Due sotto il burqa: recensione del film di Sou Abadi
Una commedia divertente, profonda e spirituale che realizza una intelligente critica all'Islam radicale.
Due sotto il burqa (Cherchez la Femme!) è un film del 2017 diretto da Sou Abadi, con Félix Moati, Camélia Jordana, William Lebghil, Anne Alvaro e Carl Malapa.
Felix Moati interpreta Armand, figlio di immigrati iraniani, un ragazzo innamorato di Leila (Camelia Jordana), una ragazza araba iscritta con Armand all’università di Parigi. I due sono destinati a trascorrere alcuni mesi a New York alle Nazioni Unite, ma questo piano sembra diventare irrealizzabile quando il fratello di Leila, Mahmoud, torna da un lungo viaggio nello Yemen totalmente cambiato e dedito alla causa dei Fratelli Musulmani.
Mahmoud impone la sua ideologia radicale alla sua famiglia e finisce per vietare a Leila di vedere Armand, sequestrandola letteralmente nell’appartamento insieme al fratello minore, Sinna. Armand, desiderando liberare Leila dalle catene del fratello e dalle sue follie religiose, decide che l’unico modo di poterla vedere è fingersi una ragazza musulmana devota come Mahmoud, tale Sheherazade, nascondendosi sotto lo chador. Il suo piano funziona così bene che Mahmoud finisce per innamorarsi della timida Sheherazade e Armand, in bilico tra due identità, dovrà barcamenarsi tra le continue attenzioni di Mahmoud e il rischio di farsi scoprire.
Due sotto il burqa: il film diretto da Sou Abadi
Come suggerisce il titolo inglese, Some Like It Veiled, il film di Sou Abadi riprende il concetto del camuffamento dal film A qualcuno piace caldo di Billy Wilder, e lo trasla all’età del fondamentalismo islamico. Sou Abadi, nata in Iran ma trasferitasi in Francia quando aveva 15 anni, ha vissuto la rivoluzione del 1979 dell’Ayatollah Khomeini; ed è da questo punto e da questo contesto che parte Due sotto il burqa, una pellicola che trasforma una difficile questione sociale, come la radicalizzazione islamica, in una brillante commedia, realizzando una intelligente critica all’Islam radicale.
Sou Abadi ha costruito il suo primo film attorno al travestimento, dando libero sfogo a tutta una serie di eventi comici e di momenti divertenti, tra scambi di persona e irresistibili fraintendimenti. Lo script gioca da un lato sull’interpretazione estremistica e retrograda del Corano e dall’altro su una visione più libertaria dei valori islamici, fonte di poesia e di immagini di sempiterna bellezza. L’obiettivo del film è dimostrare che si devono leggere, comprendere ed interpretare i testi sacri con un’anima e una mente aperta.
Due sotto il burqa è una commedia divertente, profonda e spirituale che realizza una intelligente critica all’Islam radicale
Attraverso la commedia, Sou Abadi disegna il ritratto di una Francia con tanti volti. Il rifiuto del dogmatismo è la chiave di questa pellicola, che spinge quindi la regista a prendere in giro tutti, una risata che non risparmia nessuno: prende in giro tanto i giovani radicalizzati ma anche i vecchi rivoluzionari iraniani, travolti da questa società attuale. La scelta della commedia per affrontare il tema del radicalismo è molto audace: il film riesce ad osare laddove è molto difficile farlo e non sprofonda nell’assurdo e neppure nel grottesco. In questo film trovano la genesi molti dialoghi abilmente scritti, che toccano vette di poesia quasi disattese in un film comico.
Sou Abadi non caratterizza troppo i suoi personaggi e non li rende delle caricature puramente grottesche. Mahmoud è un personaggio più profondo di quanto sembri, come anche altri personaggi del film, tra cui i giovani della suburbia francese. La regista si sforza per mostrare i motivi per i quali i ragazzi delle banlieue, come Mahmoud e i suoi amici, si rivolgono al fondamentalismo e alla radicalizzazione per risolversi, essendo persone sole che vivono in un paese in cui si sentono inevitabilmente scartate e rigettate.
Due sotto il burqa è una commedia divertente, profonda e spirituale, portata in alto da un cast brillante, che nonostante le tematiche delicate che affronta ed una apprezzabile intenzione, soffre di alcuni difetti narrativi soprattutto quando si accinge verso la conclusione. Due sotto il burqa, dopo una impostazione convincente e uno sviluppo accettabile, termina con delle scene fin troppo semplicistiche che, pur di donare un lieto fine a tutti ad ogni costo, non risolve e non dona una direzione ai suoi personaggi più tormentati, un finale deludente che non inficia però quanto di buono visto in precedenza.