Venezia 76 – Effetto Domino: recensione del film di Alessandro Rossetto
“Il denaro non è un’automobile, che la tieni ferma in un garage: è come un cavallo, deve mangiare tutti i giorni”. Queste sono le celebri parole che Edoardo Nottola (Rod Steiger) rivolse a Maglione nel film di Francesco Rosi, Le Mani sulla città. Siamo nel 1963 e quell’Italia fotografata così incredibilmente bene da Rosi (di cui è stato presentato un documentario durante Venezia 76) era ancorata ad un credo solo: costruire e arricchirsi. Costruire nonostante tutto e tutti.
Questo è anche il tema centrale del nuovo film di Alessandro Rossetto, Effetto Domino, presentato alla 76 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Sconfini. Liberamente ispirato al romanzo omonimo di Romolo Bugaro, Effetto Domino ci porta in una cittadina del nord est italiano.
Un impresario edile e un geometra decidono di misurarsi con un nuovo ambizioso progetto: restaurare i grandi alberghi abbandonati della zona per farli diventare delle residenze lussuose ed esclusive per anziani benestanti e ricchi di tutto il mondo. Un progetto pazzesco e lungimirante, un capolavoro d’edilizia che non si è mai visto, globale, attraente e soprattutto rischioso. Un business talmente appetibile da far venire l’acquolina in bocca a chiunque del settore, un affare che si misura sull’illusione della vita eterna: l’obiettivo è giocare ad allungare la vita umana all’infinito. Ma qualcosa andrà storto e di conseguenza anche il sogno di una ricchezza immediata.
Effetto Domino: il film di Alessandro Rossetto
L’effetto domino di cui ci parla Alessandro Rossetto è una catena incrociata di eventi, caotica e inevitabile. Il film comincia, come spesso accade anche nella vita, con un uomo che serba un sogno nel cassetto. Un sogno che diventa un trend globale e che improvvisamente collegherà tante persone su scala mondiale. Al centro di questa storia svetta il potere, la dominazione, l’arricchimento e poi la lotta intestina tra uomini che vedranno il loro sogno sgretolarsi inesorabilmente.
Effetto Domino è la metafora perfetta delle operazioni, anzi sarebbe meglio dire delle speculazioni edilizie che avvengono oggi e che per certi versi ricordano, in maniera sicuramente più microscopica, la crisi economica mondiale del 2007 in seguito alla crisi del mercato immobiliare. Il principio è lo stesso, solo che in questo caso l’effetto travolgente lo subiscono i diretti interessati all’affare edile. Il regista esplora con grande lucidità le conseguenze dell’avidità umana ed espone la fragilità di tutto il nostro sistema finanziario.
Con Effetto Domino Alessandro Rossetto firma un film tragico e attuale
Sicuramente ciò che sta alla base di un film di questo tipo è la concitazione, il terrore: Effetto Domino è a tutti gli effetti una pellicola che guarda al lato oscuro della finanza, dell’edilizia, delle imprese: è tutto ciò che ruota attorno ad un mondo che è tanto imponente quanto fragile. Anche solo una piccola tessera traballante può far crollare un’intera impalcatura. Il panico non è solo conferito dal rischio di poter perdere tutto, investimenti milionari, aziende, case di proprietà, ma anche dal rischio personale di questi uomini di poter perdere, in un certo senso, la propria virilità.
Il lato più interessante del film è osservare come questa visione maschilista aziendale (e familiare), evidentemente tossica, sia la diretta conseguenza di un sistema finanziario sicuramente abitato dalla maggior parte dagli uomini. Le donne sono una assoluta minoranza, il loro punto di vista è sempre marginale, ed è un bene che questo venga rilevato, anche se in modo dimesso. Alessandro Rossetto firma un film tragico, attuale, una storia infuocata che colpisce nel segno e dimostra quanto sia fragile la nostra economia e quanto sia frangibile l’essere umano.
Effetto Domino è al cinema dal 3 settembre 2019 con Parthénos.