parte riuscito e in parte peccaminoso per le sue basse pretese, trainate dall’inesperienza direttiva del suo regista Alex Scharfman che, dopo aver prodotto diverse pellicole, tra cui Buttiamo giù l’uomo e House of Spoils, ha deciso di dar vita alla sua opera prima, da lui scritta e diretta e accompagnata dalla fotografia di Larry Fong (Damsel, The Predator) e dalla colonna sonora che, inizialmente, sembrava essere destinata alla composizione di John Carpenter ma, successivamente, è stata affidata a Dan Romer e Giosuè Greco (Genie, Woman of the Hour). Prodotto da A24 il film vede un cast ricco di volti celebri, dai protagonisti Paul Rudd e Jenna Ortega, ai secondari Richard E. Grant (Saltburn, The Lesson), Téa Leoni (Madam Secretary, Il profumo del successo) e Will Poutler (Black Mirror, Maze Runner).

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Death of a Unicorn: un insolito viaggio di lavoro

Death of a Unicorn cinematographe.it

L’avvocato Elliot Kintner (Paul Rudd) e la figlia Ridley (Jenna Ortega) sono in viaggio verso l’abbiente tenuta di campagna del capo di lui, Odell Leopold (Richard E. Grant), magnate dell’industria farmaceutica, che li attende in compagnia della moglie Belinda (Téa Leoni) e del figlio Shepard (Will Poulter), oltre che dell’immancabile servitù. Elliot, pavido e poco sicuro di sé, pensa unicamente a far colpo sul datore di lavoro, mentre Ridley tenta di scoprire quel padre che sente di non aver mai avuto e che ora è costretto a darsi da fare, vista la prematura scomparsa della moglie. Già in ritardo sulla tabella di marcia, padre e figlia investono un animale lungo la strada e, scesi per accertarsi delle sue condizioni, si rendono presto conto di trovarsi davanti a un unicorno.

Prima che Elliot lo colpisca con l’intento di ucciderlo e porre fine alle sue sofferenze, la ragazza tocca il corno illuminato dello strano animale che, prima le causa particolari visioni, poi mostra delle inspiegabili proprietà curative. I due arrivano finalmente all’abitazione dei Leopold con l’unicorno ancora nel bagagliaio, il quale, durante la riunione di benvenuto, si risveglia, causando il panico generale. Un colpo di pistola del capo della sicurezza Shaw (Jessica Hynes) sembra finirlo, ma è qui che la situazione sfugge di mano ai protagonisti, generando una serie di conseguenze catastrofiche. Compresi i sovrumani poteri della creatura, Odell decide di avviare esperimenti per capirne di più, ignorando, al pari di tutti gli altri abitanti della casa, compreso il padre Elliot, gli avvertimenti della giovane Ridley che, studiatisi le leggende legate alla figura dell’unicorno, scopre molte verità.

La morte per superare la morte

Paul Rudd, Jenna Ortega Death of a Unicorn cinematographe.it

Death of a Unicorn è un viaggio di formazione, un viaggio di riconciliazione che parte da uno spunto originale per poi cadere in molta retorica, condita da qualche guizzo irreverente di sarcasmo, a tratti orrorifico. Il protagonista Elliot si concentra unicamente sul lavoro, perché è così che ha imparato a fare il padre e a occuparsi della sua famiglia, ma ora è costretto a fare i conti con la morte, che dopo avergli stravolto la vita si ripresenta in forma surreale per riportarlo alla realtà e per dare il là al percorso d’accettazione di Ridley; la morte per superare la morte e per riconciliarsi, o meglio per trovarsi e scoprirsi come mai era accaduto.

Ed ecco che la morte si lega alla natura, al confronto dell’uomo con essa e al suo sfruttamento con il solo ed unico scopo di portare giovamento alla razza umana, senza curarsi minimamente del benessere altrui. L’uomo e l’animale, l’umano e il disumano, che anche nella stessa umanità trova la sua nemesi e il suo opposto, in lotta su ideali che riecheggiano il più basilare confronto tra classi, in cui il ricco è avido e volto unicamente al guadagno e allo sfruttamento (dell’animale tanto quanto della persona), e il povero si fa sottomettere per poi emergere per arguzia e ragionamento.

Death of a Unicorn: valutazione e conclusione

Paul Rudd, Jenna Ortega, Téa Leoni e Will Poulter cinematographe.it

Alex Scharfman attua una doppia critica e la muove in maniera sagace, ridicolizzando il ricco possidente terriero e l’industria farmaceutica che pone in secondo piano il benessere collettivo, rispetto alla salvaguardia corporativa. Il tono è sarcastico, cerca di divertire e, in alcuni frangenti, vi riesce anche, ma col demerito di non approfondire abbastanza alcuni tratti dei personaggi in scena e di banalizzare troppo alcune dinamiche che ormai il grande schermo ha già affrontato in ogni forma e dimensione.

L’originalità sta nella partenza, nell’intuizione di porre una figura iconica e legata a un certo tipo di tradizione, come quella dell’unicorno, all’interno di un contesto già noto ma da essa lontano. Ma questo non basta e, anche se Death of a Unicorn può vantare posizioni più alte di riconoscenza rispetto ad altre pellicole di genere nero-umoristico e conta inoltre su un cast di tutto rispetto, che ben sa vestire di questo tipo di commedia, l’inesperienza del suo autore, accompagnata da una fotografia troppo semplice e plastificata, non aiuta certo il film a spiccare per il suo valore.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7