Fatti Vedere: recensione del film di Tiziano Russo
Di maschere, travestimenti e amore si parla in Fatti Vedere, la commedia sentimentale con Matilde Gioli e Asia Argento nelle sale italiane il 6 febbraio 2025.
Tecnicamente, Fatti Vedere – la regia è di Tiziano Russo, nelle sale italiane arriva il 6 febbraio 2025 per Eagle Pictures – è una doppia eccezione. Nasce come soggetto originale, una rarità di questi tempi, e in maniera casuale, come spiega il produttore e sceneggiatore Roberto Proia (Il ragazzo dai pantaloni rosa): un piccolo aneddoto, apparentemente senza importanza ma dall’intrinseco potenziale cinematografico, viene sviluppato, dilatato e aggiustato secondo necessità. Con Matilde Gioli, Asia Argento, Francesco Centorame, Pierpaolo Spollon, il film è una commedia sentimentale formalmente curata e per niente volgare che contravviene a un imperativo del nostro presente cinematografico (ecco la seconda eccezione): esce in sala anche quando la gran parte delle rom com, le straniere soprattutto, puntano sullo streaming. Cosa ci dirà il botteghino, sullo stato di salute e sul futuro distributivo della commedia sentimentale, è da vedere. Il film, dal canto suo, sa bilanciare l’originalità della proposta con il richiamo a classici amatissimi dal pubblico, perché l’originalità è un valore, ma servono anche punti fermi. Qui si chiamano Tootsie e, forse ancora più appropriato, Mrs. Doubtfire.
Fatti Vedere: un provvidenziale bug del sistema è la molla che mette in moto la storia
![Fatti Vedere; cinematographe.it](https://www.cinematographe.it/wp-content/uploads/2025/01/Fattivedere1.jpg)
Sandra (Matilde Gioli) lavora come psicoterapeuta per un portale online. È in condizioni emotivamente disperate perché il ragazzo di dieci anni, Stefano (Francesco Centorame), l’ha appena mollata, senza spiegazioni. Per un provvidenziale bug del sistema, il sito le attribuisce l’identità di una collega e il suo carnet di potenziali pazienti tra cui, ovviamente, c’è anche Stefano. Lo spunto di vita vissuta a partire dal quale Fatti Vedere costruisce la sua impalcatura di travestimenti, equivoci amorosi e bisogno di trasparenza, è questo: una terapeuta racconta a Roberto Proia del timore di trovarsi l’ex tra i pazienti. L’amico ascolta la confessione, lo sceneggiatore prende appunti; un film è nato.
Fatti Vedere “ruba “a Mrs. Doubtfire (regia di Chris Columbus, 1993) il contesto familiare e l’idea del travestimento come mezzo per recuperare un’armonia spezzata, oltre alla leggerezza di tono non scevra da una punta di malinconia. Di Tootsie (regia di Sidney Pollack, 1982) si replica la valenza terapeutica del travestimento, la maschera come mezzo per conoscersi meglio. Sandra, in barba alla deontologia professionale e a qualsiasi pretesa di trasparenza, invece di denunciare l’equivoco e spiegare a Stefano che non può fargli da terapeuta, camuffa la sua identità e comincia a parlarci. Lo fa per scoprire cosa non è andato tra loro, per trovare se stessa e ripartire da capo. Non potendo nascondersi troppo a lungo dietro lo schermo nero di un computer, con l’aiuto dell’investigatore privato Marco (Pierpaolo Spollon), maestro di travestimenti, Sandra indossa – in pieno stile Mrs. Doubtfire – una seconda pelle.
Siamo nel perimetro della più consumata commedia degli equivoci e sappiamo bene che non c’è equivoco che tenga, al cinema, se la storia non offre la possibilità di un clamoroso-comico-emozionante svelamento. La possibilità arriva con il matrimonio di Benedetta (Asia Argento), la fumantina migliore amica di Sandra – il rapporto è la cosa più vicina a una soddisfacente relazione a lungo termine per entrambe – che non apprezza il travestimento dell’amica. Ecco, un bel punto di partenza per spiegare Fatti Vedere è la maturità di una scrittura e una regia che non hanno fretta di mettere un’etichetta alle relazioni tra i personaggi.
