Biografilm 2020 – Fat Front: recensione del documentario sulla Body Positivity

Louise Unmack Kjeldsen e Louise Detlefsen dirigono questo manifesto dell'amore verso se stesse, attraverso il punto di vista di quattro ragazze danesi.

Ragazze tonde, donne in carne, bellezze curvy. Da diversi anni la società occidentale sembra vivere il tabù del corpo grasso, complici le ondate di orribile body shaming che hanno accompagnato la diffusione di massa dei social network. Fat front di Louise Unmack Kjeldsen e Louise Detlefsen, però, chiarisce subito quelle che sono le sue intenzioni: parlare chiaro, esprimere forza, dignità e bellezza senza doversi nascondere in eufemismi o mistificazioni della realtà.

Fat Front: affermare a gran voce la propria esistenza

fat front cinematographe.it

Le due registe danesi decidono di affrontare il tema della Body Positivity – sostanzialmente, la valorizzazione di ogni corpo, al di là degli standard imposti dalla moda – attraverso le voci di quattro giovani donne. Helene Thyrsted, Pauline Lindborg, Marte Nymann e Wilde Siem hanno ognuna una storia diversa, ma sono tutte unite dal profondo desiderio di amarsi per quelle che sono. Una volta fatto questo passaggio, difficile e delicatissimo, resta da affrontare il mondo esterno e il suo giudizio.

La grande difficoltà, che Fat Front ha il merito di raccontare, nasce proprio nel momento in cui queste donne vengono allo scoperto, reclamando il loro diritto all’esistenza. Paradossalmente, proprio in virtù dei loro grandi corpi, queste ragazze – e tantissime – come loro, sono invitate a restare invisibili, per non diffondere stili di vita negativi. Ma quanto dietro queste critiche c’è una reale preoccupazione per la loro salute, e quanto un pregiudizio estetico fine a se stesso?

I social come cassa di risonanza

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KBH Læser

Non di rado nella società attuale i social network riescono a creare connessioni là dove c’è isolamento ed emarginazione. Nel caso di queste quattro ragazze, poi, si sono rivelati strumenti preziosi per riconoscersi tra loro e valorizzare la propria immagine; tra tutte, Helene Thyrsted, che usa Instagram come finestra per comunicare la propria emancipazione estetica e per diffondere e imporre un nuovo canone: il suo.

Dalle piattaforme digitali alle piazze, dagli studi fotografici ai mercatini dell’abbigliamento: ogni luogo diventa un’occasione per riscattare anni di sofferenze, di non accettazione di sé, di ferite e di delusioni. Perché, certo, la vera bellezza nasce da dentro e dal sentirsi a proprio agio con se stessi, ma l’autostima può essere duramente compromessa dal comportamento altrui. Nell’attivismo delle quattro ragazze (e di tutte quelle che, con loro e come loro, si battono per la stessa causa) si coglie la natura profondamente politica della loro lotta. Quella che potrebbe sembrare un’esigenza personale è in realtà un aspetto del femminismo spesso difficile da riconoscere. Eppure, la Body Positivity è un’esigenza universale che solo in parte riguarda le persone in sovrappeso. Si tratta di liberare il corpo da dei modelli standardizzanti, che riportano l’essere umano alla dimensione di consumatore puro, sempre più omologato, sempre più rassicurante verso la sovrastruttura.

Fat Front: una lotta gioiosa

fat front

Louise Unmack Kjeldsen e Louise Detlefsen mettono su un racconto entusiasmante per tecnica e contenuto. Il documentario parla il linguaggio delle sue protagoniste, adattandosi a loro in ogni aspetto, dalla colonna sonora, al montaggio, fino alla bellissima fotografia pop. Il film è pensato per valorizzare queste ragazze, prima di tutto da un punto di vista estetico (la loro bellezza è finalmente celebrata, così come il loro essere delle dive). Quando si tratta di descrivere momenti più intimi e dolorosi, però, le due registe scelgono un approccio delicato e rispettoso che rende i dubbi e le incertezze delle ragazze perfettamente armonici con la dimostrazione di forza e gioia che trionfa alla fine del documentario.

Un’armonia tecnica, dunque, che supporta una storia in grado di illuminare un punto di vista nuovo sul corpo e sulla donna e che – finalmente – fa parlare le protagoniste di un fenomeno troppe volte ridotto a una statistica medica e sociologica. Da Fat Front e dalle sue protagoniste risulta chiaro come esista ancora una distinzione tra “noi” e “loro”, dove chi afferma la Body Positivity deve passare per la walk of shame dell’accettazione. Perché? Chi ha deciso che chi ha un certo aspetto può scegliere di accettare o meno chi ne ha uno diverso? Questa e tante altre domande sono stimolate da un film di grande importanza e impatto. Fat Front è un documento prezioso per iniziare a parlare del corpo in maniera nuova, per abbattere alcuni schemi mentali che non hanno più motivo di esistere e per aprire una riflessione condivisa e migliore sul tema.

Fat Front è stato presentato al pubblico italiano durante il Biografilm Festival 2020.

[bage-votazioni]

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.4