Don’t crack under pressure: recensione del documentario di Thierry Donard
Don’t crack under pressure di Thiery Donard e l’equipe di La Nuit de la Glisse è un film adrenalinico che segue le avventure di diversi gruppi di professionisti di sport estremi (Sciatori, surfisti, snowborder, piloti dotati di tuta alare). Il film si apre con lo ski e un gruppo di tre uomini pronti a sfidare le montagne. Prima di iniziare la performance, la paura è tanta ma, ci raccontano i nostri protagonisti, è fondamentale trasformarla in adrenalina e giocarci fino a quando tutte queste emozioni possono essere sopportabili. Purtroppo esistono anche gli incidenti, ed è così che il film si articola in diverse sequenze che ripercorrono cronologicamente tutto ciò che è successo prima e dopo l’incidente di uno degli sportivi, quasi come un racconto biografico.
La montagna non è la sola componente naturale da sfidare; le altri grandi fortezze naturali che aiutano gli atleti a mettersi in gioco con se stessi sono l’aria e l’acqua, quindi le attività di wingsuit, freediving, surf, kite surf e stand-up paddle. Uno degli atleti che praticano wingsuit ci dice che un lancio nel vuoto può essere una delle attività più quiete e tranquille. E proprio questa sensazione di pace si collega all’attività del freediving dove vediamo Davide Carerra immergersi nell’oceano, anche tra gli squali, e nuotare in uno stato di grazia con il quale risulta semplice capire l’amore verso questo sport. Grazie a lui capiamo che la meditazione e la consapevolezza di se stessi sono indispensabili per sfidare le nostre abilità, che sono abilità fisiche ma soprattutto mentali. Parla di concentrazione anche l’atleta di Kite Surf che in questo documentario ci regala incredibili performance, come anche surfisti e gli atleti di stand-up paddle che sfidano le onde regalandoci spettacoli unici.
Don’t crack under pressure: il documentario di Thierry Donard girato interamente in 4k
In Don’t crack under pressure le performance sono filmate tutte con l’uso del 4k. Questa risoluzione permette allo spettatore di vivere il documentario con una qualità di immagini straordinaria che si presta nel migliore dei modi ad accompagnare le prove degli atleti sullo schermo. Non si possono non citare le visioni panoramiche mozzafiato che donano un senso di vasto e potente al quale il piccolo gesto dell’atleta risulta in qualche modo epico. Ed è in questo discorso che il colore scuro delle montagne sovrastato dal bianco della neve creano una scenografia perfetta per il piccolo atleta che tenta la sua impresa. Anche le riprese tra le onde, che vedono protagonisti i surfisti, le riprese sotto l’acqua dell’atleta che medita con le gambe in posizione di yoga seduto sul fondale dell’oceano, le riprese che gli stessi atleti fanno di loro stessi durante la performance creano una visione a 360° e fanno capire cosa voglia dire portare avanti questa professione e donare ai telespettatori delle performance da ricordare. Da non sottovalutare anche la colonna sonora, che in questo documentario gioca un ruolo fondamentale sia durante i momenti adrenalinici, scandendo i tempi dell’azione dei nostri atleti, sia nei momenti più introspettivi dove l’uomo osserva estasiato la potenza di Madre Natura e allo stesso tempo sente di farne parte seppur nella sua piccolezza. È proprio questo che lo spettatore si porta a casa dal documentario: superare se stessi e avvicinarsi alla grandezza di tutto ciò che ci circonda. Lo sport è visto come connessione, non solo tra esseri umani (l’importanza del gruppo e del condividere l’esperienza) ma anche tra l’essere umano e la Natura.
A Don’t crack under pressure, al cinema il 14 e il 15 dicembre con Nexo Digital, hanno partecipato Karsten Gefle, wille Lindberg, Loic Collomb-Patton, Silvia Moser, Matt Annetts, Mathias Wiss, Christofer Espen, Van Monk, Davide Carrara, Matahi Drollet, Mateia Hiquily, Hira Teriinatoofa, Tikanui Smith, Jesse Richman e Patrice Chanzy.