Dylan Dog: Cronache dal pianeta dei morti – recensione

In un futuro in cui l’orrore è entrato a far parte del quotidiano, c’è ancora bisogno di un Indagatore dell’Incubo?

Forse più che mai.

Un Dylan Dog cinquantenne in una metropoli ormai abitata dai Ritornanti (così Tiziano Sclavi, creatore di Dylan Dog, ha battezzato i non-morti nel romanzo che ha dato inizio a tutto Dellamorte Dellamore), i ricordi che riaffiorano, le immagini che si ripetono nella sua mente, i vizi a cui aveva sempre rinunciato che invadono la sua vita e la sua psiche e tanto rimorso, tanta tristezza, tanta malinconia nella vita dell’Indagatore dell’Incubo più famoso al mondo.
Cronache dal pianeta dei morti, edito da Bao Publishing, racchiude le tre storie uscite prima dello Speciale 29 che, a partire dal 2015, racchiuderà annualmente storie ambientate nel futuro, un futuro oscuro e pieno di tenebra.

Cronache dal pianeta dei morti: molto, molto tempo fra

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Il pianeta dei morti

Fra vent’anni, Londra e forse il resto del mondo si troveranno senza risorse di fronte a un’epidemia di morti che ritornano in vita. Ma la parola vita è un eufemismo quando la tanto ambita eternità non è altro che uno stato semi vegetativo che rende zoppicanti e cannibali. In questo futuro, Dylan Dog è un uomo solo e depresso, nel ruolo di ispettore che un tempo fu del suo amico Bloch. L’ormai ex indagatore dell’incubo deve fare i conti con un grande peso sulla coscienza e capire se può essere d’aiuto ancora una volta.

Il pianeta dei morti è la prima e ultima storia del ciclo del Dylan Dog del futuro racchiuso nel volume Cronache dal pianeta dei morti, è la prima che troviamo da leggere ma cronologicamente l’ultima all’interno degli eventi.
Il racconto è un affresco sulla caduta di un eroe, l’unico modo in cui Dylan Dog poteva cadere, veleggiando con un galeone di legno sul Tamigi al fianco della sua più grande amica che, nelle ultime battute gli rammenta una cosa “Entrambi non abbiamo più ragione di esserci…perchè dove non c’è vita non c’è nè incubo nè morte.”
Ed è proprio sul finale della prima storia racchiusa nelle Cronache dal pianeta dei morti che il lettore, il fan più accanito dell’indagatore dell’incubo potrebbe versare qualche lacrima e farsi sopraffare dal magone, poichè Dylan Dog non esiste più ma rimane ugualmente immortale, incastonato all’interno di un’emozione più grande di qualsiasi altra, ovvero quella dell’Amore, con un evento, un lungo addio destinato a ripetersi nei secoli dei secoli.

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Il soggetto e la sceneggiatura di Alessandro Bilotta ci mostrano una storia melodrammatica e malinconica, un universo su cui vogliamo buttare l’occhio ma che temiamo, una storia fantastica, ricca di citazioni, da leggere e rileggere sia per lo stile narrativo sia per le battute pronunciate dai protagonisti che, unite ai disegni di Carmine Di Giandomenico e alla colorazione dello Studio Tenderini, fanno de Il pianeta dei morti, prima storia contenuta nel volume Cronache dal pianeta dei morti, un autentico capolavoro citazionista e malinconico, un gioiello raro capace di emozionare ad ogni rilettura.

Il tramonto dei vivi-morenti

Dopo l’inizio dell’epidemia, Dylan Dog ha dovuto rimettere in ordine i pensieri e provare a capire in quale nuovo mondo si stesse apprestando a vivere, o a morire. Questa è la storia di quel tentativo, il racconto un eroe ormai canuto che, scontrandosi con la fredda pietra del cambiamento, si ritrova solo. Londra è quella città in cui Il pianeta dei morti ha origine e fine. L’epidemia dei Ritornanti si manifesta con tutta la sua forza, il governo contiene dietro le recinzioni dei quartieri messi in quarantena, il gruppo terroristico Brave New World fa saltare le recinzioni, mentre sullo sfondo si svolge la campagna elettorale per il Primo Ministro.

