Dove vai in vacanza? – recensione del film a episodi di Salce-Bolognini-Sordi
Dove vai in vacanza? è un film a episodi che racconta un'Italia ormai lontana, ma mai dimenticata.
Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio, Alberto Sordi. Luciano Salce, Mauro Bolognini, Alberto Sordi. Un dentista spera di passare le ferie con l’ex moglie (Stefania Sandrelli). Un organizzatore di safari (ex imbalsamatore di maiali) si fa coinvolgere da una bionda in un omicidio. Una coppia di fruttivendoli si fa organizzare dai propri figli una “vacanza intelligente”. Questo racconta uno degli ultimi esempi di film “collettivo” della commedia all’italiana, Dove vai in vacanza? (1978), di Salce, Bolognini e Sordi, opera che ruota intorno a un tema, le vacanze appunto, e lo “analizza” in vari sensi e con vari colori, a seconda del cineasta che dirige l’episodio. Dove vai in vacanza? è composto da tre episodi, partendo con il Sarò tutta per te di Bolognini, passando per il Sì buana di Salce, per finire con Le vacanze intelligenti di Sordi.
Dove vai in vacanza? – il racconto quasi femminista di Stefania Sandrelli e di Ugo Tognazzi
Il primo episodio si costruisce tutto su Ugo Tognazzi, uno dei Mostri della commedia all’italiana, che ha da sempre incarnato il cinico borghese, l’uomo che si fa da sé, innamorato della Donna, soprattutto se giovane, bella, in balia del maschio, più grande di lei e con molti soldi. Qui, in Sarò tutta per te, incarna Enrico che inciampa in una donna nuova, ribelle, libera, indipendente e spregiudicata. Dopo aver ricevuto la telefonata di Giuliana, l’ex moglie, che lo invita a passare con lei, nella casa di un suo amico, qualche giorno di ferie, Enrico prepara le valigie, pieno di aspettative e desiderio, e va, pronto a “riabbracciare” il corpo di Giuliana.
L’uomo però, al suo arrivo, non trova ciò che le parole di Giuliana gli avevano fatto sperare, in quel “Sarò tutta per te” c’è tutto un retaggio culturale che costruisce una donna desiderata e un uomo desiderante, una donna da possedere e un uomo che possiede. Dal dialogo tra Giuliana, e le sue amiche, e Enrico è chiaro che questo rapporto non ha più ragion d’essere, le donne non vogliono più essere assoggettate, guidate, condizionate. Giuliana non è quella di un tempo, scrive per un giornale femminista, ha molti amici con cui passa il tempo come meglio crede, promette e si promette agli uomini ma, poi, se si stufa, volta pagina, cambia amico e situazione. Non è più oggetto nelle mani di qualcuno e lo si capisce anche nel rapporto con l’ex marito. Enrico incontra in quella casa una miriade di persone che passano di lì per fare un saluto, per ricevere ospitalità, e l’incontro di passione con la donna svanisce perché per lei c’è sempre qualcos’altro da fare, qualcun altro da accogliere.
Tognazzi, per riempire di senso Enrico, porta con sé molti degli uomini da lui incarnati, quegli uomini talmente desideranti da soccombere, talmente forti da essere poi in realtà i più fragili, così quando Giuliana scappa e non gli si concede (perché lei non vuole) ci appare spaesato, intimorito, dubbioso. La donna cerca di spiegarglielo, gli dimostra cosa lei ha provato durante il matrimonio, sentendosi un mero oggetto, ma lui non comprende il discorso almeno fino a quando non fallisce come Maschio, inteso come costruzione culturale.
Enrico, nel soccombere sotto molti punti di vista, rappresenta tutti quegli uomini che non stanno dietro ai cambiamenti della società, che non comprendono ciò che la donna può fare e ciò che nella dinamica tra uomo-donna non funziona.
Dove vai in vacanza? – un mediocre italiano che sbaglia tutto ciò che fa
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Nel secondo episodio, Sì buana – versione caricaturale di La breve vita felice di Francis Macomber, primo testo di I quarantanove racconti di Hemingway, citato e parodiato più volte -, Arturo (Paolo Villaggio) è uno che per lavorare si finge africanista e così organizza tour nell’Africa nera. Arturo è un mediocre, non sa parlare italiano, non sa parlare inglese, non sa nulla dell’Africa eppure ottiene il lavoro, sarà per quel suo essere tanto disperato e asservito al potente di turno, chiunque esso sia. Villaggio ha creato un tipo umano ben preciso ed è impossibile non vedere ciò in Arturo: durante il colloquio con il suo futuro capo/Gigi Reder (il mai dimenticato Ragionier Filini), ci sono Fantozzi, Fracchia e tutti quegli ultimi con la canottiera bianca, che si sbattono per sopravvivere. Fa eco in questo episodio la comicità fantozziana che regala all’attore genovese enorme popolarità negli anni ’70, quella sua triste ironia, boccaccesca e greve ma estremamente disperata, che lo vede sbagliare sempre e comunque, mettere il piede in fallo proprio nel momento in cui tutto sembra tornare al proprio posto, correre dietro alle donne con cui non potrà mai essere felice.
