TFF34 – Fixeur (The Fixer): recensione del film di Adrian Sitaru
Fixeur (titolo internazionale The Fixer) è un film di Adrian Sitaru, presentato nella sezione Festa Mobile della 34esima edizione del Torino Film Festival. Secondo film alla kermesse torinese per il regista rumeno, anche membro della giuria del concorso ufficiale Torino 34, e già presente nella sezione Festa Mobile con Ilegitim.
Fixeur, in sintonia con le note intenzioni registiche di Sitaru, approfondisce le implicazioni psicologiche della azioni umane che qui assumono il volto della responsabilità morale di Radu (Tudor Aaron Istodor), un mediatore culturale che lavora in campo giornalistico, al quale viene affidato il prestigioso e delicato incarico di ottenere un’ intervista per una TV francese con una ragazzina appena tornata in Romania dopo essere stata sfruttata per prostituzione a Parigi.
L’impresa si rivela da subito complicata, sia per gli aspetti burocrati, data la minore età della giovane – appena tredicenne – ma anche per rispetto alla sua delicata condizione emotiva, a causa della quale ripercorrere eventi traumatici ancora troppo recenti e senza un sostegno psicologico potrebbe essere deleterio. Un aspetto che non interessa né ai colleghi giornalisti di Radu né tantomeno alla testata per la quale lavora, determinata a portare a casa lo scoop a qualunque costo.
Fixeur: Adrian Sitaru analizza il fenomeno dello sciacallaggio giornalistico con taglio riflessivo e ricco di simbologie
Fixeur sceglie di raccontare il fenomeno dello sciacallaggio giornalistico con un taglio riflessivo e ricco di simbologie, con cui Sitaru accosta le azioni private del protagonista a quelle pubbliche.
Radu è un perfezionista, anzi, un “perfezionalista” come gli rinfaccia contrariato il figliastro della sua compagna, un bimbo che ama ma sul quale riversa le proprie pretese di successo senza tener conto della sua sensibilità, e che conia involontariamente un termine immediatamente accostabile a quel tipo di giornalismo a cavallo fra perfezione e sensazionalismo, noncurante della dimensione emotiva delle persone coinvolte.
Quando dopo numerose peripezie e favoritismi Radu riesce ad ottenere l’intervista tanto agognata, si troverà di fronte una ragazzina la cui vita è stata forse irrimediabilmente rovinata da ciò che ha passato, capace di comunicare solo attraverso la sua sessualità abusata e sicuramente non pronta per un reportage utile solo a chi deve guadagnarci sopra, che mira ad indugiare perversamente sulle modalità alterate attraverso cui la giovane descrive ciò che ha dovuto passare.
Fixeur conferma lo sforzo di Sitaru – e del cinema rumeno in generale – di narrare gli aspetti impliciti di spaccati di vita comune con un taglio realistico, che al ritmo preferisce la riflessività, concedendo il tempo allo spettatore di lasciar decantare le situazioni mostrate, maturando un proprio punto di vista personale sulle vicende solo dopo aver avuto la possibilità di valutare tutti quelli in campo, in un gioco delle parti perfettamente equilibrato dove la scrittura non lascia spazio a lacune nella caratterizzazione di eventi e personaggi.
Radu imparerà sulla pelle della propria coscienza morale ferita che il mestiere di mediatore non riguarda solo il fatto di fare da ponte fra due idiomi differenti ma si riferisce soprattutto alla capacità di trovare un compromesso fra intenzioni e possibilità, un talento che non può prescindere dall’umanità.
Fixeur è un film che solleva interrogativi importanti circa l’opportunità di fare “qualunque cosa” per ottenere ciò che si desidera, non tenendo conto dell’interlocutore, sempre oggetto attivo e non passivo delle aspettative di chi lo chiama in causa. Una persona per la quale la cosa giusta non è necessariamente quella che noi riteniamo migliore.
Fixeur è stato sceneggiato da Claudia e Adrian Silisteanu; nel cast del film anche Mehedi Nebbou, Nicolas Wanczycki, Diana Spatarescu, Adrian Titieni.