Il secondo racconto incluso nelle Cronache dal pianeta dei morti è il racconto di un mondo freddo in cui Dylan Dog comincia ad apparire come un cimelio senza più ragion d’essere.
Il soggetto e la sceneggiatura sempre affidati ad Alessandro Bilotta, ci narrano di una Londra cupa, triste, funerea, plumbea in cui il nostro amato indagatore dell’incubo si aggira come un fantasma per i vicoli, senza una meta, senza più voglia di combattere, diventando un eroe non per qualcosa che non ha trovato il coraggio di fare diversi anni prima, ma per la forza di sopportare un dolore eterno e portarlo nel cuore per sempre.
Lo stile rispetto alla prima (ultima) storia delle Cronache dal pianeta dei morti è molto più orientata verso il noir, un tassello centrale della caduta del grande eroe che è Dylan e che continua ad essere nonostante le scelte sbagliate e gli avvenimenti socio politici che hanno cambiato radicalmente Londra e i personaggi a cui siamo legati.

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Il tratto di Daniela Vetro (questa volta abbandoniamo i colori per dedicarci al classico bianco e nero) avvolge il lettore catapultandolo all’interno di una storia spigolosa e di difficile digeribilità, non per la pesantezza delle tavole e della storia, quanto piuttosto per il messaggio di morte che porta con sé: i disegni sono taglienti, strizzano l’occhio ai grandi capolavori passati di Dylan Dog ma hanno anche un’impronta nuova e ben caratterizzata.

Addio, Groucho

Un evento terribile ha dato origine al racconto del futuro senza speranza: Il pianeta dei morti pone le sue fondamenta su un incidente senza ritorno che è allo stesso tempo una corsa contro il tempo e l’estenuante ticchettare di un orologio che manda al ralenti il tempo di un addio. Dylan Dog e Groucho hanno quindi anni in più e sembra mancar loro lo smalto di un tempo, qualcosa è andato male negli ultimi anni e forse quello che ha devastato le loro vite è stato solo l’arrivo della realtà in un mondo che a suo modo era sempre stato perfetto.

Addio, Groucho è la terza e ultima parte del volume delle Cronache dal pianeta dei morti e potrebbe essere considerata la storia dell’ultima indagine di Dylan Dog come lo conosciamo. Una storia molto triste, malinconica, cupa, che porta in scena il vero orrore e il dolore della perdita in tutta la sua cruda realtà. Alessandro Bilotta che firma nuovamente il soggetto e la sceneggiatura ci narra forse una delle storie più belle e strazianti dall’epoca de Il lungo addio e Finchè morte non vi separi, una storia che uccide pagina dopo pagina e regala emozioni uniche.

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Anche grazie ai disegni e alla colorazione di Paolo Martinello, l’esperienza visiva di Addio, Groucho è veramente unica nel suo genere, capace di generare emozioni contrastanti pagina dopo pagina, emozioni che variano dalla rabbia alla tristezza e alla solitudine.

In conclusione l’albo edito dalla Bao Publishing che racchiude le storie sopracitate uscite singolarmente all’interno di Dylan Dog Colorfest 2, Dylan Dog Albo Gigante 22 e Dylan Dog Colorfest 10 è assolutamente da avere e da non farsi scappare, per scoprire il possibile epilogo di uno dei personaggi più belli mai creati, per conoscere nuove storie di un grandissimo Autore e per apprezzare i fantastici colori e disegni di Artisti con la A maiuscola.
Cronache dal pianeta dei morti, inoltre, racchiude anche dei contenuti speciali che spaziano dalla creazione dei personaggi invecchiati di diversi anni fino alla genesi del progetto legato al Pianeta dei morti.

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Giudizio Orrore di carta

Sceneggiatura - 5
Personaggi - 5
Chine - 5
Emozioni - 5

5

Voto finale