Fear Street Parte 2: 1978 – recensione del secondo capitolo dell’horror Netflix
Uno slasher in piena regola, con tutti gli elementi necessari per renderlo divertente e piacevole da seguire. L'atmosfera camp di Fear Street Parte 2 è l'aspetto più riuscito della produzione.
Dopo un capitolo iniziale ideato per presentare la minaccia sovrannaturale che prende il nome di Sarah Fier, dove troviamo come protagonisti un gruppo di adolescenti alla ricerca dei segreti che nasconde la strega, con Fear Street Parte 2: 1978 la storia si assesta per effettuare un viaggio nel tempo: lo scenario è un’estate colma di omicidi ed efferati attacchi nel cuore degli anni ’70. Ziggy Berman (Sadie Sink di Stranger Things) è una ragazzina isolata che vuole prendere le distanze da sua sorella Cindy (Emily Rudd) e differenziarsi dai ragazzi che popolano il campeggio di Nightwing. Presa di mira dai bulli e derisa, Ziggy si rivolge all’infermiera Lane (Jordana Spiro) per ottenere supporto morale. Ciò che l’attende è l’inizio di una maledizione che si stanzierà su tutta la location, con la mano di Sarah Fier a controllare a distanza killer spietati e pronta a mietere vittime lungo il suo percorso.
Il film è disponibile da Venerdì 9 Luglio su Netflix ed è parte di una trilogia che si concluderà con Fear Street Parte 3: 1666 il 16 Luglio 2021.
Una manifestazione del male insidioso e imponente: le caratteristiche di Sarah Fier in Fear Street Parte 2: 1978
La regia Leigh Janiak ci tiene a descrivere accuratamente il senso di minaccia incombente che colpisce ogni giovane interprete in scena. Sarah Fier nasconde le sue carte vincenti e si prepara ad una completa rivelazione nel successivo capitolo, tramando alle spalle e selezionando bersagli sempre diversi fra loro. Un corpo martoriato e disturbato anche da morto, che si risveglia per diffondere un tipo di paura che va tramutandosi in confusione generale: lo spirito di Sarah sconvolge gli equilibri delle due sorelle Berman come una narratrice distante che sceglie come sostenere il ritmo del racconto. Ziggy e Cindy sono due caratteri completamente opposti, ma uniti da un affetto sincero che riesce a sorvolare qualsiasi incombenza e imprevisto.
La loro collaborazione è essenziale ai fini della storia, perché fungono da contraltare ad un’atmosfera apparentemente leggera e superficiale che ben rispecchia gli stilemi dello slasher a cavallo fra la fine degli anni ’70 e inizio anni ’80. Viene delineata un’ambientazione perfetta per accumulare cadaveri e vittime sacrificali, il Nightwing Camp, e si lascia maggiore spazio per gli incisivi antagonisti della serie Fear Street: il campeggio diventa una valvola di sfogo per assassini instancabili e manipolati da una forza più grande di loro, con armi da taglio alla mano e tanto sangue che dovrà scorrere per alimentare il raggio d’azione della strega indesiderata. I giovani interpreti sostengono al meglio il meccanismo di un horror disimpegnato, citazionistico e realizzato col fine di rappresentare una chiara evoluzione di Venerdì 13 (1980).
Una regia sempre fresca al servizio dei villain
Leigh Janiak si districa in una guerra di posizione fra gli Shadysiders e i Sunnyvalers, due realtà discordanti che determinano il tono della pellicola. Lo scontro aperto fra le due cittadine è un particolare intrigante da trattare, considerando l’approccio sanguinario alla materia: il caos e la pacatezza negli atteggiamenti, il rigore morale e l’anarchia infondata, opposti che si attraggono per impreziosire una storia lineare e senza risvolti incredibilmente originali. Fear Street Parte 2: 1978 si prefissa come obiettivo quello di intrattenere con uno stile aggiornato coi tempi e mettendo sul piedistallo rapporti umani flebili e irregolari che correggono i propri sbagli attraverso l’instancabile carica splatter. La regista e sceneggiatrice sfrutta tutte le minuzie e le peculiarità del sottogenere horror con arguzia e con voglia di stravolgere i nuclei e gli schieramenti composti all’inizio di ogni capitolo.
Il risultato è convincente, non senza difetti lungo la via: bisogna segnalare una fase di intermezzo incerta, che non sa quando spingere l’acceleratore sull’efferatezza e sui dettagli espliciti. Il punto di forza del film tarda ad arrivare, preferendo definire ancora di più i contorni di un rapporto fra sorelle già consolidato nel corso del primo atto. Il background riservato alla strega di Shadyside è ben integrato nelle vicende, aggiungendo tratti sempre più intriganti che la rendono ancora più terrorizzante. Si tratta di una furia cieca che fa fatica a trovare dei compromessi, insaziabile e capace di seminare il panico a comando. Questi sono gli ingredienti giusti, rimescolati in uno scenario già esplorato e ripreso da altre rivisitazioni horror ma con una sana dose di cattiveria che non va a compromettere l’economia della storia.