Fiume o morte! – recensione del documentario sull’impresa di Gabriele D’Annunzio
Un documentario che sfrutta la storia della conquista della città di Fiume da parte di Gabriele D'Annunzio per parlare di tutt'altro.
È possibile che molti di voi non abbiano mai sentito parlare di Rijeka, almeno non con questo nome. La città croata, infatti, continua a essere anacronisticamente conosciuta nella cultura italiana con il nome storico di Fiume. Questo antico appellativo rappresenta un ponte emotivo verso un’epoca in cui la figura carismatica e controversa di Gabriele D’Annunzio – il Vate – era protagonista di gesta militari e politiche che hanno segnato profondamente il tessuto storico italiano. L’intricato e affascinante legame tra Rijeka e D’Annunzio è finito al centro di Fiume o morte!, l’ultima fatica documentaristica del regista Igor Bezinović, il quale si è cimentato in un racconto narrativo capace di intrecciare fatti storici e riflessioni contemporanee.
Bezinović indaga con acume le molteplici sfaccettature di una popolazione caratterizzata da ibridazioni identitarie e culturali, in cui il passato non si limita a essere una semplice memoria, ma si fa attivo interprete del presente. Con una regia attenta e una ritmo narrativo incisivo, il lungometraggio invita pubblico e interpreti a riscoprire il dialogo che avviene tra un popolo e il suo retaggio, così da poter riflettere su ciò che è stato, su ciò che sta accadendo e su ciò che potrebbe avvenire.
L’impresa di Fiume e i traumi della storia
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Bezinović si è immerso nella realizzazione della sua ultima opera cinematografica con tatto e consapevolezza. Superficialmente, Fiume o morte! è un documentario storico che espone il complicato rapporto di Gabriele D’Annunzio con Rijeka, ripercorrendo con cura il percorso che va dalla primissima visita del poeta nei panni di autore teatrale, passando per la drammatica conquista militare, fino al breve e tumultuoso consolidamento della città-stato dello Stato libero di Fiume, nonché la sua successiva caduta.
La pellicola si distingue per la meticolosa ricostruzione resa possibile grazie all’ampio e accurato impiego di immagini e video di archivio. Tuttavia, l’operato di Bezinović non si esaurisce in una semplice narrazione didascalica a scopo divulgativo. Il film si apre infatti con un interludio informativo che lascia velocemente spazio a una serie di interviste che testimoniano come l’occupazione subita dal Vate sia una memoria ormai troppo spesso relegata all’oblio. Le vie e gli edifici un tempo intitolati a D’Annunzio hanno ormai perso ogni traccia del loro legame originario: i nomi sono stati cambiati e la memoria del periodo vissuto a cavallo delle due Guerre Mondiali si è affievolita. Chi ancora ricorda quell’epoca porta con sé le cicatrici di generazioni intere, e con una sola parola – “fascista” – sintetizza le emozioni ereditate dal controverso passato.
Bezinović utilizza la ricchezza della documentazione storica non soltanto per riportare alla luce eventi ormai dimenticati, ma anche per stimolare una riflessione critica sul presente. Il regista si sofferma sulle strade attuali di Rijeka, invitando la comunità locale a riscoprire e riappropriarsi della propria storia attraverso una giocosa rievocazione in costume che l’autore interpreta con rispettosa serietà.
Dal gioco, l’esperienza. Dall’esperienza, la consapevolezza.
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Pur mantenendo una sensibilità profonda, Fiume o Morte! si apre verso un immaginario paradossale, in cui il grottesco e il ridicolo si intrecciano sin dalle prime immagini. Stuoli di attori improvvisati vestono i panni del Vate e dei suoi soldati, reinterpretando con una disinvoltura dissacrante le immagini di repertorio. Essi calcano vie ormai invase da turisti e adornate da insegne che, con la loro esuberanza commerciale, esaltano simboli di una cultura globalizzata, ben lontana dagli elevati ideali poetici che una volta animavano l’immaginario nazionale.
Questo paradosso storico, di per sé intriso nell’assurdità, viene ulteriormente accentuato dall’arguta scelta di Bezinović di mantenere nel montaggio alcune interazioni genuine tra il pubblico e il “cast”, insieme a errori recitativi che, in altri contesti, sarebbero stati impietosamente eliminati. In questo modo, il regista riesce ad aprire un dialogo che attraversa la barriera temporale, nonché a instaurare un rapporto autentico di fiducia e complicità con il suo scalcagnato, ma affascinante gruppo attoriale, inducendo i soggetti ripresi a mostrarsi in maniera spontanea e a lasciar trasparire la loro umanità più vera.
L’intero documentario si caratterizza per l’uso sapiente dei toni ludici, un gioco ben orchestrato da un regista-arbitro consapevole, capace di manipolare le regole narrative per evocare, a suo piacimento, un senso di inquietudine e perturbamento. È impossibile non restare colpiti dall’immagine di D’Annunzio che, con un gesto surreale, compie il saluto romano di fronte a un’assemblea ridottasi a sole due presenze. In maniera altrettanto grottesca, si assiste alla messa in posa di giovani mezzi nudi che – coltellacci stretti tra i denti e granate in mano – sfoggiano un’esibizione di virilità che viene poi sfogata prendendo violentemente a calci dei sacchi di iuta.
Eppure, proprio quando l’assurdo sembra aver preso il sopravvento, la consapevolezza che queste ricostruzioni attingono a immagini e a eventi realmente accaduti riaffiora con forza, rinforzando quel ponte empatico che collega il passato e il presente. Questa duplice dimensione, fatta di recitazione e di storicità, apre la strada a un processo di analisi che è inquietantemente capace di inserirsi nel contesto contemporaneo, sfocando il confine tra realtà e narrazione.
Fiume o morte! – valutazione e conclusione
Il film Fiume o morte! mette infatti anche in luce la marcata distanza tra una retorica autoritaria e la cruda realtà, soprattutto quando questa realtà viene osservata attraverso gli occhi di popoli oppressi. L’impresa di Fiume e il ruolo enigmatico del Vate si configurano così come spunti di riflessione sulle dinamiche attraverso cui le ideologie estremiste plasmano e talvolta corrompono il tessuto sociale. Ne nasce un confronto critico che invita lo spettatore a interrogarsi sulle modalità con cui il passato continua a influenzare il presente e a considerare, con rinnovata consapevolezza, i pericoli insiti nel ricorso a narrazioni autoritarie.
Fiume o morte! è un film documentario scritto e diretto da Igor Bezinović. Vincitrice del premio Tiger al 54° International Film Festival Rotterdam, l’opera è caratterizzata anche dalla scelta di affiancare alla lingua croata anche l’italiano e, soprattutto, il quasi scomparso dialetto fiumano. Il documentario è distribuito in Italia da Wanted e potete trovarlo nei cinema il 17, 18 e 19 febbraio 2025.