Dragon Ball Super: Broly – recensione del film

Dragon Ball Super: Broly è un connubio perfettamente orchestrato di tecniche d’animazione: un piacere indescrivibile e inebriante per lo spettatore.

Per svariati anni l’infinita battaglia dei Super Saiyan, mitici guerrieri nati dalla mente di Akira Toriyama, contro se stessi e contro altri combattenti, è stata portata avanti grazie a svariate serie tv anime e ai volumi manga dai quali sono tratte. In molteplici modi è stato possibile seguire gli allenamenti di Son Goku, indiscusso eroe principale, e di Vegeta, intenzionati ad accrescere la propria potenza sino, talvolta, a “squarciare” i confini dei propri corpi e della realtà, esplorando abilità di cui non si era ancora sospettata l’esistenza. Tanto infinita quanto affascinante è la variegata mitologia di Dragon Ball, che ruota attorno a numeri precisi: quarantadue, come i volumi tankobon pubblicati fra gli anni ’80 e ’90, e diciannove, come i film per il grande schermo realizzati dalla Toei (se si escludono i tre special televisivi); due sono, invece, le serie principali attraverso cui si snodano le vicende cardine, mentre altre due quelle considerate sequel ufficiali.

Dragon Ball Super: Broly Cinematographe.it

Ed è proprio da una di queste ultime serie completive, ovvero Dragon Ball Super, che finalmente si giunge a inserire il tassello che Dragon Ball Super: Broly costituisce all’interno del complesso cosmo ideato da Toriyama. Il film, prodotto da Toei Animation, è il primo adattamento cinematografico della serie anime Super e rappresenta un vero e proprio reboot che sceglie di slegarsi dai precedenti film del franchise (ne sono tre) per abbracciare con maggior fedeltà la figura di Broly, rendendo giustizia a quello che sicuramente è il più carismatico fra i personaggi ancora privi, nell’intero universo di Dragon Ball, di un capitolo a loro dedicato. Certo, svariate volte abbiamo visto Broly incarnare l’antagonista principale, e più precisamente dal 1993, anno in cui il film Dragon Ball Z: il Super Saiyan della leggenda ha presentato al mondo, per la prima volta, le potenzialità del personaggio. Tuttavia non si era ancora visto questo “antieroe” vestire i panni del protagonista, cosa assai curiosa data la centralità che a Broly, il Super Saiyan leggendario, è sempre stata riconosciuta e affidata, sebbene spesso in maniera trasversale.

Dragon Ball Super: Broly esplora la genesi della razza dei Saiyan

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Dragon Ball Super: Broly è scisso in due archi temporali ben distinti e profondamente discordi, per ritmo e forma: il primo, di “formazione”, illustra la storia della razza dei Saiyan senza temere la descrizione circostanziata, ambientato una quarantina d’anni prima del celebre Torneo della Potenza, quando il pianeta Vegeta ancora occupava uno spazio nell’universo; il secondo, volto allo spettacolo cinematografico propriamente detto, è incentrato sull’interminabile lotta che scaturisce dalla decisione di Re Cold, mirata ad affidare all’intimidatorio Freezer un posto di rilievo nella successione gerarchica. L’aver designato Freezer come unico erede darà il via a una successione di eventi culminante in uno spietato genocidio da parte di Freezer ai danni della razza Saiyan, fra cui solo pochi guerrieri rimasti in terre remote riusciranno a salvarsi. Fra questi superstiti si contano, quarant’anni dopo, proprio un Broly ormai cresciuto e suo padre Paragas, che si scontreranno con Son Goku e Vegeta.

Dragon Ball Super: Broly è un inebriante connubio di tecniche d’animazione

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È un piacere indescrivibile e inebriante, per gli occhi dello spettatore (soprattutto quello avvezzo all’universo di Dragon Ball), constatare che Dragon Ball Super: Broly sia un connubio perfettamente orchestrato di tecniche d’animazione, dove il classico riesce ad amalgamarsi sapientemente con la più recente CGI senza permettere che quest’ultima risulti, per un solo momento, invadente o superflua: l’incontro delle due scuole sembra, anzi, fondamentale ai fini di una fluidità e di una bellezza che ricorda la tradizione delle serie anime per la tv ma non rinuncia a una spettacolarizzazione squisitamente moderna e sperimentale.

Colori digitali e disegni si alternano senza timore di fondersi l’uno con gli altri, e il lavoro sul sonoro rende il film un piacere arricchito da un atipico gusto per il ritmo, per la coreografia delle battaglie e per la narrazione, che, pur non risparmiandosi qualche pecca sul livello della scrittura, risulta scorrevole. Al netto di qualche balzo di sceneggiatura, in cui si preferisce non andare incontro all’“ultimo arrivato” per prediligere la sintesi, Dragon Ball Super: Broly è un prodotto stupefacente a metà strada fra un film televisivo dai toni epici e l’esperienza tridimensionale fruibile nella sola sala, riuscendo a superare il confine della semplice animazione.

Il film è al cinema dal 28 febbraio 2019, distribuito da Anime Factory di Koch Media.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.3