RomaFF13 – For a Happy Life (Pour vivre heureux): recensione
Un film da vedere, con la speranza che funga da monito e critica ad una società fallocentrica che vorremmo noi tutte poter ribaltare, una volta per tutte.
For a Happy Life (Pour vivre heureux) è un film scritto e diretto da Salima Glamine e Dimitri Linder ed interpretato da Aurélie Meriel, Pascal Elbé, Sofia Lesaffre e Julian Nest, presentato in concorso nella sezione Alice nella Città durante la Festa del Cinema di Roma 2018.
Bruxelles. Amel e Mashir, 17 e 22 anni, sono segretamente innamorati. Amel è una ragazza algerina che vive soffocata dal padre, che spera di potersi trasferire a breve a Londra per vivere la sua relazione senza complicazioni. Mashir è un ragazzo pakistano che, come Amel, vive sotto il peso delle tradizioni familiari. Un giorno Mashir scopre che la sua famiglia ha deciso che è arrivato il momento per lui di trovare una giusta compagna di vita, che sia indiscutibilmente pakistana. Nonostante Mashir sia deciso a rifiutare ogni donna che la sua famiglia gli proporrà di sposare, una serie di situazioni lo porteranno a dover considerare di prendere in sposa sua cugina, che è anche una delle migliori amiche di Amel. Amel e Mashir, contro tutto e tutti, cercheranno di salvare la propria relazione, sfidando le rispettive famiglie, opponendosi contro i matrimoni combinati e infrangendo convenzioni sociali assurde.
For a Happy Life: il film in concorso nella sezione Alice nella Città della Festa del Cinema di Roma
For a Happy Life è un dramma familiare incentrato su un amore impossibile, un film che racconta quanto sia determinante non piegarsi ai limiti sociali, che spesso confonde e ribalta i ruoli e i sentimenti dei personaggi, trasformando le vittime in carnefici e l’amore in gelosia, paranoia e odio. Il film di Salima Glamine e Dimitri Linder non è certamente innovativo, considerato che anche altre pellicole hanno affrontato le stesse tematiche ampiamente, come La sposa del Nilo (The Bride of the Nile), il documentario del regista francese Edouard Mills-Affif, che è simile in alcune tematiche al nostro film, fotografando il dramma di una giovane egiziana costretta a sposare uno sconosciuto scelto dalla famiglia, e come Noces (2016), che affronta il tema dei matrimoni combinati e lo fa ispirandosi ad una vicenda realmente accaduta nel 2007 in Belgio.
For a Happy Life: un dramma familiare su un amore impossibile
Indipendentemente da ciò, For a Happy Life ha una struttura narrativa interessante, poiché mostra le difficoltà nel portare avanti un amore maledetto e soprattutto si sofferma anche sulle conseguenze che implicano determinate scelte, scelte spesso fatte con irrazionalità ed egoismo. Indiscutibilmente, nella coppia la persona più impulsiva e frenetica è Amel, che spesso non ragiona abbastanza sul peso delle proprie parole, spesso e volentieri litiga con il padre per qualsiasi motivo, che sia il rendimento scolastico o i ragazzi. Mashir è più maturo, più cauto e contrariamente ad Amel, ha una famiglia che per quanto bigotta e tradizionalista, lo lascia parzialmente libero di fare le sue scelte di vita.
For a Happy Life non è facilmente prevedibile, racconta una storia tristemente realistica che espone diverse tematiche, dal peso del patriarcato alla difficoltà di sopportare al giorno d’oggi determinate tradizioni arcaiche. I matrimoni combinati sembrano essere un concetto anacronistico, ma in alcune zone del mondo sono una realtà, una triste realtà in cui le donne sono vincolate da usanze e consuetudini che limitano la loro libertà e impedendone l’emancipazione. For a Happy Life si spera possa essere d’aiuto per quelle donne, si spera inoltre possa essere un monito, una critica ad una società fallocentrica che vorremmo noi tutte poter ribaltare, una volta per tutte.