Dune – Parte Due: recensione del film di Denis Villeneuve
La rinascita della fantascienza attraverso le sabbie di Arrakis.
Una delle pellicole più attese del 2024 finalmente esce in sala. Dune – Parte Due non richiede presentazioni o preamboli. Le immagini, il sonoro e le interpretazioni parlano da sole ad ogni minuto di pellicola. Torna alla regia il fortunatissimo regista Denis Villeneuve che fa sentire prepotentemente la sua mano in una storia dal passato maledetto. Un film da vedere categoricamente in sala, che mantiene dei livelli fuori dal comune per tutti i 166 minuti di girato. Pochissime produzioni sono mai riuscite ad eguagliare in termini di resa cinematografica come il Dune di Villeneuve, e con questo secondo capitolo continua la sua navigazione a gonfie vele senza perdere quasi mai un colpo.
Dune – Parte Due, le cronache del Muad’Dib
Ripreso poco dopo il finale di Dune, Dune – Parte Due segue la vita nel sietch del Duca Paul Atreides (Timothée Chalamet) alla riconquista del suo posto come governatore di Arrakis, e alla ricerca di vendetta dei torti subiti dalla sua casa. Immagini evocative, sogni premonitori e la Guerra Santa che pare inevitabile, sono pensieri che inibiscono Paul dal seguire quello che sarà il suo destino. In questa pellicola continuano i distaccamenti dall’opera letteraria originale: alcuni personaggi mancano e la via sembra che avrà sbocchi diversi. Da una parte alcune scelte risultano funzionali alla trasposizione di un romanzo complicatissimo nella sua scrittura, che ha dato filo da torcere a registi come David Lych e a Alejandro Jodorowsky, mentre in alcune situazioni si sente una certa presa di posizione che potrebbe far storcere il naso agli amanti del Ciclo.
Il barone Vladimir Harkonnen (Stellan Skarsgard) è intenzionato a riprendere il totale controllo della produzione di spezia, anche se i Fremen, sotto la guida di Usul Muad’Dib (nome Fremen di Paul), continuano con violenza a ostacolare i suoi intenti con azioni di guerriglia. Le scene d’azione sono rappresentate con naturalismo; si sente tutto il pathos di una lotta corpo a corpo all’ultimo sangue senza imporsi mai come argomento principale dell’intera pellicola. Dune funziona su tutti i livelli, anche se sul piano spirituale/alto religioso inizia a vacillare dando più credito alle azioni concrete, prendendo posizioni sempre più libere dall’opera da cui è tratto.
Stupefacente, ma c’è un ma
Una regia piena di sfumature, ogni fermo immagine è un quadro da incorniciare e studiare nei corsi di cinema. La direzione della fotografia ha fatto un lavoro magistrale (Greig Fraiser), in particolare sul pianeta degli Harkonnen, Giedi Primo, si toccano apici altissimi di spettacolarità e maestria autoriale. In concomitanza agli effetti speciali pregiatissimi, Dune – Parte Due è un piacere per gli occhi. Uno di quei film che sono nati e concepiti solo ed esclusivamente per le sale cinematografiche. In un mondo sempre più orientato sullo streaming, questi lavori, come anche Oppenheimer ad esempio, spingono tantissimi spettatori a riempire i cinema di tutto il mondo, ricalcando le gesta dei grandi kolossal del cinema post-moderno.
Dialoghi scritti con superba caratura, ma che talvolta sfociano nel pedissequo e ripetitivo, cosa che nei libri non accade praticamente in nessuna situazione: ogni elemento di ripetizione e spiegazione viene sempre accompagnato e giustificato da situazioni che richiedono effettivamente un’affermazione delle volontà dei protagonisti, mentre nella pellicola è più semplice perdersi. Il materiale del primo libro è estremamente denso, e forse la cosa migliore sarebbe stata costruire la trilogia solo su di esso. Villeneuve invece a quanto pare ha deciso di condensare tutto in due film, per poi aprire molto probabilmente il terzo film della trilogia adattando Il messia di Dune. Una direzione che fa scelte non sempre condivisibili e che tende a concentrarsi solo su una piccola parte dell’universo creato da Frank Herbert.
Con interpretazioni che sicuramente puntano agli Oscar 2025, il cast non delude mai. Timothée Chalamet, Zendaya, nel ruolo di Chani, Austin Butler e Rebecca Ferguson, rispettivamente Feyd-Rautha e Lady Jessica, portano interpretazioni più che credibili. Dalla rabbia alla tristezza, dal gioco di potere ai sentimentalismi, le gradazioni dello scibile umano vengono rapportate ai territori alieni di Dune, rendendo l’ambiente in cui si svolgono le vicende perfettamente plausibile e meno estraneo.
Dune – Parte Due: valutazione e conclusione
Un soggetto che unisce il feudalesimo più convinto, alle navi spaziali, a mondi estranei e creature fuori dalla comprensione umana. La grandiosità di Dune – Parte Due sta nella sua efficiente spazialità, dove ecologia e guerra si sposano con grazia e vitalità. Se poi si aggiunge un comparto sonoro ineccepibile e musiche perfettamente sincronizzate, si ha un prodotto che vale tutti i soldi del biglietto, e anche qualcosa di più. Una fantascienza di cui abbiamo un bisogno necessario sia per sopperire alla mancanza di prodotti veramente curati sul piano degli effetti speciali, sia per interrogarci inevitabilmente sul nostro presente e sul nostro futuro. Seppur continuando il trend di distaccamento dai libri, l’universo creato dal regista funziona incontrastabile come l’adattamento di Shining di Stanley Kubrick, pronto a diventare un cult per le prossime generazioni. Dune non va solo visto, ma va vissuto sulle poltrone di un cinema. La curiosità di sapere come si concluderà questa trilogia è veramente forte, nella speranza di non ritrovarsi con cadute di stile violente e difficilmente recuperabili. In uscita il 28 Febbraio 2024, prodotto da Warner Bros. in collaborazione con Legendary Entertainment e Villeneuve Films.