Delitti Perfetti: recensione del film di Robert Carlyle disponibile su Amazon Prime

L’attore di Full Monty e Trainspotting si cimenta per la prima volta alla regia con l’adattamento del romanzo di Douglas Lindsay The Legend of Barney Thomson. Ma la sua versione dark comedy del 2015 con Emma Thompson non convince affatto. Delitti Perfetti è disponibile su Amazon Prime.

L’ascesa alla carriera di Robert Carlyle si inserisce perfettamente fra due film cult che, a fine anni 90, segnarono per sempre l’evoluzione e la storia del cinema inglese del XX secolo. Full Monty (1997) e Trainspotting (1996), pur nella loro estrema diversità linguistica e di contenuti, emersero nel panorama di quel periodo definendo una o più generazioni alle prese con i grandi cambiamenti europei di fine millennio raccontando storie di uomini ai margini della società nel tentativo di sopravvivere a due condizioni esistenziali e classiste: la disoccupazione da un lato e la dipendenza dall’altro. Per Full Monty Carlyle vinse un premio BAFTA e uno Screen Actor Guild Award, diventando in quel fortunato 1997 una vera e propria rivelazione.

Dopo diverse interpretazioni da attore, che includono fra gli altri la serie tv Hamish Macbeth, il film di Danny Boyle The Beach e la serie fantasy Once Upon A Time, l’attore di Glasgow per la prima volta si mette dietro alla macchina da presa e nel 2015 si cimenta in Delitti Perfetti una dark comedy molto politically incorrect su un barbiere che per una serie di equivoci e incidenti viene ricercato dalla polizia perché ritenuto il killer seriale di alcuni misteriosi omicidi della città.

La trama di Delitti Perfetti

delitti perfetti cinematographe.it

Tratto dall’omonimo romanzo di Douglas Lindsay del 2006, il film racconta della vita monotona, solitaria e mediocre condotta dal suo protagonista Barney Thomson (Robert Carlyle), 40enne single che lavora come barbiere nei quartieri periferici di Glasgow. L’uomo per il suo fare imbarazzante, riluttante e poco socievole viene considerato da tutti come l’uccello del malaugurio e il suo capo Wullie Henderson (Stephen McCole) è intento a licenziarlo per lo scarso successo con i clienti del salone. Durante un incidente fra i due però, la goffaggine di Barney fa finire in tragedia una colluttazione e in preda al panico l’uomo deve sbarazzarsi del corpo del reato. Nel frattempo, in città si discute molto di un serial killer che dopo aver ucciso le sue vittime è solito smembrare il corpo del malcapitato e spedire tramite posta arti e parti del cadavere disseminando il panico fra i cittadini. Il caso viene affidato al detective Holldall (Ray Winstone) messo sotto pressione dalla sua rivale June Robertson (Ashley Jensen) anch’essa intenta a ottenere il caso. Barney diventa il primo sospettato ma l’uomo non sa che in realtà dietro la vera identità del serial killer c’è una persona a lui molto vicina.

Una dark comedy insapore

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Un debutto poco convincente quello dietro alla macchina da presa di Carlyle che, nella sua doppia veste di regista e attore, spicca maggiormente nella seconda. Delitti Perfetti mette in scena gli equivoci e le disavventure di un uomo infelice e mediocre attraverso un voiceover autocompiaciuto riportando a galla le traversie che, a dire suo e del suo titolo originale The Legend of Barney Thomson, lo hanno reso un personaggio leggendario. Le buone intenzioni ci sono tutte: un protagonista sfortunato facilmente empatico, una madre eccessiva e sopra le righe, la cadaverizzazione sfruttata al massimo con il ritorno dei corpi (o di pezzi di esso) tenuti in freezer, il dark humor inglese sempre oltre il limite del politically correct. Quello che manca però è una struttura portante che riesca a tenere in piedi un racconto sempre troppo fragile che manca di divertimento o intrattenimento vero.

La portata comica del personaggio di Emma Thompson rimane intrappolata dal trucco prostetico

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Emma Thompson nel suo ruolo di Cemolina, la madre appassionata di bingo e di stampe animalier che gira la Scozia con il suo gruppo di amiche anziane che non demordono, diventa ad un tratto il fulcro del racconto non riuscendo però davvero mai ad emergere nella sua portata dirompente e stralunata rimanendo così mera maschera prostetica senza aderire pienamente al personaggio. Una serie di situazioni comiche grottesche o pulp, qualche trovata visiva in montaggio e un conflitto materno sull’abuso psicologico sfruttato come innesco comico che più che far ridere lascia quantomeno esterrefatti.

Del suo umorismo nero Delitti Perfetti (o nel secondo titolo più calzante La bottega degli errori) poteva farne almeno riflessione leggera sulla dualità del concetto di sfortuna, vista non solo come naturale privazione dell’esperienza migliore della vita ma anche e soprattutto come come conseguenza intrinseca di germinazione e moltiplicazione di altre avversità a effetto domino. Conseguenza paradossale nella sua stessa tragicità in cui il detentore della sorte malaugurante si addossa dunque non solo la propria colpa ma anche quella altrui; lasciando inermi chi quella iattura sembra portarsela appresso come un’ ombra.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Recitazione - 2
Fotografia - 1
Sonoro - 2.5
Emozione - 1.5

1.8