Fame: recensione del docufilm di Giacomo Abbruzzese

Il docufilm ambientato a Grottaglie, in Puglia, è stato presentato nell'ambito della quattordicesima edizione del festival del Corto Dorico.

Presentato durante l’edizione 2017 del festival Corto Dorico, Fame, co-diretto da Giacomo Abbruzzese, regista tarantino diplomatosi in Francia, è molto più di un docufilm sul mondo dell’arte di strada: è la nascita di un’idea e la storia di un sogno che è nato ed è morto. Protagonista della storia è Angelo Milano (regista assieme a Giacomo Abbruzzese), un ragazzo che, dopo essersi laureato a Bologna, è tornato nella sua Grottaglie con un tarlo nella testa. Nella cornice della cittadina pugliese, a pochi chilometri da Taranto e crocevia di passaggio verso l’assolato Salento, Fame è la parabola di un festival d’arte urbana nato quasi per sfida.

Leggi QUI la nostra intervista esclusiva al co-regista Giacomo Abbruzzese.

Fame: quando l’arte scomoda smuove la vita di una piccola comunità

Con l’incessante e fervida narrazione di Angelo Milano siamo guidati attraverso tutto il racconto. Angelo introduce la sua storia raccontandoci chi è, cosa fa e come tutto ha avuto inizio. I piccoli lavori in uno studio di serigrafia, realizzato in una casa acquistata tempo addietro dai suoi genitori, le prime commissioni ed i primi guadagni sono il primo passo verso un progetto più grande volto a dare un senso al deserto che lo circonda. L’artista chiama a se i primi colleghi da altre parti del mondo: l’idea è quella di sconvolgere il piccolo paese ancora ignaro di ciò che sta per accadere. E così cominciano ad apparire in città le prime testimonianze di un’arte arrivata dal nulla e, molto spesso, considerata proibita, sporca ed assolutamente non necessaria. Ma proibita, sporca e non necessaria per chi in particolare?

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Fame diventa lo specchio di un microcosmo che riesce a descrivere perfettamente la scarsa attenzione culturale che verte soprattutto nel sud Italia. Il gruppo di artisti guidato da Angelo – composto, fra i tanti, da nomi come Blu, Brad Downey, Ethos e Aryz – deve fare i conti con un’amministrazione comunale che preferisce le sagre di paese e falsi figli d’arte ad un’arte più audace, provocatoria, giovane, completamente inconsueta al contesto. Ma se da un lato c’è una grande chiusura da parte delle istituzioni, dall’altro inizia a farsi largo una piccola e poi grande curiosità della comunità stessa. Quasi a scoppio ritardato – Angelo Milano molto spesso ricorda la lenta reazione degli abitanti di Grottaglie – i grottagliesi iniziano ad aprirsi agli artisti: prima con timido interesse poi arrivando persino a chiedere di realizzare opere che possano dare un forte messaggio alla gente. Questo poderoso binomio – chiusura/apertura – esplode nella grande consapevolezza dell’artista di strada, prima bistrattato e considerato un vandalo, poi ammirato e cercato.

Quando il dissenso muta in assenso: morte dell’arte

La vita del Fame Festival arriva quindi nel suo punto culminante proprio quando l’idea iniziale di sfida, voglia di creare, stupire, dialogare con la gente e provocare perde la sua essenza. Per definizione l’arte urbana, la street art, è una forma di comunicazione visiva realizzata quasi sempre illegalmente. L’aver portato il Fame Festival a diventare parte integrante della comunità grottagliese lo ha trascinato verso lo snaturamento del suo iniziale significato. Ecco quindi la fine di un progetto nato in silenzio e morto nel caos di tanto rumore.

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Il film, prodotto da La Luna Productions in collaborazione con Dugong, porta con se la forte intensità di un sogno voluto, realizzato e poi finito. Lo stile documentaristico, legato alla coinvolgente voce narrante del protagonista, è il filo conduttore che lega la storia del Fame festival con la quotidianità di un paese strappato alla noiosa routine quotidiana. Quasi come una commedia dolce-amara, che mescola aneddoti a scene di vita riprese sul campo, Fame resta nel cuore di chi lo guarda. La bellezza visiva delle opere realizzate sui muri di casolari e conventi abbandonati o i colori accesi dei disegni dipinti nel suggestivo centro storico di Grottaglie sono una gioia per gli occhi, ma anche per il cuore. E ci resta una quasi serena tristezza quando, infine, non possiamo che accettare la decisione di Angelo nel porre fine alla sua splendida creatura proprio nel momento di più alto splendore.

Regia - 4
Sonoro - 3.5
Fotografia - 3.5
Emozione - 3.5

3.6