Roma FF11 – Dino Risi Forever: recensione
Il MAXXI in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma ha presentato, in chiusura dell’undicesima edizione, Dino Risi Forever cortometraggio realizzato dallo sceneggiatore Fabrizio Corallo. In occasione del centenario della nascita di uno dei più grandi registi, Fabrizio Corallo ricorda il maestro della commedia italiana, scomparso nel 2008, attraverso una video intervista in cui Risi, auto esponendosi, racconta gli aneddoti e i ricordi legati al suo percorso cinematografico; a intervenire vi sono anche produttori, collaboratori e registi internazionali con il quale lavorò.
In 45′ minuti Dino Risi, con ironia e sarcasmo, riporta alla memoria alcuni degli episodi indimenticabili della sua vita, ripercorrendo i propri sogni e passioni prima di intraprendere la carriera cinematografica, gli esordi al cinema e il successo inaspettato. Grazie alla suddivisione in paragrafi, Corallo riesce a narrare una storia biografica in maniera semplice e lineare inserendo foto inedite e interviste omaggio a una delle “leggende” italiane.
Dino Risi Forever permette allo spettatore di conoscere più approfonditamente l’artista e quel che ne risulta è sorprendente. Ci si trova di fronte a un uomo, o meglio un intellettuale sopraffino con la capacità di leggersi criticamente in profondità ed esaminarsi in superficie mantenendo la consapevolezza della propria creatività senza però mai prendersi troppo sul serio (aspetto evidente quando parla delle sue “marachelle” durante il periodo adolescenziale).
In questo breve cortometraggio, il pubblico viene coinvolto dalle piccole curiosità personali del regista come l’amore per la figlia di Visconti o la passione per il giornalismo, tutti pezzi di un puzzle che hanno permesso la realizzazione di alcuni dei suoi film più celebri. Parlando di Dino Risi è fondamentale sottolinearne però anche la sua visione sociale e politica dell’ Italia (in particolar modo quella del dopoguerra), elemento caratterizzante di alcuni dei suoi capolavori, come non citare Il Sorpasso, affresco cinematografico più rappresentativo dell’Italia ai tempi del miracolo economico.
Con uno stile tecnico tipicamente europeo, Risi ha rappresentato sul grande schermo il continuo progredire di una società attraverso uomini spesso poveri e “cialtroni” ma con un cuore grande.
Il suo dirigere commedie trattando di temi delicati con leggerezza e quotidianità affiancando il divertimento alla commozione, ha fondato un nuovo modo di fare cinema, per cui non vi è da sorprendersi se la critica oggigiorno lo accosta al pari di Fellini e Antonioni perché proprio come loro, la sua genialità ha lasciato dietro di sé un’impronta indelebile.
Un segno incancellabile anche per chi lo ha conosciuto nella sua esistenza. A ricordarlo è sopratutto l’attrice Elsa Martinelli, Fulvia in Un Amore a Roma (1960), che lo ricorda con le seguenti parole:
Al di là del talento, dell’ironia e del sarcasmo, Dino è stato uno dei pochi registi con il quale ho lavorato, a dirigermi divinamente e io sono felice di ricordarlo come l’uomo più divertente che abbia mai conosciuto.