Venezia 75 – El Pepe, una vida suprema: recensione del film di Emir Kusturica
Con El Pepe, una vida suprema Emir Kustirica cerca di restituire allo spettatore la porta umana e ideologica di un uomo che ha segnato indelebilmente la vita del proprio popolo.
El Pepe, una vida suprema è un documentario scritto e diretto da Emir Kusturica, basato sulla vita e sulla carriera politica di José “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015. Il film è stato presentato fuori concorso durante la 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, a pochi giorni di distanza da 12 anni, pellicola di Alvaro Brechner incentrata sugli anni di durissima prigionia del celeberrimo politico.
El Pepe, una vida suprema: l’omaggio di Emir Kusturica alla vita e alla carriera politica di Pepe Mujica
In un clima di generale disaffezione verso politica e politici, il personaggio di “Pepe” Mujica sembra quasi provenire da un’altra epoca o da un mondo lontano anni luce dal nostro, per l’amore che il suo popolo ha nutrito e continua a nutrire per lui e per il suo operato realmente dalla parte della gente, che ha sensibilmente migliorato l’economia e la qualità della vita della sua nazione. El Pepe, una vida suprema cerca così di restituire allo spettatore la porta umana e ideologica di quello che oggi appare come un tranquillo e bonario ultra ottantenne, ma che in realtà ha segnato indelebilmente la vita del proprio popolo, diventando un esempio per tutte le democrazie occidentali.
Emir Kusturica condivide di frequente la scena con Mujica, fumando sigari e bevendo mate con lui, come due vecchi amici al bar, e indirizza in maniera compiaciuta El Pepe, una vida suprema verso temi da sempre a lui cari come l’equità sociale e verso profonde riflessioni sul mondo e sulla società, che completano il quadro di una persona di inestimabile caratura morale. In epoca di proclami elettorali che si sciolgono come neve al sole nel momento in cui occorre metterli in pratica, il racconto dell’operato di questo signore, che ha devoluto il 90% del suo stipendio da presidente a favore dei bisognosi e si è speso in prima persona per ridurre disoccupazione e povertà, centrando risultati insperati, scalda il cuore e ci riconcilia con una politica fatta sulla strada e fra la gente, per il bene comune, tremendamente distante dalle campagne social che avvelenano ogni giorno il clima sociale dell’occidente.
El Pepe, una vida suprema: fra utopia e pragmatismo
Emir Kusturica è abile a trovare la giusta miscela fra riprese in esterna e le parole del diretto interessato, con cui conversa amabilmente nella sua tranquilla tenuta di campagna. Percepiamo così sia il reale affetto tributato dalla gente a Mujica durante e dopo la sua presidenza, sia l’umiltà e la tempra di un uomo profondamente segnato dai suoi 12 anni di carcere di isolamento e consapevole di essere solo un piccolo (ma, diciamo noi, fondamentale) tassello verso una maggiore equità sociale in tutto il mondo. Un’idea di lavoro continuo a favore dei più deboli, sottolineato dalla celebre frase Non sto andando via, sto arrivando, pronunciata durante il suo discorso di congedo dalla carica di presidente, esemplificativa del suo indefesso impegno.
Dal punto di vista registico, El Pepe, una vida suprema procede in maniera abbastanza ordinaria, senza svolazzi autoriali (ma con un gradito omaggio al cinema di Costa-Gavras), lasciando che siano le stesse parole di Mujica a indirizzare il racconto e a delineare il suo personaggio, insieme alle bucoliche immagini della sua residenza e ai più appassionati momenti della sua presidenza. A fare da contraltare agli strascichi rivoluzionari del protagonista e qualche idea che oggi appare ancora decisamente utopica e difficilmente servibile in un contesto internazionale sono le lucide parole della moglie di Pepe Lucia Topolansky, sua compagna di vita e di politica e attuale vice presidente dell’Uruguay: discorsi concreti, come quello sulla difficoltà di avere figli e curare una famiglia per un politico, che non contraddicono ma completano la visione del mondo di Mujica.
El Pepe, una vida suprema non dedica abbastanza attenzione al periodo della prigionia di Mujica
Il maggiore difetto di El Pepe, una vida suprema consiste probabilmente nel non approfondire a sufficienza un lungo e fondamentale periodo della sua vita come la sua prigionia, che nonostante le accalorate parole del Pepe a proposito ci appare sempre troppo slegato dal contesto, limitando così la portata emotiva di questo documentario. La contemporanea e casuale uscita di 12 anni diventa così l’occasione perfetta per avere un quadro complessivo della vita di questo anziano ma estremamente vitale signore, che non accenna a smettere di combattere in prima persona per migliorare il mondo in cui viviamo.