Educazione Fisica: recensione del film di Stefano Cipani
Il film di Stefano Cipani, Educazione Fisica, con Giovanna Mezzogiorno, Claudio Santamaria, Sergio Rubini, Angela Finocchiaro e Raffaella Rea, è al cinema dal 16 marzo.
Un occhio all’educazione, ai ruoli, alle responsabilità, un occhio alla bestialità umana, al suo riconoscimento, alla sua condanna. La 30ª edizione dello Sguardi Altrove Film Festival parte dal secondo film diretto da Stefano Cipani (Mio fratello rincorre i dinosauri), Educazione Fisica, opera attinta dal teatro che denuncia la violenza e la mascolinità e traccia un quadro scoraggiante sul sistema educativo. Una pellicola diretta da un uomo per dare il là al festival al femminile, un’occasione per riflettere, polarizzata tra la colpevolezza e l’assunzione di responsabilità, tra il protezionismo genitoriale e l’egoistica preservazione della propria integrità. Il film è la trasposizione cinematografica di una pièce teatrale di Giorgio Scianna, La palestra, e alla direzione di Cipani, al suo secondo lungometraggio da regista, si accompagna la scrittura dei fratelli D’Innocenzo, sceneggiatori del film. Coprodotta da Paco Cinematografica, con Rai Cinema e Luce Cinecittà, e Agresywna Banda, la pellicola è distribuita da 01 Distribution.
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La trama di Educazione Fisica: il dramma del ruolo genitoriale
Il degrado di una palestra scolastica decadente, di attrezzature vetuste, di un’atmosfera sensibile al tatto, soffocante, quasi claustrofobica; Zucca (Claudio Santamaria), Rossella (Angela Finocchiaro), Aldo (Sergio Rubini) e Carmen (Raffaella Rea), genitori di 3 compagni di classe delle medie, vengono convocati dalla preside della scuola (Giovanna Mezzogiorno), intenta a muovere una terribile accusa nei confronti dei ragazzi. Tra lo sgomento e il rifiuto, iniziano a disgregarsi le certezze e a venir messa in dubbio l’integrità di tutti i personaggi; la scuola e la famiglia si confrontano sulle difficoltà dell’educazione e mentre i 4 genitori faticano nell’assumersi le proprie responsabilità e nell’accettazione delle proprie colpe, un climax di tensione si fa sempre più opprimente fino ad arrivare ad una svolta ancor più drammatica e difficilmente gestibile.
Educazione fisica: la denuncia all’irresponsabilità
Dopo Mio fratello rincorre i dinosauri, Stefano Cipani torna alla regia di un film che guarda alla famiglia e alla scuola e pone ingombranti punti interrogativi sul sistema educazionale odierno. La pellicola vive di denunce, distinte quanto intersecabili tra loro, due unità che comunicano e, nell’incontrarsi, riescono a mostrare l’enigmaticità del ruolo genitoriale: se da una parte il microcosmo ricreato all’interno di una palestra si fa promotore di una battaglia contro la violenza e contro quella mascolinità tossica che oggi il mondo combatte e il cinema tenta di reprimere, dall’altra la questione verte sull’incapacità dell’umano di colpevolizzarsi o di ravvedere i propri errori nelle colpe dell’altro; due linee narrative comunicanti, una specchio dell’altra, che sensibilizzano il pubblico ed impattano su una parete sottile, costruita sull’inconsistenza dell’irresponsabilità.
La pièce teatrale che diventa cinema
Sul palcoscenico di un teatro sorge La palestra di Giorgio Scianna che, passando dalle esperte mani di Fabio e Damiano D’Innocenzo, che di rapporti familiari perversi ne hanno già precedentemente tratteggiati, viene riadattata in cinema da Stefano Cipani e, mantenendo nella sua essenza un impianto teatrale, diviene Educazione Fisica. Fisicità e sistema educativo vengono definiti all’interno di quattro mura, chiusi in una singola location che contestualizza ogni attimo del film e lascia moltissimo spazio alle interpretazioni dei protagonisti. La realtà scolastica opprime i 5 interpreti, li rinchiude facendosi tribunale e prigione e rendendosi lei stessa palco di un succedere di eventi che sconvolgono l’immaginario ma coinvolgono le attenzioni, che domandano, interrogano, senza riuscire a trovare risposte adeguate.
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