Arturo tenta di non soccombere, muove le braccia e le gambe nervosamente per non affogare ma invece di tornare a galla va sempre più a fondo: si mette d’accordo con il Cavalier Colombi, uno degli ospiti del villaggio, per uccidere un leone (animale protetto) e riconquistare così la moglie, la bella e giovane Margherita; il protagonista dovrebbe capire che è un’impresa disperata e sbagliata ma si allea ancora una volta con il “potente” di turno per quel desiderio distorto di rivalsa. Sbaglia anche quando si fa avvicinare da Margherita che lo prega di aiutarla ad uccidere il coniuge ma non capisce che lui non ha le armi per gestire questa situazione e questa donna. Arturo, come molti antieroi della commedia italiana, non ha la percezione dei propri limiti e crede fin troppo nella fortuna, ma come spesso capita, la dea bendata si volta dall’altra parte.
Dove vai in vacanza?: il racconto infernale di una vacanza intelligente
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Il terzo episodio di Dove vai in vacanza?, intitolato Le vacanze intelligenti, si costruisce sulla coppia Alberto Sordi, simbolo dell’età dell’oro della commedia all’italiana, e Anna Longhi che danno corpo a due genitori, di buon cuore e un po’ ingenui, che si ritrovano in vacanza, immersi in un tour estenuante tra arte, musei, visite guidate e cibi light, il tutto organizzato dai loro figli. Un vero incubo per Remo e Augusta, colonne portanti della cultura romanesca, abituati al loro negozio di frutta e alla loro vita, non a installazioni, statue e sculture. Sordi scrive un inno all’uomo qualunque che viene scaraventato in un ambiente non suo: alla Biennale di Venezia Remo e Augusta sono come due elefanti in un negozio di cristalli, si appoggiano alle opere d’arte credendole semplici muri, si siedono su una sedia d’autore esposta, cercano un bagno e un bar come se si trovassero in un centro commerciale; questo non per mancanza di rispetto ma per assenza completa di informazioni.
Tra una visita alla Necropoli di Cerveteri e una alla Biennale lo spettatore si sente molto più vicino alla fragilità di chi non è pronto, di Remo e Augusta che alla brutale bestialità ipermoderna dei figli, radical chic e intellettualoidi. Mentre per le creature vicine alla laurea i genitori sono dei “mostri” da indottrinare alla civiltà, per chi guarda, invece, i “mostri” sono proprio gli “insegnanti”, capaci di umiliare, snaturare Remo e Augusta.
Il terzo episodio mostra una società completamente in balia del nuovo (che si esplica nell’arredamento della casa) e un essere umano conformato all’apparenza. C’è un codice di comportamento, si deve essere in un certo modo per far parte della “nuova società” – Augusta e Remo vengono mandati in vacanza e nel frattempo i figli gettano i vecchi mobili e li sostituiscono con altri moderni – e solo chi è conforme a tutto ciò è idoneo ad abitare il “mondo”. Si scontrano così due stili di vita opposti, da una parte la tradizione, il godimento delle cose più semplici e genuine, dall’altra la costruzione del piacere e del bello; ma Sordi termina il film con una scena distensiva in cui vecchio e nuovo si incontrano mescolandosi.
La pellicola, che respira la temperie culturale degli anni ’70, è in grado di portare in scena il tipico italiano medio, lo viviseziona e ne mette in luce vizi e fragilità. Così Bolognini, con Sarò tutta per te mostra l’incontro/scontro – all’italiana, post ’68 -, uomo-donna, Salce, con Sì buana, grazie al mediocre per antonomasia, interpretato da Villaggio, sviscera, tra riso e compassione, l’incapacità dell’uomo qualunque di salvarsi dalla melma che lo sotterra, infine, con Le vacanze intelligenti, Sordi usa molti degli stilemi cari alla commedia all’italiana per portare a galla le pochezze dei suoi contemporanei.