Cannes 2018 – Euforia: recensione del film di Valeria Golino
Una pellicola che racconta la storia di due fratelli, molto diversi l'uno dall'altro ma uniti da una connessione affettiva profonda, attraverso cui si trovano ad affrontare la malattia di uno di loro.
Dopo il suo esordio alla regia con Miele, Valeria Golino torna dietro alla macchina da presa con Euforia, il suo nuovo film con protagonisti Valerio Mastandrea, Riccardo Scamarcio, Isabella Ferrari e Jasmine Trinca.
Una pellicola che racconta la storia di due fratelli, inseriti in un nucleo familiare chiassoso e a tratti invadente, a loro volta molto diversi l’uno dall’altro ma uniti da una connessione affettiva profonda, che vede Matteo (Scamarcio), il più ricco e spigliato dei due, decidere di prendere in mano la situazione quando Ettore (Mastandrea) si ammala improvvisamente di un male incurabile, per il quale gli restano solo pochi mesi e un prossimo futuro fatto di cure palliative.
Matteo si rifiuta di vedere suo fratello affrontare l’idea della morte – date le già numerose complicazioni familiari che lo affliggono, avendo un figlio ancora piccolo e una giovane amante – e la sua mania del controllo gli fa pensare di poter pilotare la situazione per il meglio, mettendo mano a conoscenze e portafoglio per tenere il fratello e i familiari più stretti all’oscuro della situazione, cercando di costruire attorno ad Ettore un microcosmo ovattato, in cui trascorrere i suoi ultimi mesi con un po’ di quell’euforia che non gli ha mai visto vivere.
Euforia: Valeria Golino alla regia di una storia delicata, che mette al centro gli affetti e l’impossibilità di controllare gli eventi
Euforia segue le vicissitudini dei protagonisti cercando di lasciare a ognuno di loro uno spazio in cui essere sufficientemente caratterizzati: Matteo, con la sua vita agiata e sregolata si occupa di organizzare e vendere restauri di opere religiose. Apparentemente entusiasta e allegro, ma in realtà nevrotico e dipendente dalla cocaina, è un ragazzo bisessuale che non trova pace nemmeno nei sentimenti, saltando da un’avventura all’altra e vivendo perennemente nell’insoddisfazione; Ettore, all’opposto, è un insegnante burbero e riservato, tormentato dall’aver appena lasciato la moglie per essersi innamorato di una ragazza più giovane, con tutte le ripercussioni inevitabili sul figlio. A differenza di Matteo, esterna il suo disagio, cercando faticosamente di sfuggire al controllo del fratello per concedersi di avere paura e decidere in autonomia cosa sia meglio per sé.
Matteo ed Ettore si vogliono profondamente bene, pur non condividendo né l’approccio alla vita, né l’indole, in un gioco di sguardi, sfottò ed equilibri in cui a prevalere sulle differenze è il legame indissolubile che li lega. In tutto questo si inseriscono le relazioni con i personaggi secondari, in una sorta di quadro a tratti ozpetekiano ma che ricorda molto anche il cinema di Gianni Zanasi, col quale condivide il tipo di osservazione dei personaggi, il protagonista (Mastandrea) e anche il pezzo principale della colonna sonora, la bellissima e intensa In a Manner of Speaking dei Nouvelle Vague, già sentita ne La felicità è un sistema complesso.
Euforia è un’opera riuscita nella sua intermittente immaturità, dotata di una sceneggiatura a tratti imprecisa, ma che porta in scena un soggetto forte, la cui tematica drammatica si interseca opportunamente con vari spunti (il rapporto con la religione) e intermezzi ironici (alcuni dei quali in verità superflui), con il risultato di creare un buon aggancio con lo spettatore, che resta facilmente coinvolto in questa storia di affetto profondo, al di là delle differenze ma – soprattutto – nel rispetto di quest’ultime, per quanto possa essere doloroso accettarle.
Euforia arriverà nelle sale cinematografiche italiane nel corso del 2018; nel cast anche Valentina Cervi, Andrea Germani, Marzia Ubaldi e Iaia Forte.