Venezia 80 – Enea: recensione del film di e con Pietro Castellitto
La recensione dell’opera seconda di Castellitto jr., una black comedy in odore di gangster-movie presentata in concorso alla Mostra di Venezia 2023.
Il Pietro Castellitto regista è tornato a calcare il tappeto rosso della Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, laddove tre anni fa aveva accompagnato la sua prima fatica dietro la macchina da presa dal titolo I predatori, alla quale la giuria di Orizzonti aveva conferito il premio per la migliore sceneggiatura. Ora è toccato alla sua opera seconda battezzata Enea tentare nuovamente la sorte, ma stavolta entrando dalla porta principale, quella del concorso, dove la pellicola figura tra le sei battenti bandiera tricolore in corsa per il Leone d’Oro all’80esima edizione. Staremo a vedere, nel frattempo per il cineasta e attore capitolino si è trattato di un vero e proprio upgrade, a conferma di un autore che registicamente parlando sta via via sempre più maturando. E in effetti questo nuovo film, da lui stesso sceneggiato e interpretato oltre che diretto, vede l’asticella salire ulteriormente, aggiungendo qualcosa in più dal punto di vista della scrittura e del lavoro di messa in quadro. Il tutto mantenendo una certa continuità in termini di mood, approccio e stile rispetto al precedente, vincitore tra gli altri del David di Donatello per il migliore regista esordiente.
Enea è un’opera schizofrenica per forma e contenuto, il cui desiderio spasmodico è quello di stare lontano dagli schemi
Difficile come lo era stato per I predatori riuscire a sintetizzare in poche parole quella che è la sinossi di Enea, proprio per il suo desiderio spasmodico di stare lontano ed essere fuori dagli schemi. Opera schizofrenica per forma e contenuto, la pellicola nella sua natura e impostazione corale che di volta in volta si apre a macchia di leopardo sui comprimari ci conduce al seguito di due giovani amici di vecchia dati da sempre amanti delle feste e impegnati entrambi nello spaccio. La droga e la malavita, però, sono soltanto l’ombra proiettata da altro, da una storia familiare particolare. Ed fra le crepe di questa quotidianità che i due vivranno un’avventura sulla carta criminale, ma che per loro è innanzitutto un’esperienza legata all’amicizia e all’amore. Ma dove li porterà tutto questo? La risposta la lasciamo ovviamente alla visione di un film che non ammette distrazioni, animata da quella lucida follia che si muove sul filo del ludico nonsense e un magma incandescente di argomentazioni disparate che riguardano tra gli altri i legami biologici, la sete di denaro e potere, la corruzione a più livelli, oltre che i già citati e universalmente riconosciuti temi dell’amore e dell’amicizia. Questi si intrecciano per dare forma e sostanza a una narrazione imprevedibile che ha come baricentro le pagine di un romanzo di deformazione di due giovani che dopo averlo eretto vedranno crollare il loro “impero”.
In Enea, Pietro Castellitto gioca a nascondino con il gangster-movie, facendone avvertire il sapore
Con Enea, Castellitto junior si gioca la carta del genere, portando sullo schermo una black-comedy pungente e politicamente scorretta nel cui DNA è possibile rintracciare i codici genetici del gangster movie. Un genere che l’autore affronta a modo suo, attraverso un modus operandi anticonvenzionale, rileggendolo a suo modo. La maggior parte delle pellicole dedicate al richiamo edonistico alla malavita indugiano su figure criminali presentandone un percorso che ha del programmatico: l’ascesa e il successivo declino, con i protagonisti di turno vittime della loro stessa ambizione. Castellitto invece, alla maniera dello Scorsese di Quei bravi ragazzi, gioca a nascondino con il suddetto genere, facendone avvertire il sapore. La componente criminale del film scorre infatti silenziosa su un binario nascosto, e sopraggiunge improvvisa nelle fessure dei rapporti quotidiani dei personaggi. Se ne avverte dunque la presenza, ma non in maniera invasiva, con la vene grottesca e lo humour nero che prendono il sopravvento indicando la strada da percorrere ai dialoghi e alle performance attoriali dell’intero cast, dove oltre a Sergio Castellitto e a Benedetta Porcaroli, figurano quelle che a nostro avviso sono le autentiche sorprese dell’allegra brigata voluta da Chef Pietro: dai redivivi Matteo Branciamore e Adamo Dionisi, al folgorante esordiente Giorgio Quarzo Guarascio, il cantautore e rapper romano classe ‘96 conosciuto come Tutti Fenomeni.
Enea è uno di quei film che non scendono a compromessi, che chiedono al fruitore di essere odiati o amati
Enea è uno di quei film che non scendono a compromessi, o meglio che chiedono al fruitore di essere odiati o amati per la natura selvaggia e indomabile che li identifica. Allo spettatore l’arduo compito di decidere da quale parte stare, ma solo dopo avere accettato o no le regole d’ingaggio di un’opera che anche sul versante visivo dimostra una certa libertà stilistica data da soluzioni tecniche più spinte (uso di focali grandangolari al limite del fish-eye e spericolati piani sequenza) che entrano a gamba tesa quando meno te lo aspetti.
Enea: valutazione e conclusione
Pietro Castellitto torna alla Mostra di Venezia e nelle sale nella duplice veste di regista e interprete con una black-comedy urticante e politicamente scorretta dallo humour grottesco, nelle cui vene drammaturgiche scorre sotterranea una venatura gangster. Un’opera seconda selvaggia e libera, imprevedibile e schizofrenica tanto nella scrittura quanto nella messa in quadro, che diverte e spiazza. Uno di quei film che si amano o si odiano, ma solo dopo averne accettato in tutto e per tutto le regole d’ingaggio. La fotografia e alcune scelte di cast, tra cui quella del sorprendente cantautore romano prestato al cinema Giorgio Quarzo Guarascio, sono i punti di forza di un film che si scaglia contro il pubblico come un toro imbizzarrito in un’arena.