Filumena Marturano: recensione del film in onda su Rai Uno

Una mano tremante fatica a scrivere lettera per lettera un nome, il proprio. Quella mano è di Filumena, per aiutarsi nel gesto eroico pronuncia una per una quelle consonanti e quelle vocali, giganti, montagne e pendii per chi sa a stento leggere e scrivere. Inizia così Filumena Marturano – dopo Natale in Casa Cupiello e Sabato, Domenica e Lunedì il film che va in onda su Rai Uno il 20 dicembre 2022, diretto da Francesco Amato, tratto dalla commedia di Eduardo De Filippo, con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo. Filumena è una commedia unica nel suo genere – l’originale è del 1946, il film diretto da De Filippo è del 1951 -, porta nel suo titolo il nome della protagonista, una donna che non è più nel fiore degli anni, il suo corpo è invecchiato e dolente frutto di anni di vita in una casa dove è la governante ma non la padrona. L’opera è talmente importante, un classico da aver avuto varie versioni, in teatro, in tv, al cinema, con protagonisti illustri che hanno raccontato la storia di un’ex prostituta che vive da anni, more uxorio, con Domenico Soriano che era stato suo cliente ma per cui lei ha sempre provato amore.

Filumena Marturano: un racconto di tenerezza e di perdono

Filumena Marturano_Cinematographe.it

Filumena è una donna coraggiosa, arrabbiata e innamorata. Lei vuole “essere” perché per anni è stata amata di nascosto, di notte, di giorno ma dove nessuno poteva vederla, in una casa comprata dall’uomo che lei ama, in cui per riacquistare rispetto e amore, deve combattere per la sua dignità di donna, di moglie e di madre. Lei da ragazza era una prostituta e aveva conosciuto così Domenico “Mimì” Soriano, un ricco pasticcere con cui ora divide la casa ma non può accettare di essere, ancora, presentata come la governante, trattata come le ultime delle ultime. Da anni sono l’uno accanto all’altra, lei è la sua amante, la sua tuttofare, perché lei lo ama, gli vuole bene, per lei Mimì è il suo salvatore per cui ancora si strugge. Dal canto suo Domenico si lascia amare da quel corpo che ben conosce, ma non può darle di più di quella passione passeggera, di quella convivenza celata agli altri perché non può sposare una donna macchiata dallo stigma della prostituzione. Ora Mimì non è più il ragazzo di un tempo, ma si comporta come tale, passa il tempo con le ragazze, cerca una moglie dabbene con cui convolare a nozze e forse l’ha trovata, si chiama Diana e sogna di entrare nel mondo dello spettacolo. Filumena non può accettarlo e nella disperazione più nera, si finge in fin di vita per estorcere a Don Domenico il sì tanto agognato ed è quella la firma con cui inizia il film. Appena dopo la celebrazione del matrimonio, Domenico scopre l’inganno e chiede l’annullamento. Solo allora la donna gli rivela che uno dei suoi tre figli, cresciuti in segreto, è in realtà proprio di Domenico, ma quale? Le certezze dell’uomo vacillano e il desiderio di scoprire quale dei ragazzi è sangue del suo sangue inizia a consumarlo.

Filumena Marturano: il regista rende moderno il testo di De Filippo

“’E figli so’ ffigli. E so’ tutti eguali”

Filumena confessa che uno dei tre figli – interpretati da Massimiliano Caiazzo, Francesco Russo, Giovanni Scotti – da lei avuti è suo, ma si rifiuta di rivelargli quale perché l’amore è amore, perché ognuno di loro ha pari dignità. Filumena resuscita e rovescia il mito d’una Medea-madre napoletana, lei fa di tutto per i suoi figli, vuole per loro una vita migliore, è un’eroina moderna per l’evoluzione che vive, perché lotta per consegnare loro un futuro e pretende rispetto dall’uomo che ama. Il personaggio femminile rappresenta una svolta nel repertorio eduardiano in cui duellano un uomo e una donna, anzi la riuscita di questo personaggio sta proprio nella fusione di maschile e femminile, lati che fanno entrambi parte di lei. Acquista ancora più valore tutto ciò, quando si ricorda che la pièce è stata scritta per Titina De Filippo dal fratello, quest’ultimo ricorda quanto lei fosse avvilita perché il successo, la ribalta spettavano sempre al primo attore.

Filumena di tutte le donne eduardiane possiede lo spirito pratico, il realismo, acquista la centralità che le spetta, con molto sforzo e con tanta fatica, deve trovare degli espedienti.

Filumena è un testo ancora vivo, tratta tematiche moderne, per questo viene spesso rappresentato, mangiato e adorato dal pubblico, dagli attori e dai registi di cinema e teatro. Amato prende questa commedia e la fa abitare da Scalera e da Gallo che, grazie alla complicità che hanno – i due hanno recitato insieme in Imma Tataranni e anche lì sono marito e moglie -, riescono a consegnare a chi guarda il dolore e la gioia, le lacrime taciute e le urla gridate in faccia.

Scalera dà forza e dignità alla sua donna, l’ostinazione, i segni sul viso, gli occhi pieni di tutti quegli anni di vicinanza in cui ha buttato giù bocconi amari e Gallo incarna molto bene l’uomo che non vuole crescere, ricco e distratto, affamato di donne e di leggerezza. Gallo veste i panni di Mimì come se fosse ancora un ragazzo pieno di desiderio, per il suo personaggio tutto cambia quando scopre di essere padre. Questo annuncio lo fa crescere per davvero, lo mette di fronte alle proprie responsabilità. Mimì e Filumena compiono il loro viaggio, un arco narrativo che già ben conosciamo, eppure è sempre un percorso nuovo e affascinante. 

Scalera e Gallo, due attori che si danno completamente ai loro personaggi, portando a galla le emozioni più profonde dell’animo umano

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Filumena Marturano è un racconto di rivincita e di rinascita, di tenerezza e ostinazione, il viaggio di una donna che riesce a prendere il proprio posto nel mondo, è anche il racconto di una maturazione, quella di Mimì che diventa uomo, anche e soprattutto quando scopre di essere padre. L’opera è una storia di abbandono all’amore, fa questo Filumena, forte, indurita dalla vita, dalle lacrime trattenute, ma poi impara a piangere e a commuoversi e lo fa di fronte a quell’uomo che le ha fatto male. Dall’atra parte c’è Soriano che impara a sua volta ad amare i figli, Filumena e in questo modo anche sé stesso. Filumena Marturano è un melodramma colmo di tenerezza, ma nascosta, o trattenuta, senza abbracci, senza concessioni retoriche, senza una lacrima, fino alla fine.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8

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