Doctor Who 9×01 e 9×02: recensione season opening
Grande fibrillazione ed attesa hanno accompagnato l’arrivo della nuova stagione di Doctor Who. La serie dei record britannica, in onda da sempre su BBC One, giunta alla nona stagione (trentacinque, se contiamo anche la serie Classica), vede nuovamente Peter Capaldi nei panni del Dodicesimo Dottore, Jenna Coleman al suo fianco come sua companion Clara Oswald e Michelle Gomez tornata nelle vesti di Missy, l’incarnazione femminile del Maestro.
Dopo una precedente stagione caratterizzata da una trama orizzontale meno vivace del solito – se si pensa alle prime due stagioni, la quinta e la sesta, che hanno accompagnato l’Undicesimo – ma ricca di episodi-gioiello culminati in un doppio season finale da cardiopalma, con il ritorno del Maestro, le aspettative nei confronti della nuova stagione si sono fatte via via più elevate. E non tanto per le interpretazioni, sempre all’altezza, dei protagonisti – Peter Capaldi, fra tutti, ha convinto pienamente anche i più scettici – quanto verso nuove storie da raccontare e nuovi (e vecchi) personaggi da incontrare e fronteggiare.
Sotto la supervisione di Steven Moffat, showrunner della serie dal 2011, la nona stagione di Doctor Who è partita stupendo tutti. Il buon Moffat, considerato ormai dai tv addicted come il George R.R. Martin della televisione, o meglio ancora, come la versione maschile ed europea di Shonda Rhimes, ha colpito in pieno il bersaglio dei feels (e non solo) portando in scena una vecchia conoscenza del Dottore: Davros, creatore dei Dalek.
Con The Magician’s Apprentice e The Witch’s Familiar, i doppi episodi tornano ad essere protagonisti nella nuova stagione.
La formula del doppio episodio, praticamente assente nella stagione precedente se non nel finale, torna ad essere un must facendo il suo debutto proprio nel season opening.
(Spoiler Alert)
Nelle prime scene di The Magician’s Apprentice si gettano le basi di quel che sarà poi sarà l’intreccio della storia in The Witch’s Familiar: troviamo Clara impegnata nella sua routine quotidiana (insegnante di giorno, collaboratrice della UNIT di notte), il Dottore relegato in un luogo misterioso ed un’oscuro figuro, chiamato Colony Sarff, alle sue calcagna. Venuta a conoscenza della questione, Missy escogita un piano geniale per attirare l’attenzione dei terrestri ed in particolare di Clara, persuadendo poi la ragazza a credere nelle sue buone intenzioni e cercare il Signore del Tempo nascosto chissà dove.
L’ingegno di Moffat viene fuori già in questo breve prologo: da un lato sappiamo già che c’è qualcosa che non va nell’Universo, qual è il motivo che spinge qualcuno a voler insistentemente il Dottore proprio in quel momento? È una semplice trappola o qualcosa di diverso? Dall’altro la presenza di Missy e del suo piano per farsi notare: da questo punto di vista, lo showrunner risolve la questione in breve tempo lasciandoci spiazzati (ammettiamolo: quanti di voi hanno creduto che lo stratagemma degli aerei bloccati avrebbe avuto un’importanza maggiore?).
Andiamo avanti, ma più rapidamente. L’insolita coppia formata da Clara e Missy riesce a trovare il Dottore i quali, con un’entrata letteralmente leggendaria, fa il suo ingresso nella stagione sfoggiando una presenza veramente stupefacente. Il vivace incontro fra il trio viene interrotto da Colony Sarff che finalmente riesce a portare il Dottore dal suo padrone: Davros.
Queste prime puntate riescono, con pochi semplici elementi, ma ben costruiti, a colpire gli spettatori e a trasportarli di prepotenza dentro la stagione senza passare dal via.
– Il ritorno di un arcinemico come Davros e del pianeta Skaro altro non fanno che cementare ancora di più il rapporto del NewWho con la serie Classica, accendendo nelle nuove generazioni di Whovians una sana curiosità verso serial che costituiscono la medesima linea di luoghi e personaggi (Genesis of the Daleks con protagonista il Quarto Dottore ne è un esempio).
– Dialoghi dipinti a pennello su ogni singolo personaggio ne esaltano e scolpiscono il carattere: Missy è probabilmente la grandissima sorpresa di questo entusiasmante intro. Già dalle prime scene che la vedono protagonista, iniziamo a scorgere quella che è la vera essenza del Maestro: l’umorismo nero e una sfacciata e ironica arroganza, portata alla luce tra battibecchi senza esclusione di colpi, non riescono a nascondere sentimenti contrastanti nel rapporto fra due amici/nemici di sempre, il Dottore e il Maestro (colpisce come una bomba la risposta di Missy a Clara nel suo rapporto col Time Lord:“Tu sei il cucciolo.”). Appare chiara quindi la voglia di Missy nel prevalere sulla companion, forse mossa anche da un’implicita gelosia, e riprendere il posto che le spetta: affianco al Dottore nel bene e nel male.
– La rivalità tra le due donne è da vera comprimaria: la loro alleanza è un continuo su e giù che dapprima piazza, poi bilancia i due personaggi elevandole a vicenda. Colpisce anche l’atteggiamento di Clara Oswald, qui meno prevalente del solito e per questo meglio caratterizzata e convincente nel ruolo di valida assistente e amica del Dottore.
– Wibbly wobbly timey wimey. Chi ha creato i Dalek? Davros. Ma chi ha creato Davros? O l’idea che ha ispirato il diabolico scienziato nel concepimento degli spietati guerrieri senza emozioni? L’utilizzo del viaggio del tempo è splendidamente realizzato e le sorti del piccolo Davros, intrappolato in un campo manato, sono il collante che tiene vivo più che mai l’interesse verso un finale costantemente aperto.
– Il confronto-scontro tra il Dottore e Davros è la punta di diamante di questa splendida season opening: se in Into the Dalek alla domanda del Dottore a Clara “Sono un uomo buono?” la risposta ricevuta da un Dalek era stata “Sei un Dalek buono”, in The Witch’s Familiar è proprio Davros a chiedere al Dottore “Sono un buon uomo?” con annessa risposta “Non sei un buon Dottore”. Parallelismi e contrapposizioni che rimettono ancora una volta in discussione la missione del Time Lord fuggito secoli prima da Gallifrey. Eppure si insinua la certezza dell’autenticità di un uomo mosso da sentimenti veri quanto cupi come rabbia, desiderio di vendetta, ma anche quella compassione – a detta di Davros, sbagliata – che prevale come un macigno e il più delle volte bilancia le scelte del Dottore. Ed è proprio quella compassione a renderlo diverso dal suo nemico.
Spunti per una più profonda riflessione su queste due puntate potrebbero esser materia di un saggio ben più ampio. Una sceneggiatura fin da subito interessante, ricca di elementi di chiusura (sappiamo finalmente come ha fatto Missy a salvarsi da Death in Heaven) e anche di nuove supposizioni e punti di partenza, ci rendono più che ansiosi – ovviamente in senso buono – verso una stagione qualitativamente ed emotivamente superiore, se non altro, alla precedente.
Secondo voi, quale sarà l’elemento di trama orizzontale che ci accompagnerà? I piani malvagi di Missy? La riscoperta di Gallifrey? Il Testamento del Dottore? O il suo passato?