Fantasticherie di un passeggiatore solitario: recensione
Fantasticherie di un passeggiatore solitario: recensione dell’opera prima di Paolo Gaudio, che contrappone Fantasy, Stop-motion e Comédie, cimentandosi con un genere che in Italia è ancora in fase di maturazione
Chloe (Nicoletta Cefaly) e Theo (Lorenzo Monaco) sono due studenti, senza grosse prospettive o deprecabili difetti. Sono strambi, a loro modo nevrotici, con una disappartenenza naturale ai ciechi valori etici. Studiano ma non vivono, bevono ma non gustano, essi inizialmente sono privi di una identità, si può quasi dire che sono vuoti di identità.
Theo, fervido lettore, si appassiona ai romanzi incompiuti e si raffronta dapprima con Flaubert e il suo romanzo uscito postumo, Bouvard e Pécuchet, e poi con le Fantasticherie di un passeggiatore solitario, scritto da un tale di nome Jean-Jacques Renou (Luca Lionello) nome con il quale soleva firmarsi Rousseau durante i suoi ultimi anni di vita, logoro di paranoie. Ma quest’ultimo lo attira come il ferro alla calamita, si innesta nel suo cervello e lo rigira con le sue favole, le sue parole e lo spinge a dover continuare, a dover perdersi e ritrovarsi nella lettura. Finché non giunge il non-ultimo capitolo, la Fantasticheria n23. L’ultima promenade contiene la mappa per raggiungere un luogo, denominato Vacuitas. Senza sapere né cosa sia, né dei rischi che potrebbe certamente correre, Theo si imbarca in un’avventura più grande e inimmaginabile che lo farà arrivare dovunque, ritrovando una voluptas quanto mai necessaria e una vitalità dismessa e sbiadita dal tempo.
La pellicola è strutturata a cerchi concentrici, Theo è solo la sfera che fa da intersezione tra lo scrittore del romanzo, Renou, e il personaggio del suo libro, un ragazzino che vaga in un bosco in cerca di un finale, cosa che nessuno è mai riuscito a dargli. La pellicola è impreziosita dall’animazione dai toni gotici, che viene ripercorsa e adattata solo alle scene evocative. Il bambino, letto da Theo nella sua mente, è niente meno che una marionetta errante per una foresta lugubre.
Renou, scrittore stordito dal dolore e dall’alcool, è il motore immobile della storia. Nel suo cerchio si interpongono le sue follie, le sue mancanze, i suoi rimorsi e i suoi demoni. Pertanto, nel 1876 racchiuse le sue fantasticherie in una raccolta e assieme ad esse ci nascose molto di più. Theo è un sognatore, e come tale pagherà il prezzo più alto, scomparirà quasi del tutto dal film, sarà presente ma non avrà una voce chiara: si identificherà a tal punto con i personaggi del romanzo che il punto di vista comincerà a vacillare e ad essere enigmatico.
Ciò che riapre uno spiraglio è proprio la ricerca di questo luogo, la vacuità. La possibilità di trascendere l’intorpidimento della non vita, della sua non vita, ridestandosi definitivamente, risvegliandosi in una dimensione vera. A quel punto il film si chiude e scivola mestamente su se stesso.
Opera prima del regista Paolo Gaudio, che contrappone Fantasy, Stop-motion e Comédie sortendo una narrazione un po’ afona, eclettica ma stonata, poiché pone le basi su un montaggio dissestato dalle disuguaglianze temporali, da ritagli forzati e la pellicola ne perde in fluidità, caratteristica determinante nel caso di un film costruito a livelli, che non deve essere necessariamente a senso unico come un torrente, ma non deve permettere che ci siano interruzioni o singhiozzi nella drammatizzazione delle scene. Falle considerevoli si notano nella stessa sceneggiatura in cui gli attori sembra che recitino in un teatro con le tende e il sipario dislocato, parafrasando il loro creato attoriale con una credibilità presente-assente. Certo è che il regista contribuisce a fare da ariete di sfondamento di un genere che in Italia è ancora in fase di maturazione, un’adolescenza filmica che va spronata di tanto in tanto. Gli intervalli d’animazione sono apprezzabili, le uniche scene costruite con cura e cognizione di causa, come d’altronde anche l’omaggio pseudo biografico a Rousseau, riletto egregiamente e interpretato in modo impeccabile.
La pellicola uscirà nelle sale il 26 novembre (l’uscita era inizialmente prevista per il 19 novembre) 2015, distribuita da MEDIAPLEX e profotta da SMART BRANDS, in associazione con VE.PA. ENTERTAINMENT, LEONARDO CRUCIANO WORKSHOP e ILLUSION.