Venezia 77 – Est: Dittatura Last Minute – recensione del film di Antonio Pisu
Film d'apertura della sezione "Notti Veneziane . L'isola degli autori", Est - Dittatura Last Minute è una buona commedia sullo sfondo di un'importante e poco raccontata fase della Storia europea.
Pago, Rice e Bibi sono tre ragazzi di 24 anni che, all’indomani dell’apertura a Occidente dell’Unione Sovietica e nel pieno dell’Autunno delle Nazioni, decidono di partire in macchina da Cesena e andare ad esplorare l’Est. Siamo nell’ottobre 1989, appena un mese prima della caduta del Muro di Berlino, che avrebbe avviato una volta per tutte il processo di unificazione delle due Germanie. Inoltre, e questo interessa ancora di più alla storia (vera) che Antonio Pisu ha deciso di raccontare, da là a poche settimane, in Romania, il regime comunista di Nicolae Ceaușescu sarebbe stato rovesciato e il dittatore giustiziato.
Antonio Pisu alla regia e Maurizio Paganelli alla sceneggiatura firmano Est: Dittatura Last Minute una riuscitissima commedia, scelta come film d’apertura nella sezione non competitiva delle Notti Veneziane della 77esima mostra del cinema. Un’edizione, quella del 2020 che ha valorizzato particolarmente il cinema dell’Est Europa e che sceglie di raccontare, con questo film, il punto di vista italiano su quell’oriente balcanico a lungo nascosto da una cortina politica. Una linea di confine, quella tra Est e Ovest, che sembra aver congelato due zone così vicine in due momenti storici diversi: l’Europa occidentale sempre più rapida e consumistica nelle mani del Capitalismo americano e quella orientale, repressa e grigia sotto l’egida dittatoriale sovietica.
Est: Dittatura Last Minute – un punto di vista particolare su un’importante fase storica
Ispirato a fatti realmente accaduti e raccontati nel romanzo Addio Ceausescu di Maurizio Paganelli e Andrea Riceputi, Est: Dittatura Last Minute è un punto di vista privato e particolare su un quadro storico politico molto più ampio. Il film, infatti, riprende la vicenda personale dei tre protagonisti, partiti dall’Italia spinti dalla curiosità e dalla voglia di vacanza e ritrovatisi immischiati in un’avventura alquanto pericolosa. Tutti e tre i ragazzi hanno personalità molto distinte e si rapportano alle occasioni che il viaggio offre loro in maniera differente. I loro programmi saranno sconvolti da un’incontro fatto in Ungheria, dove un rifugiato rumeno chiederà di portare una valigia alla famiglia, rimasta nel Paese d’origine. Cosa sceglieranno di fare?
Il film di Antonio Pisu vede l’esordio sullo schermo del cantante de Lo Stato Sociale Lodo Guenzi che, sin dagli esordi del suo gruppo musicale, ha sempre fatto del proprio impegno politico e della sua acuta analisi sociale una bandiera anche artistica. Come attore, Guenzi regge con efficacia la complessità del ruolo che – tra tutti – è il più ricco di sfumature e quello che segue un reale arco evolutivo. Il non-ancora-commercialista Pago, infatti, è il più restio a lasciarsi coinvolgere nelle faccende politiche tra i paesi sovietici, anche perché il più coscienzioso e informato sui fatti. L’unico fra i tre, insomma, che ha idea di cosa sia la polizia politica rumena e della sospensione dei diritti civili in una dittatura. Eppure, il senso di giustizia e – prima ancora – di umanità prevarrà anche per lui, e culminerà in una scena di forte impatto emotivo, in cui si esprimerà tutto il senso di colpa del privilegiato, di fronte a chi è stato privato di quasi tutto.
Una commedia intelligente e piacevole
Al fianco di Guenzi, i bravi attori esordienti Jacopo Costantini (Bibi) e Matteo Gatta (Rice), il cui personaggio è la voce narrante del film (in realtà la voce narrante effettiva è quella di Ivano Marescotti). Tutti e tre costituiscono un gruppo ben assortito di caratteri, che – insieme – costruiscono una tensione che funziona, ma anche una sincronia che diverte. La forza di questi ragazzi è proprio la spontaneità, il loro affrontare gli eventi senza troppe sovrastrutture, portando con loro la piacevole purezza della provincia italiana. Analogamente genuini, seppur resi sofferenti e cauti dalla dittatura, sono i personaggi che incontrano durante il loro viaggio. Ottima in questo senso la direzione degli attori, che interagiscono con grande naturalezza, regalando una performance generale davvero convincente.
In una scena clou del film, in cui Bibi, Rice e Pago incontrano una cantante del posto col sogno infranto di esibirsi sui palchi viennesi, si percepisce l’importanza fondamentale dell’emozione e del ricordo, e il valore non quantificabile della libertà. Forse è proprio questa la chiave del film, il primato dell’immateriale su ciò che si può toccare, scambiare, acquistare. La privazione autentica e profonda che la dittatura ha imposto ai suoi cittadini, e che sarà riconquistata da là a poco con il sangue e con la lotta.
Una libertà che si manifesta anche in poche semplici cose, dalla musica (magnifica la presenza costante della voce di Franco Battiato, ma anche la passione della signora rumena che ospita i ragazzi per Al Bano), all’odore del caffè la mattina: proprio quelle cose che, nella loro quotidianità, rendono ancora più drammatica la loro assenza.
Est: Dittatura Last Minute, dopo la presentazione a Venezia, sarà distribuito nelle sale italiane.