Cannes 2018 – Fahrenheit 451: recensione del film con Michael Shannon
Il mondo di Fahrenheit 451 prevede che il pensiero individuale sia un pericolo per il controllo delle autorità, nonostante lo stesso protagonista, il Capitano Beatty, vacilli nella sua posizione, rivelando come tale controllo sul pensiero umano sia in realtà impossibile.
Un futuro distopico in cui leggere, o anche solo possedere libri e opere d’ingegno, rappresenta un reato gravissimo è protagonista di Fahrenheit 451, il film per la regia di Ramin Bahrani tratto dal romanzo di Ray Bradbury del 1953, conosciuto in Italia come Gli anni della fenice.
Fahrenheit 451 sono i gradi a cui gli addetti Firemen bruciano i libri trovati in casa dei dissidenti, a voler sottolineare l’opera di purificazione dietro a tale progetto, teso – sulla carta- a proteggere la popolazione dalla confusione generata dal doversi confrontare con idee differenti, causa – secondo le autorità – della deriva verso la pazzia, che ha caratterizzato diversi scrittori e poeti.
Il Capitano Beatty (Michael Shannon) è un uomo rigoroso e profondamente fedele alla sua missione: felicità non significa necessariamente libertà e uno Stato – se vuole tutelare i suoi cittadini – deve sapere riconoscere e imporre cosa è bene il popolo, anche contro la sua volontà. Un indottrinamento al quale il vigile del fuoco Guy Montag (Michael B. Jordan) viene sottoposto fin da quando – da piccolo – suo padre fu punito per lo stesso crimine. Ma la sete di conoscenza e la possibilità di porsi domande e darsi delle risposte è qualcosa per cui – nel profondo del cuore – Montag crede valga la pena vivere. E quindi – seguendo le stesse parole di Beatty – anche morire.
Fahrenheit 451: la legittimità di un’idea come ragione di vita
Il mondo di Fahrenheit 451 prevede che il pensiero individuale sia un pericolo per il controllo delle autorità, nonostante lo stesso Capitano Beatty vacilli nella sua posizione, rivelando come tale controllo sull’ideazione umana sia in realtà impossibile. Ma basta eliminare i libri per eliminare il vero problema, e cioè la creatività? A quanto pare no, dato che i dissidenti (pronti a morire arsi vivi dandosi fuoco con una cintura di libri legata attorno al ventre, come dei veri kamikaze) hanno escogitato e messo a punto un progetto di ingegneria genetica che prevede l’ideazione di un DNA collettivo in cui racchiudere i testi (preventivamente imparati a memoria) di tutte le principali opere letterarie, da Delitto e castigo di Dostoevskij a L’amore ai tempi del colera di Gabriel García Márquez, per poi liberarlo all’interno di un uccello (per l’appunto una fenice) in modo che possa nuovamente diffondersi nel mondo.
Ramin Bahrani parte dall’opera di Ray Bradbury per attualizzarla in modo potenzialmente stimolante. Se nel romanzo originale gli eventi erano ambientati in un (a quel tempo) futuro 1960, post Guerre Mondiali, il nuovo film colloca le sue vicende anni dopo una Seconda Guerra Civile Americana scatenata dall’abuso della tecnologia di internet, che ha permesso a chiunque di declamare la propria opinione e ha impoverito l’informazione riducendo l’esperienza di lettura a uno sguardo superficiale ai titoli degli articoli.
Fahrenheit 451, tuttavia, resta un po’ ancorato a tali promettenti premesse, cercando nella cifra stilistica e nella scena “piena” (si è continuamente bombardati da riferimenti visivi letterari e cinematografici) il perché di un sci-fi che vorrebbe essere Blade Runner 2049 ma purtroppo non lo è, intelligenza artificiale compresa che guida e assiste i protagonisti. Il risultato è un film sicuramente fruibile per il piccolo schermo (è una produzione HBO che in Italia andrà in onda su Sky) ma che – con quel cast e con quel materiale di partenza – poteva decisamente dare molto di più, spingendo la metafora verso ben più elevati livelli di poesia e approfondimento della psicologia di personaggi che purtroppo restano un po’ statici, intrappolati da una scrittura limitante.
Nel cast di Fahrenheit 451 troviamo anche Sofia Boutella, Lilly Singh, Laura Harrier, Grace Lynn Kung, Andy McQueen e Martin Donovan; il film sarà disponibile su Sky a partire dal 29 giugno.