FolleMente: recensione del film di Paolo Genovese
Incontro d’amore e scontro tra volontà ed emotività di genere. È una rom-com, ma potrebbe essere uno spy movie. Paolo Genovese riflette sul dialogo tra corpo e mente, risposta istintiva e pianificazione. Nel mezzo il caos, i perfetti sconosciuti e il peso della parola. Al cinema dal 20 febbraio
FolleMente di Paolo Genovese, è composto da due film. Il primo ha a che fare con l’incontro serale e poi notturno, tra Piero (Edoardo Leo) e Lara (Pilar Fogliati). Due individui che hanno conosciuto l’amore e poi l’hanno perduto. Per questo ancora tentano, seppur goffamente di ritrovarlo. Il secondo film invece è quasi un film sportivo, i linguaggi sono i medesimi e così i tempi narrativi.
È una rom-com o uno spy movie?
![Follemente: recensione del film di Paolo Genovese](https://www.cinematographe.it/wp-content/uploads/2025/02/Follemente-0.jpg)
Due squadre, uno scontro tra generi e la possibilità di coesistenza sullo stesso campo, nello stesso momento. Maschi contro femmine, nel mezzo il desiderio, la galanteria, la gentilezza e la capacità d’ascolto, che non ha secondi fini, se non la volontà di comprendere e rispecchiarsi forse in un dolore vissuto, così differente, eppure simile e corrispondente. O forse nel bisogno d’amare. Nell’urgenza emotiva di ritrovarsi negli occhi o nella voce di quel qualcuno, che a differenza dell’altro/a ormai distante, non sceglierà di andarsene, ma al contrario, di restare.
Le due squadre, capitanate da due interpreti d’eccezione quali Claudia Pandolfi (Alfa) e Marco Giallini (Il professore), coriacea la prima, malinconico il secondo, guidano schieramenti di genere opposto. Eppure, nonostante si raccontino come distanti, o meglio, estranee, le due squadre, rischiano di ritrovarsi sempre più sui medesimi elementi e attimi di cambiamento e profondità emotiva.
La sensazione è quella di assistere ad un incontro al buio, guidato e interamente suggerito, da cimici spionistiche ben celate, sia nelle orecchie di lei, che in quelle di lui. Nell’ombra – o dietro il vetro della stanza dell’incontro – un cast stellare, che vede coinvolti importanti nomi quali Emanuela Fanelli, Claudio Santamaria, Vittoria Puccini, Maurizio Lastrico, Maria Chiara Giannetta e Rocco Papaleo.
A ciascuno di questi corrisponde un ruolo, che non è un classico character cinematografico, bensì un modo d’essere. Risulta facile, immediato e per questa ragione perfino superficiale, il paragone con il disneyano Inside Out di Pete Docter. Poiché a Genovese e così al team di sceneggiatori composto da Francesco Piccolo, Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e Flaminia Gressi, non interessano poi molto i sentimenti, piuttosto i meccanismi della mente rispetto alla delicata fase dell’incontro e perché no, forse perfino dell’amore.
Non ci sono ad esempio rabbia, gioia, tristezza o disgusto, piuttosto malinconia, esperienza, forza di volontà, romanticismo, ingenuo e giovanile annebbiamento da stupefacenti e così la difesa, che non è mai troppa. Soprattutto quando si è sofferto e non si vuol più inciampare nel medesimo attimo, tranello e illusione. Le due squadre si conoscono tra loro, si annusano reciprocamente e agiscono poiché grazie all’esistenza di una, anche all’altra è concesso il privilegio d’esistere.
FolleMente riflette dunque sulla coesistenza potenzialmente armoniosa, seppur scomoda talvolta e caotica tra i generi. Senza guardare alla lotta, piuttosto all’ascolto, all’ingranaggio che una sola forza non può alimentare, richiedendo un aiuto, che è lì eppure a volte si trincera dietro i silenzi, le menzogne e le falsità. Ma se banalmente fossimo tutti più spontanei e diretti, cosa accadrebbe? Non è che questo meccanismo riuscirebbe ad incepparsi di meno e lavorare di più?
FolleMente: valutazione e conclusione
![](https://www.cinematographe.it/wp-content/uploads/2025/02/Follemente-1.jpg)
Il film di Genovese, o meglio, i due film di Genovese, si pongono questa e altre domande, senza mai peccare di presunzione con la proposta unica di una visione o risposta assoluta, piuttosto di un dubbio, che allo spettatore arriva forte e chiaro, come una freccia scoccata nel buio della notte, che il buio però non disperde e che i corpi, per qualche curioso e bizzarro motivo, inevitabilmente attirano, finendone trafitti e maggiormente consapevoli.
FolleMente non è il lungometraggio più riuscito di Paolo Genovese, eppure ha un grande cuore e la capacità di rivolgersi ad un pubblico estremamente ampio, se non addirittura universale, senza esclusione di generi, minoranze, identità sessuali e non, coinvolgendole tutte nel dibattito forse più antico e interessante del mondo: Com’è che scegliamo di relazionarci tra noi, quando nulla ci lega e siamo perfetti sconosciuti, in balia di ciò che le parole di lì a poco sveleranno?
Una cosa è certa, la mente sceglie, il corpo pure. Dialogheranno tra loro evitando il caos? Non sempre e forse il bello è proprio questo. A coglierlo è FolleMente, con grande maturità, con grande leggerezza, che non è superficialità, ma “… planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”, come suggerito da Paolo, come scritto da Calvino in una personalissima e sempre attuale rivisitazione di Paul Valéry.
FolleMente è al cinema a partire da giovedì 20 febbraio 2025, distribuzione a cura di 01 Distribution.