Una commedia romantica e intelligente che ci ricorda che le maschere che indossiamo hanno loro utilità
![Fatti vedere; cinematographe.it](https://www.cinematographe.it/wp-content/uploads/2024/12/192339_ppl.jpg)
Non è facile incasellare le relazioni messe in scena da Fatti Vedere, che bello. Era necessario che la commedia sentimentale facesse, anche da noi, un passo in direzione di uno storytelling più realistico e sfumato. Qualche esempio? Ci sono due amiche (Gioli-Argento) che si muovono e ragionano come fossero dentro un matrimonio, discussioni e incomprensioni comprese; la rappresentazione dell’identità e della complicità femminile è più integra e compiuta del solito. Ci sono due ex (Gioli-Centorame), più vicini ora rispetto a quando erano coppia. E ci sono due persone che si incontrano per caso (Gioli-Spollon) e potrebbero essere tante cose, insieme. Ma hanno la forza, soprattutto lei, di non decidere.
Il senso del film, orchestrato con sintonia di passo e pensiero da Roberto Proia e Tiziano Russo, non è di spogliare la rom com delle sue convenzioni – amicizia al femminile, equivoci, sentimento contrastato, leggerezza romantica e malinconia– ma di sottoporle a una pressione rinfrescante. Vale per la complessità delle relazioni raccontate, ma anche per il modo con cui Fatti Vedere tratta il macro tema: la maschera. Lo affronta con una doverosa – e per niente moralista – ambivalenza. Travestirsi è nascondersi, perché essere totalmente aperti verso gli altri è difficile e fa paura. Ma la maschera non è solo una scorciatoia vigliacca di fronte alla complessità della vita, a volte è un grande aiuto. Se il film si fosse a limitato a proporre un generale invito alla spontaneità, condannando il travestimento senza sforzarsi di capirne le ragioni, avrebbe peccato di superficialità e sciatto moralismo. Non è così, con qualche precisazione. La storia offre allo spettatore quello che promette; una coerenza e un senso della misura apprezzabili, che gli impediscono però di volare troppo alto. Non era quello l’obiettivo, ma va comunque rimarcato.
Pulito formalmente, intelligente nelle premesse e nel modo di imbastire il suo discorso, Fatti Vedere ci ricorda che le maschere hanno i loro vantaggi. Certo, ci possono allontanare dalla verità, ma solo se le usiamo in modo improprio. Sandra, all’inizio, sfrutta la maschera dell’attempata dottoressa per nascondersi. Con il tempo impara, grazie alla sua seconda pelle, a essere maggiormente se stessa, a capire le sue e le altrui ragioni; così facendo, si libera. L’intrattenimento leggero ma non pretenzioso di Fatti Vedere, l’originalità della proposta, indirettamente ci ricordano che il cinema deve avere più fiducia nella vita. Senza sminuire il valore di un cinema fondato sull’adattamento (teatrale, letterario), senza trascurare i pregi della serialità (universo e personaggi già stabiliti), il vantaggio di un soggetto originale, “preso dalla strada”, è di avvicinare la commedia a quella quotidianità che è il suo nutrimento essenziale.
Fatti Vedere: valutazione e conclusione
Il brio di Matilde Gioli, la fragilità ironica e dignitosa di Pierpaolo Spollon, l’energia sboccata di Asia Argento, le ragioni concesse anche al “cattivo” Francesco Centorame. Dalla precisione con cui si armonizzano pregi e tratti caratteristici del bel cast si intuisce il buono e il giusto di una commedia sentimentale intelligente, costruita su un interessante paradosso: nella vita e in amore le maschere ci aiutano a essere noi stessi, se le indossiamo nel modo giusto. Più rassicurante e basico di quanto le premesse suggerirebbero, il film ha comunque il coraggio di essere una storia originale. Fatti Vedere può davvero essere un buon punto di partenza per rinnovare dall’interno, anche in direzione di una maggiore ambizione, il modello della rom com nostrana.