Famiglia allargata: recensione del film di Emmanuel Gillibert
Famiglia allargata, diretto da Emmanuel Gillibert, non aggiunge nulla sul fronte delle "leggere" commedie francesi. Il film, con Arnaud Ducret e Louise Bourgo nel cast, è al cinema dal 17 maggio con Notorious Pictures.
Antoine (Arnaud Ducret) è uno scapolo incallito che vive in un bell’appartamento parigino con vista sulla torre Eiffel. Vive solo per il suo lavoro, i suoi amici che amano la goliardia e le feste che organizza a casa sua, dove può adescare con agio giovani donzelle. Convive da anni con uno dei suoi migliori amici, finché quest’ultimo non è costretto a spostarsi in America per lavoro. Dopo molte ricerche trova come coinquilina Jeanne (Louise Bourgoin), giovane e bellissima donna che però si porta dietro un ingombro (anzi due): i figli piccolissimi, avuti da un precedente matrimonio fallito. La convivenza, va da sé, sarà tutt’altro che facile, con i bambini che gli rubano continuamente il telecomando e lo scapolo che ordina da McDonald’s per far morire d’invidia i pargoli, nutriti dalla mamma a verdure e altre cose sane.
Questo è ciò che viene rappresentato in Famiglia allargata, il film diretto da Emmanuel Gillibert e al cinema dal 17 maggio con Notorious Pictures. Una commedia che, riflettendoci su, avrebbe tutte le carte in regole per diventare una sit-com. I figli ci sono, la madre bella pure, lo scapolo incallito anche. Due, tre puntate e si scopre che Antoine non solo tollera, ma accetta pure con una certa simpatia i due nanerottoli. Da questo materiale il regista ha tratto una commedia inconsistente, e non solo per il prevedibilissimo svolgimento della trama (da sit-com, appunto).
Famiglia allargata in un film inconsistente
Gillibert ha dichiarato che si tratta di una storia vera (ha effettivamente condiviso l’appartamento con una madre e i suoi due figli), ma evidentemente l’esperienza non gli ha fornito alcun aneddoto interessante con cui infarcire la sceneggiatura, dato che non c’è scena del film che non sia già vista. Dopo quindici minuti lo spettatore ha già capito lo svolgimento della storia e ha intuito il finale, malgrado poi lo stesso film tenti maldestramente (e senza riuscirci) di uscire dai ranghi del già visto. Peraltro, la storia ha dei buchi narrativi enormi: il film sembra più che altro un insieme di scenette non tanto divertenti, dato che i raccordi narrativi sono quasi tutti flebili e discutibili, e questo non fa altro che rendere ancora più debole l’insieme, che pure aveva, nell’originale francese, un titolo accattivante e allegro: Les dents, pipi, au lit.
Famiglia allargata: quando il cast non aiuta e il doppiaggio, neanche!
Neanche gli attori risollevano la pellicola: Arnaud Ducret, specializzato in commedie frizzanti d’Oltralpe, fa quel che può, ma il personaggio, più uno stereotipo che un personaggio a tutto tondo, non gli permette di mettere in risalto le sue capacità attoriali. Al contempo, Louise Bourgoin è certamente bellissima, affascinante e molto parigina con quel suo collo affusolato, ma ha un’unica espressione per tutto il film e di certo non è un personaggio memorabile. Se si pensa che Gillibert ha riscritto parte della sceneggiatura con lei e che la giudicava perfetta per la parte, allora si capiscono molte cose sul livello di qualità del film. Per contro, i due bambini (Timéo Bolland e Saskia Dillais de Melo), seppur detestabili, hanno tutta la naturalezza dei pargoli che recitano davanti alla macchina da presa.
Il livello del doppiaggio affossa ancora di più una situazione già fallimentare. Non è più solo un problema di doppiatori, ma anche di traduttori: vorremmo ricordare con candore che le Jour de l’An francese si può tranquillamente tradurre come “Capodanno”. Invece no, s’è preferito fare una brutta figura e tradurre direttamente, senza un minimo di accuratezza, “giorno dell’anno”.
In conclusione, nulla di nuovo sul fronte Occidentale, né tantomeno sul fronte delle “leggere” commedie francesi.