Finanziati per caso: recensione del film Netflix di Marcos Bucay
Le idee ci sono, le modalità di sviluppo meno. Tra iperbole e demenziale, Finanziati per caso vorrebbe rompere la bolla di intoccabilità che circonda i creatori di startup e l’ideologia da app come motore di cambiamento, ma manca di direttiva e di coordinate per farlo.
Conosciuto in piattaforma per i precedenti Daniel Sosa: Maleducado, stand-up comedy da lui diretta nel 2018, e la serie Club de Cuerovos, scritta invece tra il 2017 e il 2019, il regista e sceneggiatore messicano Marcos Bucay torna su Netflix a partire dal 23 luglio 2021 con Finanziati per caso, commedia demenziale e grottesca sulla deriva generazionale dell’assuefazione da app e del mondo nerd delle startup.
Finanziati per caso: due millennial disoccupati guardano al successo degli altri
Al centro della commedia due fannulloni trentenni e impantanati tra il precariato e la disoccupazione, preparati al mattino di tutto punto come se dovessero andare in ufficio, per poi ritrovarsi entrambi a casa – giusto il tempo di attraversare la strada – nella sorpresa uguale e reciproca del non avere alcun cartellino da timbrare. Polo (Aldo Escalante) e Blas (Ricardo Polanco) sono i looser contemporanei del “non saper cosa voler fare da grandi”, indecisi certo sul futuro quanto nel presente, in dubbio perpetuo e ciclico su come e dove passare le ventiquattrore se non sul divano. Il primo, dimagrito 90 chili ed ex-obeso, è costretto dalla fidanzata sport addicted di sudare tutte sante le mattine sulla bici da spinning; l’altro, artista del cappuccino e politicamente incline a sottolineare le conseguenze dello sfruttamento capitalista, guarda ai successi degli altri per sottolineare i propri fallimenti, in un mondo di creatori tecnologi e predicatori del self made man che viviseziona i millennial tra account Instagram verificati e idee su nuove, rivoluzionarie applicazioni.
Ai due però non basta il cosiddetto ‘ping pong’ per dar forma a quell’unica idea possibile per cambiare il proprio destino, e una notte, complice come spesso accade un bombardante mix di alcool e psicostimolanti à la Limitless, Polo e Blas registrano, incoscienti (o quasi), la presentazione video di un app da loro concepita con lo scopo di firmare petizioni online ma con annessi like da social network e caramelle bonus simil Candy Crash. Come accade in questi casi, la fortuna è dalla loro e il progetto riesce a ricevere i finanziamenti necessari al suo sviluppo, finché ovviamente uno dei due non ne metterà in discussione la paternità.
The Social Network per looser, millennial e mediocri
Finanziati per caso appare dunque come un The Social Network rivisto e rivisitato dagli sconfitti del nuovo millennio, prendendo dal film di David Fincher la carcassa narrativa della lunga progettualità a due che creerà l’attrito finale, ma certamente senza essere il suo intento originario. Bucay infatti, mediante iperbole, grottesco e sfrenatezza caricaturale, cerca piuttosto di sgonfiare l’enorme aura d’intoccabilità dell’universo delle start-up e dei social, ridimensionando, dissacrandola, la pretesa ridicola di cambiare il mondo con un click, di aderire a scorciatoie superficiali e fittizie tra hashtag e storie di 24ore per colmare l’enorme vuoto che ognuno si porta con sé; per mascherare la realtà scontrata perennemente con l’ideale insomma.
Tra eccessività e iperbole comica il film di Marcos Bucay si perde nelle sue stesse, demenziali, modalità
Peccato tuttavia che nonostante un incipit promettente perché dai toni irriverenti, personaggi borderline e dissacrazione, il film non riesce a mettere a fuoco le idee che ha e già prima di metà racconto perde le coordinate, sconfinando nell’inconsistenza e nel tentativo di risata fine a sé stessa stancante quanto pigra. Da Finanziati per caso c’è da aspettarsi certamente linguaggi e traiettorie paradossali e trascinate all’estremo per scovarne, appunto, l’invisibile assurdità; scompostezza grammaticale del materiale che cerca di manipolare; nonsenso comico e ambiguo per scoperchiare le derive chic e l’obbligatorietà da successo imposto dal progresso tecnologico. Non riuscendo a controllare la furia dell’eccedenza come prerogativa, l’operazione risulta vanificata dai suoi stessi modi di agire, e Finanziati per caso, oltre a sparuti quadri scherzosi, non risolve e non si risolve, tornando al punto di partenza di un film forse mai davvero cominciato.