Diane von Fürstenberg: Woman in Charge – recensione del documentario sulla regina della moda

Diane von Fürstenberg: Woman in Charge è un documentario affascinante e ricco di glamour come la sua protagonista, ma incapace di tirare fuori gli aspetti più crudi della sua personalità e storia.

Diretto da Sharmeen Obaid Chinoy e Trish Dalton, Diane von Fürstenberg: Woman in Charge è in documentario disponibile su Hulu e Disney+ a partire dal 25 giugno 2024 che esplora la vita straordinaria di una delle icone più influenti della moda contemporanea. Nonostante il film offra una celebrazione del genio creativo di Diane von Fürstenberg e della sua influenza sull’industria, non riesce a scavare a fondo nelle sfaccettature più complesse e controverse della sua vita.

Diane von Fürstenberg: Woman in Charge – un approfondimento biografico di grande impatto, ma con qualche superficialità

Il documentario parte dall’inizio per raccontare cronologicamente la storia incredibile della sua carismatica protagonista, pioniera e antesignana donna di potere.

Diane von Fürstenberg nasce nel 1946 a Bruxelles, figlia di Liliane Halfin, una sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti. Sin da giovane, Diane mostra una spiccata attitudine per la moda, che la porta a Londra per completare gli studi. Qui incontra il principe Egon von Fürstenberg, con il quale si sposa e si trasferisce a New York. È proprio nella Grande Mela che Diane inizia la sua ascesa nel mondo della moda, grazie anche all’incoraggiamento di Egon e alla mentorship di Diana Vreeland, celebre redattrice di Vogue.

Il documentario si distingue per la ricchezza di materiale d’archivio, tra cui fotografie intime, filmati di famiglia e ritagli di giornale, che offrono uno sguardo nostalgico sulla vita glamour di Diane. Le immagini di Diane bambina, i suoi primi passi nella moda e la vita da jet-set con Egon sono assemblati in montaggi vivaci e accattivanti. Tuttavia, dietro questa brillante facciata di successo e lusso, emergono delle ombre.

Una delle creazioni più iconiche di Diane, il wrap dress, diventa un simbolo di emancipazione femminile negli anni ’70, un periodo in cui le donne iniziavano a rivendicare maggiori diritti e indipendenza. Il wrap dress non era solo un capo d’abbigliamento, ma una dichiarazione di libertà e potere. Tuttavia, il documentario omette di approfondire le sfide personali che Diane ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera.

Uno degli aspetti più controversi della sua vita è il rapporto complesso con i suoi figli, Alexander e Tatiana. Diane stessa ammette di non essere stata una madre presente, troppo assorbita dalla sua carriera e dalla vita mondana di New York negli anni ’70 e ’80. Tatiana, affetta da una malattia neuromuscolare non diagnosticata fino all’età di 21 anni, racconta con amarezza di come gli sforzi tardivi della madre per ristabilire un legame siano stati insufficienti. La mancanza di tempo e attenzione dedicata ai figli ha creato una distanza difficile da colmare.

Inoltre, le opinioni di Diane su temi delicati come l’omosessualità e le taglie forti vengono appena accennate, senza un’analisi critica. Le sue dichiarazioni controverse, come quella sull’omosessualità definita “una forma di narcisismo” in un articolo del 1973, non vengono approfondite. Questa mancanza di profondità nel trattare argomenti così sensibili lascia un vuoto nel racconto della sua personalità complessa e talvolta contraddittoria.

Un altro aspetto problematico di Diane von Fürstenberg: Woman in Charge è l’impatto della gentrificazione del Meatpacking District di New York. Diane ha aperto il suo flagship store in un’area storicamente abitata da comunità queer e trans, contribuendo a trasformarla in un quartiere di lusso. Il documentario non affronta le conseguenze sociali di questa trasformazione, omettendo di discutere come il cambiamento abbia influenzato le vite delle persone precedentemente residenti nell’area.

Nonostante queste omissioni, il documentario riesce comunque a intrattenere grazie alle testimonianze di amici e collaboratori illustri come Oprah Winfrey, Hillary Clinton, Marc Jacobs e Christian Louboutin. Tuttavia, manca quella profondità che avrebbe reso giustizia alla complessità della figura di Diane von Fürstenberg. I contributi di personaggi celebri offrono una visione idealizzata della designer, senza mettere in discussione le sue scelte e i suoi comportamenti.

Diane Von Furstenberg: Woman in charge – valutazione e conclusione

Diane von Fürstenberg: Woman in Charge è un ritratto affascinante ma incompleto di una donna che ha cambiato il volto della moda. È una favola moderna che affascina e ispira, ma che avrebbe potuto osare di più nel svelare le ombre dietro il mito. Il film si rivela una celebrazione brillante, ma alla fine troppo superficiale, di una vita vissuta all’insegna del glamour e del successo. Tecnicamente impeccabile, glissa sugli aspetti più realistici, mondani e crudi della sua enigmatica e complessa protagonista.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

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