Equity: recensione del thriller finanziario con Anna Gunn
Equity è un thriller finanziario con protagonista Anna Gunn (Breaking Bad) che cerca di raccontare la problematica della parità dei sessi a Wall Street
Wall Street si tinge di rosa senza perdere i denti aguzzi in Equity, thriller del 2016 ambientato nel mondo della finanza, diretto da Meera Menon e scritto da Amy Fox. Nel cast Anna Gunn (Breaking Bad), James Purefoy (John Carter), Sarah Megan Thomas e Alysia Reiner (Orange is the New Black).
La protagonista è Naomi Bishop, una bancaria di un’importante azienda di investimenti, determinata a raggiungere l’apice in un mondo straripante di testosterone. La sua mossa vincente è la gestione dell’entrata in borsa di una nuova compagnia di sicurezza online che, sembra, rivoluzionerà la rete e la concezione degli utenti riguardante la propria privacy sul web. La donna è costretta ad affrontare le opposizioni dei colleghi e dell’esigente cliente, ma sembra cavarsela sempre e comunque. Le cose cambiano, però, quando tramite una vecchia amica ora investigatrice del dipartimento federale anti-frode, la donna scopre che potrebbero esserci problemi molto più grossi nascosti sotto la superficie: lo scandalo finanziario è alle porte.
Equity: un thriller finanziario sulla parità dei sessi
Non è raro imbattersi in un film hollywoodiano che racconti e denunci le ombre di Wall Street. Ciò che è raro è che questo film utilizzi solo come pretesto quel mondo fatto di frodi, denaro come se piovesse e pugnalate alle spalle, per raccontare la realtà piena di insidie di una donna in carriera. Allora ci troviamo davanti alla difficoltà di farsi prendere sul serio (nonostante tutta la caparbietà di questo mondo), di tenersi lontane dal diventare un oggetto sessuale, dello spauracchio della gravidanza in un momento di ascesa che, in un batter d’occhio, può trasformarsi in precipitosa caduta.
Tentativo apprezzabile, insomma. Si tratta di un tema importante, attualissimo e necessario. Evocativo di quanto sia fondamentale è uno dei dialoghi iniziali della pellicola quando la protagonista si trova a dover parlare con alcune studentesse della sua ex università in una micro-conferenza. Naomi dice che fa quel lavoro, tanto stressante, logorante e abitato da lupi, per un semplice fatto: ama i soldi, il potere, ma soprattutto i soldi. “Non lasciate che diventino una parola sporca”, dice. Insomma, Naomi difende il diritto delle donne di costruire la propria carriera per nessuno oltre che se stesse e la propria, legittima, fame di denaro.
Ormai sappiamo molto bene, però, che non basta un tema importante per portare avanti e terminare un percorso narrativo. Le modalità hanno lo stesso peso fondamentale del contenuto. Allo stesso modo, però, non basta nemmeno una confezione intrigante, un aspetto da thriller finanziario all’ultima moda e la colonna sonora che definiremmo “da intrigo”. Per fornire al pubblico – assetato di novità e qualità – un thriller interessante, sono necessari i tempi giusti, l’atmosfera adatta e, perché no, dei personaggi affascinanti. Equity non ha niente di tutto ciò.
Equity ha scelto la protagonista sbagliata, dei tempi lenti e faticosi e una narrazione piatta, senza svolta, eccessivamente lineare. Insomma, è noioso.
La presenza di Anna Gunn è un punto a sfavore per un solo e unico motivo: il pubblico, il grande pubblico, la conosce per il suo ruolo nella serie cult Breaking Bad. Anche se non si può certamente dire di trovarci davanti ad una pessima attrice, la Gunn non si toglierà mai di dosso quell’alone antipatico e scialbo che le è stato cucito addosso nel corso delle cinque stagione in cui è stata Skyler White. E fin qui potremmo accettarlo: non serve accettare completamente il protagonista per apprezzare un film, anzi, ma quando nell’intero cast è impossibile trovare un elemento apprezzabile, diventa tutto davvero difficile.
Dispiace bocciare un film come Equity, che si pone in fondo l’obiettivo di affrontare una tematica fondamentale come la parità dei sessi (nel bene e nel male), ma per lo stesso motivo, non è giusto accettarlo nonostante i difetti. La parità è anche questo.