El Jockey: recensione del film di Luis Ortega da Venezia 81

Luis Ortega presenta, in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 81, l'anima del nuovo cinema indipendente argentino in un drammatico sportivo.

Azzardato, tragico, drammatico, ironico, sadico! Luis Ortega porta alla Mostra del Cinema di Venezia 81 El Jockey; una storia semplice e complessa come la stessa vita, un diversivo distruttivo e autodistruttivo; una scommessa finale e lapidaria, un indennizzo per la sopravvivenza altrui, una chiusura totale nell’ottusa e cieca incapacità di autodeterminazione. El Jockey è un film vivo che pulsa, fino all’esaurimento, attraverso la scomposizione lenta di un’anima. Un film animalesco, invadente. La centralità della scena contempla se stessa; non c’è dubbio narrativo ma solo un evidente bisogno di ridicolizzare, schernire, umiliare un uomo (unica essenza di mille altre) strappandogli la consapevolezza di sé, oltrepassando la moralità esteriore fiacca e insensata, alterando le innumerevoli e inesplorate rigidità interiori.

El Jockey: essere chiunque, essere nessuno

Remo (Nahuel Pérez Biscayart) è un fantino; un pazzo, un agitato, un inquieto, torturato e dopato da malesseri e soldi nel fatiscente degrado di una Buenos Aires fantoccia animata da atmosfere notturne e sgarbate; abitate da “fantasmi” e criminali. El Jockey è la repressione dell’amnesia; l’amnesia che agita Remo dentro personali frustrazioni al galoppo, come bestia da corsa, sulle fragilità scolpite da chi maledice, prega, impreca, implora.  Morire più volte, rivivere e lasciar passare il tempo.

Luis Ortega scruta nella labirintica identità dell’uomo muovendosi tra l’improbabile e il probabile, impossibile e possibile, nel tentativo di riuscire a dominarne l’anima, estrarne una logica ed “educarla”, pilotarla verso una rotta contraria alla costruzione marionettistica. Contraria alla deformazione esistenziale priva di autonomia e libertà. Ma prima, Ortega, annienta la virtù di Remo e lo spoglia della capacità di intendere – o – volere in una mutazione che lo accartoccia, lo sminuzza, lo graffia. Poi lo induce alla fuga.

Remo fugge. Fugge dal nulla che lo tiene in ostaggio, fugge dall’ostello di un’impietosa penitenza. Fugge dagli spazi ristretti di una convivenza tra padroni e servi, tra oppressori e oppressi. Fugge rivivendo più volti e somigliando sempre e solo a se stesso. El Jockey è il gioco che diviene regola negli eccessi umani, in una costante denigratoria, nelle farneticazioni di ruoli centralizzati che tolgono equilibrio alla libertà.

Il nuovo cinema indipendente argentino

L’originalità estetica è tutta del protagonista, Remo, che appare sepolto in una sedentaria inettitudine, nell’odore pregnante e soporifero di naftalina; anestetizzante di qualsiasi dolore al fine di rimbecillire alterando la ragione. Luis Ortega zoppica nella mente di un serial killer, attraverso caotiche pause narrative in cui affiora una distorsione del concetto cinematografico; le stesso alle prese con le intenzione di un recente Kaurismäki: annichilimento di una città superaffollata rimanda ad un ballerino dai movimenti scomposti, privi di sincronismo: metafora di un uomo a cui è stata tolta la pelle, esposto al gelo e al caldo torrido. Tortura.

Conclusione e valutazione

El Jockey di Luis Ortega è un cinema depravato, un equilibrista del grottesco, un domatore intransigente e punitivo che punta al disfacimento mentale alla ricerca di risposte sul sentimento della vita che, come lui stesso afferma, “non ha bisogno di troppe spiegazioni”: il gioco di due ante specchiate che unite come un ventaglio si moltiplicano ; una rosa arricciata, petalo su petalo, strato per strato rette da un unico gambo. El Jockey è una TAC, un esame diagnostico che analizza il cranio e le sue fessure, la consistenza di azioni e reazioni! L’intento di El Jockey è distruggere il concetto di individualità; una distruzione algida, filosofica che accetta l’incomprensione come sola disturbatrice della quiete dell’inconscio. L’adattamento e la resilienza, come ostinazione e perdita di un futuro.  

El Jockey è il film diretto da Luis Ortega, tra i massimi registi del cinema argentino, interpretato dal Premio César Nahuel Pérez Biscayart e Úrsula Corberó. In concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 81.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Fotografia - 3.5
Emozione - 3

3.3