Extinction: recensione del film sci-fi Netflix
In Extinction, su Netflix dal 27 luglio, Michael Peña e Lizzy Caplan riescono a dare spessore e animo ai loro personaggi.
Extinction è un film di fantascienza diretto da Ben Young, interpretato da Lizzy Caplan, Michael Peña e Mike Colter, distribuito su Netflix dal 27 luglio.
Un padre di famiglia, Peter, è ossessionato da alcuni incubi, in cui vede chiaramente la Terra presa d’assalto da un’invasione aliena, una devastazione che distrugge ogni cosa e stermina ogni essere umano. La moglie di Peter, Alice, credendo che il marito sia preda di allucinazioni o deliri mentali, gli consiglia di vedere un medico. Ma i suoi incubi, ben presto, si trasformano in realtà quando il pianeta, all’improvviso, è invaso da alcuni esseri mostruosi. Da quel momento ogni abitante sarà in pericolo, ogni essere umano si troverà a dover combattere una lotta crudele e disumana per la sopravvivenza.
Extinction: il thriller sci-fi disponibile su Netflix dal 27 giugno
Netflix, dopo aver distribuito titoli come The Cloverfield Paradox e Annientamento, riconferma la sua tendenza nell’acquisire i diritti di pellicole che in origine era state programmate per l’uscita in sala. Extinction ha avuto la stessa sorte, figlia di una scelta inquietante e ambiziosa da parte di Netflix, considerando che in molti di questi casi, le stesse case di distribuzione temevano un fallimento al botteghino.
Extinction è un thriller sci-fi che si può dividere in due parti: la prima, che dura circa un’ora, molto introspettiva e circoscritta, e una seconda rivelatrice e sorprendente. La trama inizialmente è molto lineare: nella mente dello spettatore si instaura l’idea che degli essere alieni, spregevoli, stiano cercando di invadere ogni spazio e distruggere ogni persona vivente. Ma l’unica cosa che apporta dei dubbi a questa tesi è che il protagonista, Peter, aveva già predetto in parte che ciò sarebbe accaduto, attraverso i suoi incubi, ed è questo l’elemento che poi ribalta ogni percezione e ogni sicurezza narrativa.
Extinction, inizialmente statico, riesce a risolversi
La storia è molto statica per la prima ora, ed è proprio l’ultima mezz’ora che riesce a riscattare molti dei problemi che si trascinano durante il film. Lo svelamento a metà pellicola immette, all’interno del racconto, una fresca dose di entusiasmo, ad un racconto che altrimenti avrebbe rischiato di essere sempre più austero e inefficace. Proprio quando sembra non portare da nessuna parte, Extinction riesce a risolversi, mostrando il suo vero potenziale.
Extinction è impreziosito da alcuni effetti visivi apprezzabili, non incredibili, che vacillano proprio sulla costruzione estetica dei soldati alieni, che sono caratterizzati da una sagoma simile a quella di un insetto, con bolle verdi su tutto il corpo. Non viene mostrato molto altro all’interno del film, oltre a incidenti, esplosioni, budella sintetiche e mutilazioni robotiche.
Michael Peña e Lizzy Caplan conferiscono il giusto spessore ai rispettivi ruoli
La cosa che distingue Extinction da un normale sci-fi d’invasione è che l’attenzione è spostata sui dettagli, sulla coscienza e non sulla spettacolarizzazione della guerra. Il risultato complessivo non è eccezionale, ma è innegabile che il film parta da una buona configurazione, da un’apocalisse aliena promettente che diventando altro. Ciò che diventa è, da un lato, una lotta di supremazia tra specie, dall’altro anche un’analisi (limitata) a ciò che la discriminazione può portare: ciò che la paura e la violenza veicolano non è mai un atto pacifico.
Michael Peña e Lizzy Caplan riescono a dare spessore e animo ai rispettivi ruoli, nonostante alcune pecche che determinano i loro personaggi negativamente. Ciò che proprio non funziona all’interno del film sono i dialoghi, che spesso sperperano buona parte della fruizione della pellicola, ed anche parte della narrazione, che manca di profondità, come i suoi personaggi, delineati con superficialità e approssimazione.
La vera difficoltà che abita Extinction è la mancanza quasi totale di attesa e trepidazione: il film è quasi privo di suspense. L’inserimento degli incubi, di cui soffre Peter, annienta la scoperta e per certi versi l’impatto della vera invasione, prima ancora che cominci, costringendo la pellicola a dover sostenere la propria credibilità su quell’unico momento rivelatore, e su ciò che compierà Peter da quell’istante sino alla fine.